Home » MdP110 » 110 anni di Scuola a Monte di Procida. Li racconta l’ex Preside Salvatore Schiano

110 anni di Scuola a Monte di Procida. Li racconta l’ex Preside Salvatore Schiano

_DSC7691
Monte di Procida, scuola elementare anni ’20

Il 27 gennaio 2017 ricorre il 110anniversario della nascita di Monte di Procida come Comune autonomo. In questa occasione e’ bene ricordare come tutte le sue radici istituzionali siano nate e si siano sviluppate nel tempo. Ed io cerchero’ di ricordare il cammino della scuola nel mio paese natio non perche’ solo io abbia notizie che voglio comunicare agli altri, perché non e’ così’. Se tento di scrivere della scuola a Monte di Procida e’ innanzitutto perché, proprio in occasione di una sua celebrazione, mi si da’ la possibilita’ di esprimere il mio amore per il Paese dove sono nato e vissuto per tanti anni e anche lavorato, e proprio nella scuola. Inoltre devo dire che da piu’ di 10 anni mi trovo a vivere in un paese a nord di Londra dove le condizioni di vita sono confortevoli. Ma questo non basta a soddisfarmi, c’ e’ qualcosa che mi manca.

E’ perché io sento, nonostante tutto, tanta nostalgia per il mio paese di nascita. E mi e’ necessario comunicare agli altri ed anche a me stesso, l’amore invadente che sento per la mia bella terra natia e per il mare di Acquamorta. Ed anche nei sogni, non esclusi quelli che mi capita di fare, per cosi’ dire, ad occhi aperti, sono sempre presenti nella mia mente, le immagini del bel mare con le isole di Procida, Ischia e Capri che mi si presentavano agli occhi quando mi affacciavo dal terrazzo della mia casa di Montegrillo. Ed è proprio perché vivo lontano da M.di P. che sento sempre piu’ arricchirsi in me e mai decrescere questo amore innato, perche’ le radici sono linfa che restano e rinnovano in continuazione questo sentimento. E’ percio’ un piacere per me scrivere della scuola nel mio paese. Questo mi e’ stato possibile anche grazie alle notizie che mi sono state date dalla dirigente scolastica Assunta Iannuzzi ed ai documenti dell’archivio dell’Istituto Dante Alighieri che mi ha messo a disposizione e che risalgono ai primi anni del 1900. Altre notizie ho potuto prendere dal giornalino scolastico “Lo scrigno” redatto con un lavoro di ricerca di tanti insegnanti che hanno coinvolto anche gli alunni e le famiglie. Di grande importanza e’ stata, pero’, la memoria dei nonni.

Visto che parliamo della scuola dal lontano 1907 e’ importante ricordare che proprio in quegli anni la Legge Orlando promulgava l’obbligo scolastico fino al dodicesimo anno e imponeva ai Comuni l’ istituzione di scuole elementari fino alla quarta classe, nonche’ l’assistenza per gli alunni più poveri. Aggiungiamo che nel 1911 la Legge Daneo–Credaro rendeva la scuola elementare obbligatoria e statale, regolandone l’ obbligo con maggiore chiarezza.

Ricordo, infatti, che mia madre, nata nel 1908, mi diceva di aver frequentato le elementari fino alla sesta classe.

E’ solo con la Riforma Gentile del 1923 che in campo nazionale si da’ struttura quinquennale al corso di scuola elementare uguale per tutti e si stabilisce l’obbligo della frequenza scolastica fino al quattordicesimo anno di eta’. Per quanto riguarda la scuola elementare nei primi anni del ‘900, lo scorso secolo, a Monte di Procida essa era una istituzione comunale e non c’erano plessi scolastici ma solo poche aule, create in stanze prese in affitto dal Comune e sparse in tutto il paese, molto spesso non idonee all’accoglienza dei piccoli scolari.Per quanto riguarda la frequenza della scuola elementare nel nostro paese nei primi anni del ‘900, poi, dall’esame degli atti del registro degli scrutini finali e degli esami degli anni scolastici 1919/20 e 1920/21, si possono supporre le difficolta’ che le famiglie incontravano per permettere la frequenza scolastica ai loro figli ed alle loro figlie

Tanti nonni che hanno frequentato le elementari prima degli anni ’50 dello scorso secolo ricordano bene quanti piccoli impegni di lavoro ci fossero allora anche per ragazzi e ragazze in tutte le famiglie comuni il cui reddito proveniva da lavori semplici.

Da come si legge in questi registri dell’anno 1919/20 della frazione Gaveta, su 59 alunni iscritti, di cui 36 maschi e 23 femmine, i frequentanti risultano essere 33, di cui solo 20 maschi e 13 femmine.Di questi risultano promossi solo 16, dei quali 10 maschi e 6 femmine. Nell’anno scolastico 1920/21 nella frazione di San Martino, su 20 maschi e 19 femmine iscritti, i frequentanti erano 35, di cui 17 maschi e 18 femmine. Allo scrutinio finale risultano promossi solo 17, di cui 9 maschi e 8 femmine e bocciati 8 maschi e 10 femmine . (il numero dei respinti e’ superiore di una unita’al numero dei promossi).

E’chiaro che le condizioni, innanzitutto, economiche e di ambiente delle famiglie erano tanto “ diverse “ come lo erano anche le possibilita’ della scuola. Non bisogna, pero’, disperare: ci saranno presto tante altre occasioni offerte da una nuova scuola ed arriveremo, in Italia, a vedere il maestro Manzi che alfabetizza l’Italia attraverso la televisione, il nuovo “mezzo” entrato nella vita di pochi dagli anni ‘50.

A pensarci bene,vista l’età che mi ritrovo, ai ricordi dei nonni gia’ citati posso aggiungere i miei ricordi, quelli dei miei fratelli e degli amici.Anche noi abbiamo il piacere di essere nonni e di avere ricordi ancora chiari delle elementari.E questo non perche’ siamo di particolare capacita’ ma semplicemente perche’ questi sono episodi di vita vissuta in un’ eta’ in cui la nostra mente era ancora tanto libera e capace di catturare apprendimenti, esempi ed avventure di vita.

Negli anni dell’ infanzia e della fanciullezza, infatti,ogni avvenimento si vive come un’avventura e si possiede una materia cerebrale molto vivace, giovane e capace di ricevere e trattenere le conoscenze cosi come una spugna, in grado di assorbire piu’ liquido del suo stesso volume. Io stesso, nella seconda meta’ degli anni ‘40 del secolo scorso,ho frequentato la IV elementare a Monte di Procida in Corso Garibaldi, poco più’ giù della località detta”Posta Vecchia.” C’ e’ un altro nonno, del quale mi da’ notizia “Lo Scrigno” , che frequentava una classe delle elementari a Corso Garibaldi, ma non sulla strada principale, bensi’ alle spalle della casa del dott. Michele Schiano ed io potrei aggiungere per una localizzazione piu’ precisa “dove viveva Don Vicienz u’ carrttier” che era il padre di un mio amico di giochi e che noi chiamavamo con il patronimico Mario “I ‘ron Vicienz”.Questo nonno ricorda come me che per scrivere, allora, si usava una penna con l’asticella di legno e all’estremita’ superiore aveva un cerchio rotondo di stagno”u chiect” dove si infilava il pennino “semplice” o a “cavallotta” che, ricordo, veniva considerato migliore e costava di piu’.Non c’erano ancora le biro e quindi bisognava intingere continuamente il pennino nell’inchiostro che era nel calamaio ed in classe era infilato in un buco rotondo nella parte superiore del banco di legno in corrispondenza di ogni posto a sedere degli alunni. Una volta scritta una pagina di quaderno, prima di girarla, si asciugava la stessa con un foglio di carta assorbente bianca.Spesso capitava che una pagina fosse piena di macchioline di inchiostro, specialmente quando il calamaio era molto pieno ed il pennino veniva immerso piu’in profondita’ del necessario.

Un altro nonno, Biagio, mette in risalto che quando frequentava le elementari, nell’immediato dopoguerra, ed erano tempi di grande difficolta’ economiche per le famiglie, i genitori mostravano molto rispetto e fiducia verso gli insegnanti dei propri figli, dando loro la delega a suonargliele “di santa ragione” : si c’ vonn ratangell se il loro comportamento in classe non fosse stato corretto.

Biagio ricorda la scuola delle sue elementari come una seconda famiglia, rispettata e mai temuta, per i suoi valori. E va avanti richiamando dai suoi ricordi l’impegno “scrupoloso “ del suo insegnante che era pure un sacerdote, il quale mostrava in classe tanta severita’ ma anche tanto equilibrio. Di questo insegnante, che tanto aveva colpito la sua sensibilità, ricostruisce questo episodio.”Un giorno,in prossimita’ delle vacanze pasquali, un alunno, figlio di contadini, portò due borse piene di arance in regalo al maestro da parte della madre.Orbene, il maestro prese le arance e ne divise buona parte con tutti gli alunni ed alla fine disse loro di non portare mai piu’ regali a scuola perche’ li avrebbe rifiutati”

Questo episodio colpi’ tanto la mente di Biagio e di tanti suoi compagni di classe, ed egli, anche a distanza di tanti anni, ricorda con affetto questo maestro- sacerdote e dice “ Che Dio abbia in gloria lui e tutti quelli che come lui hanno dato e sanno dare di questi esempi

I comportamenti degli adulti sono capaci di dare tanti insegnamenti ai piccoli che hanno sempre una capacita’ intuitiva tanto profonda.E quel maestro certamente lo sapeva.Intanto,raccomandate perfino dagli stessi genitori,nella scuola di ieri, c’erano le punizioni. Le piu’ diffuse erano:

”In ginocchio dietro la lavagna sui ceci o sul granone”
“Dietro la lavagna in piedi x un lasso di tempo”
“Ricevere 10 rigate sul palmo di ambedue le mani”
“Mandare l’alunno fuodi dalla classe”
“Far scrivere 100 volte sul quaderno” non si parla”
Ed infine la “sospensione”

Queste punizioni oggi sono state giustamente abolite.

Ma ritorniamo alla memoria dei nonni: io stesso, come ho già detto, frequentai la quarta elementare in una stanza al pian terreno di una casa su Corso Garibaldi. Di quell’anno scolastico ricordo con tanto piacere la maestra. Non ricordo il suo nome, ma solo che veniva da Napoli e noi alunni l’aspettavamo ogni mattina quando scendeva dall’autobus delle autolinee Schiano alla fermata”della posta vecchia”, proprio vicino alla nostra aula. In classe lei sapeva essere tanto accogliente e, quando ci doveva rimproverare, sapeva farlo nei modi piu’equilibrati ,senza mai esagerare con le punizioni. Noi alunni la sentivamo tanto vicino a noi perche’ sempre disposta ad ascoltarci. Riusciva in questo modo, lo capisco adesso con l’esperienza ,ad interessare tutti noi alunni facendoci sentire protagonisti nel discorso educativo che ci rivolgeva per insegnare le nozioni del programma scolastico. Noi riuscivamo ad intuire il suo interesse e il suo piacere di trasmetterci le sue conoscenze, proprio grazie alla sua didattica intelligente. Ci sapeva accettare come eravamo e sapeva catturare sempre la nostra attenzione in classe.

Ricordo uno di questi momenti di accettazione che mi riguarda da vicino. Si era nei primi giorni di scuola, in ottobre, ed io, mentre lei parlava, sentii il bisogno di comunicare in classe quanto in quei giorni avveniva in casa mia e che io ritenevo interessante non solo per me ma per tutti. E’ con questo chiaro pensiero nella mente che perciò intervenni in classe, senza preoccuparmi di interrompere il discorso della maestra che svolgeva la lezione e che io avrei dovuto continuare ad ascoltare insieme agli altri. Invece io,con tanto entusiasmo, incominciai a dire: “Maestra,lo sapete che quest’anno in soli 21 giorni abbiamo fatto la vendemmia e siamo riusciti anche a vendere tutto il vino?” Era un discorso che avevo sentito fare alle mie zie con orgoglio, perche’ il vino prodotto era quello di un vigneto che esse possedevano insieme allo zio Antonio che lo coltivava. E la maestra si mostrò interessata. Per niente scocciata dall’interruzione che le facevo fare.Era una maestra che svolgeva con amore il suo compito (questo l’ho capito dopo, con l’esperienza), perché aveva la capacità e la volontà di ascoltare anche i suoi alunni e riusciva meglio a farci capire che anche noi dovevamo ascoltare lei. Insomma era proprio col suo amore per noi alunni e per i tempi della sua didattica che ci trasmetteva la regola dell’equilibrio che é valida per insegnare, ma soprattutto per vivere.

E come nonno nato nel 1939, voglio ricordare che gli alunni che terminavano la quinta elementare nei primi anni ‘50, per frequentare la scuola media dovevano recarsi tutti i giorni a Pozzuoli, in genere andando a piedi fino alla stazione di Torregaveta. Ma, soprattutto, si doveva superare un Esame di ammissione per accedervi.

Ricordo anche che a Monte di Procida, gia’ molto prima dell’ istituzione della scuola media, dopo la quinta elementare si poteva frequentare la Scuola di Avviameno Professionale per le Attivita’ Marinare. Superati i tre anni di questa scuola, dopo un tirocinio di navigazione e i conseguenti esami in Capitaneria, si diventava Capitani di piccolo cabotaggio, come si diceva allora. Un tale capitano aveva l’ autorizzazione alla guida di navi nei mari del nostro Mediterraneo. A Monte di Procida questa scuola aveva la sede a via Armando Diaz, quella strada in discesa che inizia nella curva di corso Garibaldi all’ altezza della cosiddetta Posta Vecchia. Questa scuola era importante per il nostro paese che sorge sul mare. Gia’ nella prima meta’ del Novecento Monte di Procida era un paese di marittimi nonche’ di gente capace di dedicarsi alla pesca e di coltivare contemporaneamente un pezzetto di terra di proprieta’ di famiglia da cui trarre buoni prodotti agricoli. Un’alimentazione sana e sicura per i Montesi, con i prodotti della terra e del mare di cui nutrirsi, con le opportunità che offriva il territorio. Nello stesso tempo, un’ apertura alle altre culture, suggerita dai navigatori e poi anche dall’ emigrazione che é sempre stata un’ esigenza di tutti i popoli per il desiderio di crescere e di migliorare nel mondo, con la comprensione che l’altro possa sempre aiutarlo.

Voglio ricordare adesso quanto mi ha riportato un altro nonno, Giuseppe, che dimostra di avere una grande memoria e mi dice , infatti, di aver frequentato la prima elementare con la maestra Scotto d’Aniello in una classe mista a Corso Umberto in una casa di proprietà Iannuzzi. La seconda classe con il maestro Antonio Romano in Corso Garibaldi e le classi rimanenti con il maestro Eduardo Di Costanzo nei locali di Corso Umberto, dove adesso sorge il bar Pina, di proprietà Coppola Angela, detta “Angelina Perecon” ed altri. Ricorda anche che i pavimenti di quelle aule erano fatti di lapilli ed avevano i bagni all’esterno, senza acqua corrente.

Poiché Giuseppe e’ stato impiegato al Comune di Monte di Procida, ricorda che l’edilizia scolastica nel nostro paese ha iniziato a svilupparsi nei primi anni ‘50 dello scorso secolo, con la costruzione dell’Edificio scolastico della Dante Alighieri, al Corso Garibaldi (1958), ad opera del sindaco dottor Roberto Tozzi e della sua Amministrazione .

Negli anni 60 poi, con l’Amministrazione del sindaco prof.Giuseppe Scotto di Perta, di per sé insegnante e figlio di insegnanti, anche coadiuvato da assessori e consiglieri comunali, dei quali diversi erano insegnanti, si sfrutto’ molto la legge sull’ edilizia scolastica e quindi furono costruiti diversi edifici scolastici, che riporto in successione:

l’edificio scolastico di Via Panoramica per la scuola media A.Vespucci;
l’edificio scolastico scuole elementare Via Amedeo;
l’edificio scuola elementare frazione Cappella;
l’edificio scuole elementare Via Torrione, poco distante da dove prima c’ erano le poche aule al piano terra del palazzo di proprieta’”Richittella” e dove adesso c’è una salumeria-cremeria.
Ancora, furono costruiti:l’edificio scuole elementari di Via Torregaveta; l’edificio scuole elementari in via Principe di Piemonte; l’edificio per l’asilo nido in via Cappella; l’edificio scuola materna via Filomarino; il secondo edificio per la scuola media in Corso Umberto.

Attualmente sono in corso lavori di ristrutturazione per l’adeguamento sismico degli edifici scolastici.

Ma i nonni sono capaci di ricordare tanto di quanto davano loro i maestri che li hanno seguiti per la loro alfabetizzazione e l’educazione a vivere. E Giuseppe ricorda che seppure adesso egli stesso usi il computer, ha appreso il meglio dell’alfabetizzazione in classe, da bambino, con l’aiuto delle ”mazzarelle”. Queste -egli dice- erano piccoli tranci, pezzetti di rami della vite, tagliati appunto, e ripuliti e tutti della stessa lunghezza con i quali la maestra Scotto rendeva facilmente comprensibili le operazioni di addizioni e sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni.
Ed intanto i bambini e le bambine, le ragazze e i ragazzi di oggi, con l’aiuto dei vari maestri della classe, possono prendere atto del cammino che ha fatto la scuola in un secolo di vita.

Da quando non tutti andavano a scuola e con un turno unico antimeridiano, senza attività motorie, senza spazi ( a M. d. P. ancora oggi sono limitati), senza gite scolastiche e senza visite guidate, da quando non tutti riuscivano a continuare il percorso scolastico dopo le elementari e con un solo maestro per tutte le materie, senza insegnanti di sostegno per i bambini disabili,senza lo studio di una lingua straniera già alle elementari… finalmente siamo alla scuola di oggi, con tutte queste opportunita’ in atto e con la presenza sul territorio di una succursale del Liceo Sociologico. Ed intanto, con un personale che lavora nella scuola di oggi e tende al suo buon funzionamento ed anche a come dovra’ essere nel prossimo futuro. E s’industria per migliorarla con l’obiettivo di poter contribuire insieme alle famiglie e a tutte le Istituzioni, alla formazione dell’uomo e del cittadino, grazie ad una cultura di qualità, indispensabile in una società democratica come la nostra.

Commenti:

Notizia interessante

La nostra Isola su terraferma del prof. Giovanni Pugliese

LA NOSTRA ISOLA SU TERRAFERMA Cenni sull’evoluzione della condizione lavorativa nella Comunità di Monte. Una …