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SETTE CONTRO TEBE di Eschilo giovedì 20 e venerdì 21 luglio (ore 21), al festival del Dramma Antico alle Terme di Baia.

Festival Giovani INDA – Terme di Baia foto Salvatore Pastore

IL DRAMMA ANTICO ALLE TERME DI BAIA

Regie di Baliani, Boso, Ovadia, Cerciello. In rassegna titoli di Eschilo, Euripide, Seneca

 

SETTE CONTRO TEBE di Eschilo, per la regia di Marco Baliani è il prossimo appuntamento in programma, giovedì 20 e venerdì 21 luglio (ore 21), al festival del Dramma Antico alle Terme di Baia.

Nella suggestione delle antiche architetture romane, esaltate da un accurato allestimento che le rende straordinaria location per accogliere spettacoli e spettatori, prosegue così, ancora fino al prossimo 28 luglio, la manifestazione realizzata dalla Regione Campania, attraverso un progetto condiviso che unisce il MiBACT – Parco Archeologico dei Campi Flegrei, la Fondazione Campania dei Festival e l’INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico e che si avvale del contributo della Camera di Commercio di Napoli e del patrocinio del Comune di Bacoli.

I prossimi appuntamenti, oltre alla citata tragedia di Eschilo, attesa dopo il successo alla prima dello scorso maggio al Teatro Greco di Siracusa, saranno BACCANTI di Euripide, per la regia di Carlo Boso (22 luglio), LA CANTATA DELLA GRECITÀ – L’ETÀ DEI MITI SENZA ETÀ, uno spettacolo – concerto con Moni Ovadia liberamente tratto da Quarta dimensione di Iannis Ritsos, prodotto da Q Academy  e da Corvino Produzioni (il 26 luglio), per finire, il 27 e 28 luglio, con l’applaudito allestimento di FEDRA di Seneca per la regia di Carlo Cerciello.

Le bellezze naturali e archeologiche di Baia, rappresentate oltre che dalle Terme, dal Castello sede del Museo Archeologico dei Campi Flegrei e dal Parco Sommerso, che costituiscono già di per sé un contesto unico e spettacolare, diventano così lo scenario ideale per la rappresentazione di opere che celebrano i grandi classici greci e latini. Prima degli spettacoli, in accordo con il Direttore ad interim del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Dott.ssa Anna Imponente, è possibile partecipare a una visita guidata alle antiche Terme di Baia (ore 20.00). Si potrà così visitare il sito e raggiungere il luogo delle rappresentazioni attraverso un transfer messo a disposizione dalla Fondazione Campania dei Festival, fino a esaurimento posti.

 

LUOGO

Terme di Baia , via Sella di Baia, 22 Bacoli (Napoli) BIGLIETTERIA 

Palazzo Reale Piazza del Plebiscito 1

lun/mar/gio/ven ore 10.00 – 18.00

biglietteria@fondazionecampaniadeifestival.it

INFO TEL +39 344 0456788 – 344 0450849

PREZZI: intero euro 8 / ridotto (under 30 e over 65) euro 5

con navetta (prenotazione obbligatoria) intero euro 10 / ridotto (under 30 e over 65) euro 7

www.fondazionecampaniadeifestival.it

 

 

 

CALENDARIO

 

20 e 21 luglio ore 21.00  SETTE CONTRO TEBE 

di Eschilo regia Marco Baliani

 

22 luglio ore 21.00 BACCANTI 

di Euripide regia Carlo Boso

 

26 luglio ore 21.00 LA CANTATA DELLA GRECITÀ L’ETÀ DEI MITI SENZA ETÀ 

da Quarta dimensione di Iannis Ritsos con Moni Ovadia e musiche dal vivo

 

27 e 28 luglio ore 21.00 FEDRA 

di Seneca regia Carlo Cerciello

 

 

INTRODUZIONE 

Dramma Antico alle Terme di Baia

 

Secondo la leggenda, l’insenatura di Baia trae il suo nome da Bajos, mitico nocchiero di Ulisse, che là fu sepolto. La fama di questo antico sito è legata alla presenza di resti archeologici di notevole valore storico e artistico, risalenti alla tarda età repubblicana, augustea, adrianea e severa, che raccoglie il fascino dei “templi” (in realtà terme di Mercurio, di Venere, di Diana), delle terme della Sosandra, delle Cento Camerelle, della Piscina Mirabile, della tomba di Agrippina, del porto militare di Miseno, del teatro e delle tombe monumentali. L’area denominata Parco Archeologico di Baia, dal 10 al 28 luglio, ospita la manifestazione Dramma Antico alle Terme di Baia.

Bellezze naturali e archeologiche, che costituiscono già di per sé un elemento spettacolare, diventano location ad hoc di cinque opere che intendono celebrare l’antichità: due tragedie greche, Sette contro Tebe di Eschilo diretta da Marco Baliani e le Baccanti di Euripide diretta da Carlo Boso; e ancora la Fedra del romano Seneca diretta da Carlo Cerciello; Le storie dall’Odissea, che trasformano un poema epico in un racconto a puntate di e con Giovanna Bozzolo ed Eva Cantarella e La cantata della grecità, che recupera miti, leggende, poesia per animare e valorizzare attraverso grandi interpreti gli antichi teatri di Baia, Fiesole, Ferento, Grumento, Ostia Antica, Paestum. Là, in quella terra nascosta dal bradisismo e dal mare, si rinnova la memoria di un mondo sommerso, che riemerge nelle voci di artisti del presente che raccontano indimenticabili storie del passato.

 

 

 

 

 

 

 

20 E 21 LUGLIO, 0RE 21.00 (durata 1h e 20min)

SETTE CONTRO TEBE

di Eschilo, traduzione Giorgio Ieranò 

regia Marco Baliani 

assistente alla regia Raffaele Di Florio, scene Carlo Sala, assistente scenografo Roberta Monopoli 

costumi Carlo Sala, musiche Mirto Baliani, coreografie Alessandra Fazzino 

con Gianni Salvo, Marco Foschi, Aldo Ottobrino, Anna Della Rosa 

danzatori Massimo Frascà, Liber Dorizzi; coro Accademia d’arte del dramma antico 

produzione I.N.D.A. 

 

Tebe è una città assediata, in preda al panico. Una città contesa tra eserciti fratelli. La paura è protagonista dell’intera opera, una paura fomentata dai suoni, dal clamore e dagli echi dell’esercito nemico che circonda la città. È una città svuotata, abitata più da donne che da uomini, come tutte le città contemporanee dove la guerra e l’assedio sono stillicidio quotidiano. Tebe è come Sarajevo ieri, come Aleppo oggi. Le donne sanno che a loro toccherà essere stuprate e ridotte schiave, non possono far altro che pregare lontane divinità per avere un conforto al terrore. Tutti i personaggi dell’opera sono vittime di uno stallo dell’animo, una sospensione di azione in attesa del massacro o della estrema lotta che porterà comunque rovina. Quando il Messaggero descrive la terribilità degli scudi dei sette guerrieri nemici che si apprestano ad assaltare le sette porte della città, proietta su quegli scudi la paura dell’intera città, lo scudo nemico diviene il luogo fisico e circoscritto del panico. Eteocle deve faticosamente trovare altre parole che rendano inefficaci le apocalittiche visioni del Messaggero, riducendo i sette guerrieri nemici a umanissimi corpi contro cui scagliare altri corpi guerrieri, i sette eroi tebani che li affronteranno, compreso lui stesso che si scontrerà alla settima porta col fratello Polinice. La maledizione che pesa sulla città, quella lanciata ai figli-fratelli dal padre-fratello Edipo è pura metafora, serve al mito, non alla realtà, serve a dare un nome all’indicibile. Eteocle è un eroe fragile, l’efficacia delle sue parole si misura solo sul plauso del popolo, prima ancora che sulla scena della battaglia. Fin dall’inizio si scontra con le donne impaurite, scaricando su loro l’ansia del conflitto imminente. Antigone è figura anch’essa fragile, attonita di fronte alla catastrofe, guidata unicamente dall’istinto. A lei, fin dall’inizio metterò in bocca parole che spetterebbero al coro, perché la guerra fratricida avviene da subito anche all’interno della città, è una guerra tra fratelli malnati. La scissione finale tra chi vorrebbe seppellire Polinice e chi no è quello che sempre accade dopo una vittoria, quando comincia la spartizione cruenta tra i vincitori alleati, quello che è accaduto alla Libia dopo Gheddafi, quel che accadrà a Mosul tra breve, quel che accadde a Berlino nel secolo scorso. Il coro delle donne e degli uomini non è un coro, non si muove compatto, non parla all’unisono, è fatto di individui, ognuno con la sua particolare forma di tremore e di reazione. L’adattamento del testo, a partire dalla bella traduzione di Giorgio Ieranò, inventa un linguaggio di concretezza assoluta, niente incisi, niente declamazioni, niente voli coloristici, tutto è presente, composto di terra, di materia, le parole lottano col poco tempo che resta a disposizione. Sarà uno spettacolo in corsa, di azioni continue, di movimenti corali ideati da Alessandra Fazzino, che non devono però mai apparire come pure coreografie. Il suono e la musica di Mirto Baliani saranno determinanti, saranno loro a muovere i corpi, li assedieranno, li condurranno recalcitranti alla conclusione tragica del finale. Sulla scena pensata da Carlo Sala ci sarà un grande albero totem che è il luogo di un culto contadino e pastorale. (Marco Baliani)

 

 

22 LUGLIO, 0RE 21.00 (durata 1h e 15min)

BACCANTI

di Euripide 

regia Carlo Boso con (gli allievi neo diplomati dell’Accademia d’arte del dramma antico) Delfina Balistreri, Alfonso Maria Biuso, Alice Canzonieri, Michele Carvello, Martina Cassenti, Valentina Elia, Gabriele Formato, Roberta Giordano, Giulia Goro, Debora Iannotta, Clara Ingargiola, Elvio La Pira, Marcello Manzella, Giulia Navarra, Paolo Pintabona, Bruno Maurizio Prestigio, Sebastiano Tinè, Zelia Catalano (AIDAS Versailles) musiche Salvatore Sampieri 

costumi Sartoria Teatrale I.N.D.A., scene Laboratorio Teatrale I.N.D.A. 

maschere Stefano Perrocco di Maduna 

segretario accademia Sebastiano Aglianò 

assistenti alla regia Francesco Torre e Giulia Navarra 

produzione I.N.D.A. 

 

Baccanti, scritto nel 407 a.C., rappresenta il testamento culturale e spirituale di quel gigante del teatro, che risponde al nome di Euripide. Nella realizzazione delle Baccanti, abbiamo voluto tener conto dei dettami di Aristotele e immaginare uno spettacolo dove, per la prima volta in epoca moderna, tutti gli interpreti, protagonisti, coreuti e comparse, utilizzino delle maschere destinate a dar credibilità ai personaggi. Uno spettacolo che vuole rispettare e riproporre la grammatica teatrale della tragedia greca con parti parlate in varie lingue e dialetti, parti danzate e parti cantate. Baccanti vuole essere uno spettacolo universale di facile comprensione e accessibile a tutti, dove i differenti linguaggi espressivi non rappresentino un ostacolo alla comprensione, ma un arricchimento. (Carlo Boso)

 

 

26 LUGLIO, 0RE 21.00 (durata 1h e 45min)

LA CANTATA DELLA GRECITÀ. L’ETÀ DEI MITI SENZA ETÀ

Miti, leggende, poesia e grandi interpreti a Baia, Fiesole, Ferento, Grumento, Ostia Antica, Paestum

da Quarta Dimensione di Iannis Ritsos e da Aristofane, Carducci, Eschilo, Dante, Euripide, Omero

a cura di Moni Ovadia e Luciano Canfora 

con Moni Ovadia 

musica dal vivo Stefano Albarello (qanun) Dimitris Kotsiouros (bouzouki e baglamas) Paolo Rocca (clarinetto, clarinetto basso); fonico Mauro Pagiaro 

produzione Q Academy, in coproduzione con Corvino Produzioni 

Lo spettacolo parte dai testi classici e dalla loro rilettura contemporanea del grande poeta greco Iannis Ritsos, uno degli autori maggiori del nostro Novecento, capace di trovare una voce autentica, moderna e umanissima agli dei e agli eroi dell’antica Grecia, mostrandoci il mito e il suo cadere sulla terra. Moni Ovadia grande narratore e conoscitore delle civiltà e delle storie che dall’antico portano alla modernità, interpreta un testo “cucito” – con l’aiuto di Luciano Canfora, profondo conoscitore della cultura classica – sul tema dei miti e degli eroi antichi. Lo spettacolo sarà preceduto da “Racconto dei luoghi”: un attore racconterà la storia del sito; il progetto infatti vuole contribuire alla valorizzazione dei luoghi, non solo con lo spettacolo, ma anche favorendo la loro conoscenza storica e artistica.

27 E 28 LUGLIO, 0RE 21.00 (durata 1h e 30min)

FEDRA

di Seneca 

traduzione Maurizio Bettini 

regia Carlo Cerciello 

regista collaboratore Raffaele Di Florio 

assistente alla regia Walter Cerrotta 

scena Roberto Crea assistente scenografo Michele Gigi 

costumi Alessandro Ciammarughi 

musiche Paolo Coletta 

coreografia Dario La Ferla 

direttore di scena Mattia Fontana 

progetto audio Vincenzo Quadarella 

progetto luci Elvio Amaniera 

costumista assistente e responsabile sartoria Marcella Salvo 

responsabile trucco e parrucco Aldo Caldarella 

con Imma Villa, Fausto Russo Alesi, Bruna Rossi, Sergio Mancinelli Elena Polic Greco, Simonetta Cartia, Federica Cavallaro, Maddalena Serratore, Nadia Spicuglia, Claudia Zappia coro Valerio Aulicino, Dario Battaglia, Alessandro Burzotta, Andrea Cannata, Aurora Cimino, Carla Cintolo, Cinzia Coniglione, Corrado Drago, Alice Fusaro, Desiree Giarratana, Marcello Gravina, Ivan Graziano, Virginia La Tella, Anita Martorana, Riccardo Masi, Maria Chiara Pellitteri, Paolo Pintabona, Vladimir Randazzo, Sabrina Sproviero, Francesco Torre, Giulia Valentini, Arianna Vinci 

realizzazione costumi Laboratorio di sartoria Fondazione Inda Onlus realizzazione scenografie Laboratorio di scenografia Fondazione Inda Onlus 

produzione I.N.D.A

 

Fedra è la tragedia della passione umana, di una donna che per amore non esita a ribellarsi alle convenzioni sociali ed etiche della società di cui si sente “privilegiata” prigioniera. Sposa di un marito che non esita a tradirla e del quale si sente effettivamente ed affettivamente vedova, Fedra identifica nel mondo del figliastro Ippolito un miraggio di libertà e di passione che è disposta a pagare con la vita. In Fedra si confondono e si sovrappongono le due figure parentali di Teseo padre e di Ippolito figlio, che Seneca strategicamente non fa mai incontrare tra loro, fino ad operare una sostituzione nel cuore della donna tra lo sposo e il figliastro. Seneca nella sua opera riconosce il senso profondo dell’essere umano, della sua fragilità e ammira questa donna capace di riscattare le sue colpe, il suo senso della dignità e del pudore, dandosi sì la morte, ma senza rinunciare fino alla fine alla tragica e sincera ammissione dei suoi sentimenti. La natura è l’ulteriore protagonista di questa tragedia. Una natura affascinante e crudele a cui tanto Ippolito che Fedra aspireranno invano. Il loro desiderio di vivere secondo le leggi della natura, infatti, si tramuterà per i nostri sfortunati eroi in “agire contro natura”. Sarà così anche per Teseo, che causerà, per contrappasso al suo “innaturale” ritorno dal regno dei morti, lutto e distruzione nella sua stessa famiglia. Proverò a mettere in scena questa meravigliosa tragedia dei sentimenti umani, in punta di piedi. (Carlo Cerciello)

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