Un pensiero speciale per il Monte di Procida, sua ultima squadra: “Avevo pensato di continuare soltanto per la serietà riscontrata da parte della società Monte di Procida, lì ho trovato persone davvero fantastiche e disponibili. I Marasco sono persone squisite, magari li avessi incontrati 6-7 anni fa, probabilmente avrei giocato fino a cinquant’anni. Voglio sottolineare il fatto che per me sono persone pulite e limpide, non voglio far torto a nessuno ma a Monte di Procida ho trovato dei veri e propri signori. Il miracolo della scorsa stagione è stato possibile proprio grazie ad una società gestita come poche“.
ECCO L’ARTICOLO PUBBLICATO DALLA REDAZIONE DA LUIGI LANGELLOTTI DAL SITO SPORTIVO napoli.iamcalcio.it
D’Auria: “Dura smettere, porto tanti ricordi nel cuore”
POZZUOLI (NA). Il calcio è vita, spesso questa frase è stata presa in prestito da tanti calciatori ed addetti ai lavori per definire la passione viscerale per uno sport che da sempre ha fatto vibrare i cuori e regalato emozioni in ogni angolo del mondo. Chi assaggia il professionismo, ma anche chi ha il solo privilegio di giocare a calcio per qualche anno tra i dilettanti, saprà benissimo di cosa stiamo parlando e quanto sia difficile dire addio a quel pezzo di cuoio chiamato pallone.
Quest’oggi uno dei bomber più mortiferi del calcio campano ha detto addio al calcio giocato, parliamo del puteolano doc Roberto D’Auria, classe ’82 con trascorsi tra professionisti e dilettanti ma soprattutto con alle spalle la bellezza di 200 gol siglati che hanno fatto sognare tante piazze in giro per l’Italia e soprattutto in Campania. In queste ore circola su facebook una bellissima video-lettera del bomber flegreo, realizzata dall’amico e giornalista Giulio Alfano, un tributo ad uno degli attaccanti più forti che hanno calcato i campi della nostra regione e non solo.
La nostra redazione per omaggiare nel migliore dei modi Roberto ha deciso di contattarlo ed a cuore aperto il bomber ha parlato del suo addio, tra aneddoti e scelte di vita improrogabili: “Una settimana fa ho sentito Giulio Alfano, avevo già qualche dubbio sul fatto di continuare o meno a giocare a calcio, il Monte di Procida voleva tenermi ed a Luglio avevo anche firmato per restare anche in Eccellenza ma tra lavoro ed altri impegni sarebbe stato difficile per me allenarmi nel migliore dei modi. La mia scelta è stata quasi obbligata, ho un doppio lavoro ed alleno dei bambini per la scuola calcio Sporting Club Nettuno quindi ho tempi abbastanza stretti e difficilmente avrei trovato il tempo per svolgere gli allenamenti“.
Tanti anni nel calcio non si dimenticano facilmente, annunciato il ritiro ora per D’Auria saranno giorni “difficili” nei quali bisognerà metabolizzare questa scelta definitiva: “Come ho già detto in precedenza, la decisione è scaturita in seguito a necessità di lavoro importanti, altrimenti credo che qualsiasi atleta a prescindere dalla categoria avrebbe continuato. Chi ha giocato a calcio, dai grandi stadi al campetto di cemento, non lascia a cuor leggero anche perché non è facile, soprattutto per quelli come me che hanno assaggiato il professionismo è dura perdere quelle abitudini che hai fin da bambino, ma era una necessità. Oggi, a 35-36 anni giocherei pure in Prima Categoria ed infatti in passato ho fatto anche l’Intersociale, questo per far capire che giocherei ovunque, ma ad un certo punto con le difficoltà che ci sono nel mondo del lavoro se hai la fortuna di trovare una buona sistemazione devi coglierla al volo. Vedo in giro persone con titoli di studio importanti che faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro, da ragazzino certe cose quasi non ti va di capirle e nel mio caso ricordo che giocavo in Serie D, ero un calciatore importante, affermato, e percepivo uno stipendio ottimo in base alla mia età. Questo “problema” poi se lo portano dietro tanti ragazzi che hanno giocato come me, io quest’anno ho trovato una buona occasione dal punto di vista lavorativo ed ho dovuto fare una scelta, per me dolorosissima, però non potevo mettere in dubbio un lavoro solido ed ho messo parzialmente da parte la mia passione per il calcio“.
Tanti attestati di stima da parte delle realtà sportive della sua città ma non solo: “Appena è stata pubblicata la video-lettera mi hanno chiamato tante squadre, dalla Puteolana 1909 col Presidente Fiore che voleva capire i motivi dell’addio e magari trovare un accordo per convincermi a giocare ancora. Ringrazio poi società come il Rione Terra, la Puteolana 1902 di Bottino e Franco, ed ovviamente il Monte di Procida che mi aveva riconfermato, però non posso più ritagliarmi lo spazio per gli allenamenti e le gare visti i tanti impegni inderogabili che ho. Oltre al lavoro c’è la scuola calcio che, aperta l’anno scorso, vanta già circa 60 iscritti quindi richiede la giusta attenzione anche se in questo mi aiutano mio fratello ed Achille Andreozzi che ha giocato con me a Bacoli e Quarto. Dispiace dover dire addio, chiunque ha letto la mia lettera oggi è rimasto un pò spiazzato ma devo pensare anche alla mia vita dopo il calcio. Mi hanno contattato ragazzini che sono stati con me a Monte di Procida, allenatori con cui ho condiviso esperienze importanti, tra tutti ovviamente Amorosetti e Sorianiello, che ho citato perchè sono stati quelli con cui ho avuto il legame più forte anche se in carriera non ho mai avuto grossi problemi con i vari mister per i quali ho giocato. Da Caserta addirittura qualche tifoso mi ha chiamato per avere notizie sul mio addio, lì ho lasciato bei ricordi, anche se ho vinto circa 6-7 campionati sia in Campania che in altre regioni”.
Un pensiero speciale per il Monte di Procida, sua ultima squadra: “Avevo pensato di continuare soltanto per la serietà riscontrata da parte della società Monte di Procida, lì ho trovato persone davvero fantastiche e disponibili. I Marasco sono persone squisite, magari li avessi incontrati 6-7 anni fa, probabilmente avrei giocato fino a cinquant’anni. Voglio sottolineare il fatto che per me sono persone pulite e limpide, non voglio far torto a nessuno ma a Monte di Procida ho trovato dei veri e propri signori. Il miracolo della scorsa stagione è stato possibile proprio grazie ad una società gestita come poche“.
Un piccolo rammarico c’è: “Ringrazio la Puteolana per l’invito a chiudere la carriera da loro, diciamo che per me resta l’unico rammarico il non aver potuto rivestire la maglia granata, ho vinto e segnato dovunque quindi per me sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta ma il destino ha voluto che proprio quest’anno arrivasse questo lavoro che non posso proprio accantonare alla mia età. I soldi in queste categorie sono sempre di meno e chiaramente non si può più vivere di rimborsi spese per cui credo sia giusto smettere adesso“.
Qualche pensiero speciale per compagni e società: “Sono davvero tanti i ricordi che mi porto dentro al cuore, ovviamente quando ho iniziato io a giocare a calcio non c’erano tutti questi social e quindi a livello di video ho trovato ben poco, penso magari a qualche gol importante fatto a Caserta che difficilmente si trova sul web. Quelli più belli chiaro che sono legati a quelle esperienze dove si è vinto e festeggiato, però poi credo che oltre alla maglia ed ai tifosi ci si lega alle persone, magari compagni di squadra coi quali ancora oggi c’è un bel rapporto d’amicizia. Quando abbiamo festeggiato la promozione in Eccellenza a Maggio col Monte di Procida ho sottolineato questo aspetto, è vero che in uno spogliatoio sano c’è un buon rapporto con tutti ma finita l’attività poi restano concretamente davvero pochi amici che si contano sulle dita della mani. Persone con le quali magari hai vissuto e vivi situazioni extra calcistiche, cene ed uscite con le famiglie e le fidanzate/mogli, vacanze insieme ed io a tal proposito ne ho citati alcuni come Tucci ed Andreozzi, col primo ho vinto tanti campionati mentre il secondo l’ho conosciuto a Quarto ed è puteolano come me, abita a 100 metri da casa mia ed ora siamo amici da circa 6-7 anni e facciamo tante cose insieme. Ovviamente ricordo con grande piacere anche ragazzi come Franco Palma, con cui ho avuto il piacere di giocare e segnare tanto, ma anche tanti altri ragazzi. Società? Indubbiamente Caserta mi è rimasta nel cuore, giocare e far bene lì non è facile, è una piazza importante e ricordo che quando andai a giocare lì arrivavano da un campionato disastroso ma poi sotto la gestione di mister Sorianiello vincemmo di tutto battendo record su record, Coppa Italia, finale Scudetto e riuscii a segnare 18-20 gol. Caserta dunque mi è rimasta nel cuore per la sua gente e per quello che mi ha dato come piazza, difatti il soprannome “piede di velluto” me lo mise un telecronista di Caserta assieme ai tifosi. Ho ricordi positivi anche dell’esperienza ad Arzano, siglai una trentina di gol e da lì in poi i tifosi iniziarono a chiamarmi “Il Mostro”. Chiaramente non è tutto rose e fiori, ho avuto anche momenti bui e negativi, ricordo un’annata disastrosa al Gladiator, avevamo uno squadrone con mister Troiano in panchina ma a Gennaio si sfasciò la squadra e restai fermo sette-otto mesi, tornai a giocare in Abruzzo col Castel di Sangro ma credo che anche esperienze così aiutino a crescere”.
In chiusura un aneddoto particolare: “Sarà pure una coincidenza ma per me resta un onore aver appeso gli scarpini al chiodo nell’anno in cui lo ha fatto anche il mio idolo calcistico Francesco Totti, sono un tifosissimo del Napoli ho sempre apprezzato il capitano della Roma e poi in carriera qualche cucchiaio l’ho fatto anche io, la video-lettera parla per me“.