Lettera-invito DIRITTO ALLA CASA
Ill.mi Onorevoli,
Ill.mi Sindaci,
Ill.mi Consiglieri,
Quanto sta avvenendo in questi giorni presso le sedi rappresentative della Repubblica, è ragion sufficiente per chiamarVi ad una difesa forte e coraggiosa della identità morale della nostra Regione.
Favorita dall’inoppugnabilità dei contenuti di un disegno di legge, approvato in “doppia conforme” dalle maggiori formazioni partitiche nazionali secondo l’iter previsto, al quale avrebbe dovuto seguire, per naturale corso, il suo definitivo licenziamento, si assiste ad una pratica inusuale, invero estranea alle regole della democrazia civile e parlamentare.
Il provvedimento in questione, che rafforza le condizioni di operatività dell’Autorità Giudiziaria e di quella Amministrativa in materia di esecuzione degli ordini di demolizione, sta conoscendo (con la contrarietà unanime delle deputazioni campane anche di segno politico opposto) una resistenza ideologica e discriminatoria su base geografica, che recupera elementi propri di una mai sopita forma di razzismo pseudo-istituzionale.
Per quanto possa ammettersi, infatti, la possibilità, nel gioco della dialettica politica, che una parte della deputazione nazionale (più e più volte) voglia formulare sconvenienti considerazioni all’indirizzo del Mezzogiorno italiano, tanto non può giustificare la violazione delle regole che presiedono al corretto funzionamento della democrazia parlamentare.
Il provvedimento che ci troviamo ancora una volta a dover motivare, evidentemente per la provenienza della deputazione proponente, ricalcando precedenti giudiziari (accordi di programma) formula criteri mobili volti a graduare gli ordini di demolizione. Esso si presenta in linea col diritto euro-unitario ed il dettato costituzionale (Bruno Molinaro, La legge Falanga e le ragioni di un falso allarme, in Altalex).
Non si capisce, infatti, per quale motivo non debbano essere abbattuti con priorità immobili notoriamente abusivi appartenenti alla malavita organizzata, strutture turistiche piuttosto che grandi complessi alberghieri.
Il disegno di legge, che reca il nome del primo firmatario Falanga, è stato giudicato, a seguito di modiche e ripensamenti avanzati da tutto l’arco delle forze parlamentari, proposta ragionata e ragionevole, idonea a divenire legge dello Stato.
Tuttavia, non più oppugnabile sul piano del merito (Lorenzo Bruno Molinaro, Il DDL Falanga e il principio della doppia conforme – Ora cosa succede?, in www.laleggelertutti.it), viene osteggiato sul terreno esclusivamente ideologico attraverso un crescendo ingiustificabile di atteggiamenti ambivalenti raramente osservato nella storia repubblicana.
La genesi del provvedimento è ormai nota.
L’azione talvolta inspiegabile di alcune Procure campane ha colpito al cuore delle fragilità insite nelle collettività territoriali, mostrando di sapersi dirigere unicamente su quella componente debole della comunità – incurante degli effetti che un devastante colpo di coda avrebbe potuto produrre sulle realtà interessate minandone la stabilità e la tenuta del tessuto socio-economico.
Il fallimento su base nazionale dei ricercati tentativi di leale collaborazione tra Istituzioni dello Stato, che solo a Siracusa e in pochi altri circondari territoriali hanno trovato adeguata composizione, hanno reso necessaria ed improcrastinabile la ricerca di un intervento regolatore capace di orientare gli animi entro l’alveo della legalità costituzionale.
In assenza di un intervento regolatore, tali devastanti effetti non potranno che riguardare da vicino – più di altri – Sindaci ed Amministratori locali, chiamati a ricondurre le tensioni entro forme di protesta civile, a contenere il disagio abitativo, l’esposizione all’indebitamento.
A tale provvedimento si lega il destino politico della Regione, la credibilità istituzionale delle sue rappresentanze, ma soprattutto le sue sorti economiche e sociali, la mancata approvazione del quale finendo col confermare quella subordinazione ideologica che una parte d’Italia sembra tenuta a subire a vantaggio di un’altra.
Occorrerà in ogni caso spiegare le ragioni che hanno condotto lo Stato ad un’assenza pianificatoria così prolungata nel tempo (su 158 Comuni in provincia di Salerno, poco più di 6 hanno un Piano urbanistico – Fonte: Il Mattino), nonché quelle alla base del silenzio della Magistratura, sul versante della esecuzione penale degli ordini di demolizione, negli anni della speculazione edilizia.
Per quanto suesposto, chiamiamo allora i Sindaci tutti, gli Amministratori locali e regionali di ogni appartenenza politica, i rappresentanti campani che formano le deputazioni nazionali a prendere parte alla riunione – così come sarà resa nota nei giorni seguenti – finalizzata ad assumere una comune posizione tra forze politiche campane diverse rispetto al crescendo ideologico che revoca in dubbio la dignità morale e l’identità culturale della nostra terra.
L’ASSEMBLEA si terrà all’Hotel Ramata in Napoli, alla via G. Ferraris, n. 40 GIOVEDÌ 12, ORE 18 (in prossimità della Stazione Centrale di Napoli.
Napoli – Salerno – Caserta, 06.10.2017