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A 67 anni è ancora il mio sogno! PINO SCOTTO pubblica l’album della sua vita.Video

Pino Scotto incarna il rock. «Lo facevo già da ragazzino, quando a 17 anni sono scappato dal mio paese natale in provincia di Napoli. Non esisteva ancora l’heavy metal, non esisteva neppure l’hard rock.  Il rock’n’roll mi ha dato la forza di lavorare 35 anni in fabbrica, per essere libero. Io non so se sono breavo, se sfivo bene, se canto bene. Ma questo è il mio sogno. A 67 anni è ancora il mio sogno!».

Piaccia o non piaccia, è comunque un personaggio straordinario. Con lui non sai mai dove finisce l’uomo e dove inizia il musicista. Lo si può criticare quanto si vuole, ma certamente nessuno può rimproverargli di non essere “vero”. Non ha peli sulla lingua e spara “ad alzo zero” su tutto e tutti, mettendo nel mirino anche star del rock e vizi & vizietti della nostra società, a cominciare dal degrado dello showbiz.
Fin dai tempi dei Vanadium (a giudizio di alcuni il miglior gruppo heavy metal italiano di sempre), quando ancora si guadagnava da vivere lavorando in fabbrica come operaio, ha sempre svolto un’intensa attività live, e ancora va su e giù per lo Stivale con il suo scassato furgoncino per suonare la musica che ama.
Insomma, la sua è una bella storia da raccontare. Lo scorso anno lo ha fatto con Live For a Dream, album registrato in presa diretta, come se fosse un live, che ripercorre la sua storia, partendo dai Pulsar (fine anni Settanta) e passando per i già citati Vanadium, i Fire Trails e i progetti solisti. Ora quell’album è diventato un film di circa un’ora e mezza, con musica, testimonianze e momenti di vita.

Nel disco (e conseguentemente nel film, prodotto e diretto da Daniele Farina, e visibile sul canale YouTube di Pino Scotto), ci sono anche due brani inediti, Don’t Touch the Kids e The Eagle Scream (dedicata a uno dei suoi idoli, Lemmy Kilmister del Motorhead, scomparso nel dicembre del 2015). Ma l’ossatura è costituita da 16 pezzi del suo repertorio storico, reincisi con la collaborazione di un gran numero di band e musicisti: ci sono gli Strana Officina di Fabio Cappanera, i Sadist e i Ritmo Tribale. Ma anche il bluesman Fabio Treves, i chitarristi Stef Burns, Igor Gianola e Steve Angarthal. Poi ci sono i duetti con Fabio Lione (in Easy Way to Love), con Roberto Tiranti (in Too Young to Die) e con Ambra Marie (in Gamines).
La tracklist, come detto, va a pescare un po’ in tutta la carriera di Pino Scotto: c’è un brano dei Pulsar, A Man on the Road, che risale addirittura al 1979. Quattro pezzi appartengono al repertorio dei Vanadium: We Want Live Rock‘n’roll, Streets of Danger e le già citate Easy Way to Love e Too Young to Die. Due sono le canzoni dei Fire Trails: Spaces and Sleeping Stones e Third Moon. Gli altri titoli sono tratti dai suoi lavori solisti: Dio del blues, Gamines, Leonka, Come noi, Quore di rock’n’roll, Morta è la città, Che figlio di Maria” e  i più recenti Signora del voodoo e Angus Day. Ora, oltre che ascoltarle, queste canzoni è anche possibile “vederle”.
Insomma, una selezione che ben sintetizza una carriera lunga ormai quasi 50 anni, tutta basata su una grande energia e il voler andare sempre controcorrente, fregandosene delle mode del momento e dei facili ammiccamenti.  Quando si parla di Pino Scotto è sempre il caso di dire: «Lunga vita all’heavy metal!».

Articolo di Massimo Poggino dal sito spettakolo.it

 

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