In seguito ai numerosi roghi ed incendi che stanno devastando l’area flegrea e tutta la città Metropolitana di Napoli, nella notte tra domenica e lunedi la centralina dell’Arpac che misura la qualità dell’aria installata presso villa Avellino a Pozzuoli ha registrato valori di PM10, le cosiddette polveri sottili, al di sopra dei limiti ammessi dalla comunità europea.
Le direttive comunitarie ammettono un valore massimo giornaliero di 50 µg/m³ (cinquanta millesimi di millimetro per metro cubo).
A Pozzuoli, secondo i dati ARPAC è stata registrata una media giornaliera di 75 µg/m³ con punte superiori agli 80.
Purtroppo non sappiamo quale sia la qualità dell’aria a Monte di Procida e Bacoli in quanto in questi comuni non è installata nessuna centralina di rilevamento.
Sicuramente è più grave la situazione nei comuni vesuviani dove i valori registrati dall’ARPAC sono ben superiori a quelli puteolani.
La nocività di queste polveri sottili dipende dalle loro dimensioni e dalla loro capacità di raggiungere le diverse parti dell’apparato respiratorio:
oltre i 7 µm: cavità orale e nasale
fino a 7 µm: laringe
fino a 4,7 µm: trachea e bronchi primari
fino a 3,3 µm: bronchi secondari
fino a 2,1 µm: bronchi terminali
fino a 1,1 µm: alveoli polmonari
Infatti le particelle di maggiori dimensioni non rappresentano un grave problema per la salute per due motivi: il primo è che, data la velocità con cui sedimentano, il tempo di esposizione è assai ridotto, e il secondo è che le particelle più grosse vengono efficacemente filtrate dal naso mentre quelle più piccole (come nel caso del PM1) possono persino raggiungere gli alveoli polmonari.
Dipende inoltre dalla loro natura chimica. In genere, le patologie legate all’inquinamento da polveri sottili sono riconosciute essere l’asma, le affezioni cardio-polmonari e la diminuzione delle funzionalità polmonari. La mortalità indotta dalle polveri sottili è oggetto di dibattito.
Particolare attenzione è richiesta per anziani, malati cardiocircolatori e polmonari, neonati e bambini (specie con crisi bronchiali, tosse e catarro)
Per questi motivi la riduzione del particolato è da decenni un obiettivo della politica europea e mondiale.
I limiti per la concentrazione delle PM10 nell’aria sono così stabiliti:
Valore massimo per la media annuale 40 µg/m³
Valore massimo giornaliero (24 ore) 50 µg/m³
Numero massimo di superamenti consentiti in un anno 35.
La sigla PM10 (Particulate Matter o Materia Particolata, cioè in piccole particelle) identifica le particelle microscopiche presenti nell’atmosfera, principalmente polveri e fumo, di diametro uguale o inferiore a 10µm, ovvero 10 millesimi di millimetro.
Le principali fonti di PM10 sono legate all’attività dell’uomo: processi di combustione (tra cui quelli che avvengono nei motori a scoppio, negli impianti di riscaldamento, in molte attività industriali, negli inceneritori e nelle centrali termoelettriche), usura di pneumatici, freni ed asfalto.
Uno studio sull’inquinamento da PM10 in Lombardia ha rivelato che la maggior causa della origine e dispersione di queste particelle è data dalla “combustione di biomasse legnose” (quindi stufa a pellets o legna) che contribuiscono per il 45% alle polveri sottili diffuse nell’aria, i motori diesel contribuiscono per il 14% e un altro 13% è dato da particelle che si staccano dalle pastiglie dei freni e dai pneumatici.
A queste si aggiungono le fonti naturali come l’erosione del suolo, gli incendi boschivi (non dolosi!), le eruzioni vulcaniche, la dispersione di pollini, il sale marino.
Pasquale Mancino