MONTE DI PROCIDA: Passeggiata di Torrefumo.“Quell’uomo ha già scritto il suo destino”: Miseno corre incontro alla sua morte sacrificale, necessaria perché si compia il viaggio fatale di Enea da vivo nell’aldilà per incontrare il padre Anchise, dal quale riceverà la missione da realizzare sulla Terra. Tutto è già stabilito da una divinità enigmatica e implacabile: sul ritmo martellante di endecasillabi rimati, la tragedia corre verso il suo epilogo, come nelle stazioni di una via Crucis ante-litteram. Nessuna divagazione, nessun episodio secondario: il vivere di Miseno è un correre alla morte. E niente e nessuno può fermare la sua corsa. Il libero arbitrio è solo un sogno irrealizzabile, ma il nome di Miseno rimarrà vivo per sempre, come simbolo della …tragedia umana. Come vivi per sempre sono questi versi sorprendenti che raccontano la sua breve vita. ”
Ernesto Salemme
Dopo due anni abbiamo deciso di rimettere in scena “Misenus”, un testo sul territorio e del territorio. Ispirato all’episodio del VI libro dell’Eneide di Virgilio, dove è protagonista il leggendario trombettiere di Enea che da il nome ad uno dei simboli della nostra terra, “Misenus” vuole proporre, oltre ad una riscoperta delle origine mitiche del nostro territorio, uno riflessione sull’uomo, sulla sua libertà.
Quanto un uomo ha facoltà di scegliere nella propria vita? Diverse leggende alternative non fanno si che Miseno sia trovato direttamente cadavere dagli Eneadi sul litorale flegreo, ma che sia sacrificato dallo stesso Enea, per permettere il suo viaggio nell’Averno. Queste sono le premesse che hanno dato vita a “Misenus”. Miseno diventa così un Cristo-Uomo, un sacrificato per un bene più grande, che vive la sua passione quasi inconsciamente ma che non vuole morire, vuole vivere, vuole decidere, vuole essere; nonostante una “vita vissuta da morto” Miseno è più vivo che mai, al contrario dell’altro comprimario Enea, un “costretto” alla vita. Non a caso emergono ben chiare le storie dei due eroi, storie che tracciano un solco invalicabile tra loro: Enea scende al regno dei morti, è lui stesso a concedersi spontaneamente e irrazionalmente alla morte, a raggiungere i suoi defunti; Miseno invece dalla morte viene trascinato, è la sua amata defunta Aulice che va a strapparlo dal mondo dei vivi. Miseno, nella sua lotta per la vita rivela tutto il suo carattere umano e anti-divino, il rifiuto per un destino già scritto, cosa che Enea mai riuscirà a fare. Così, la sfida di Miseno a Tritone raccontata nell’Eneide qui diventa una sfida per la vita, per l’amore e per la libertà dell’uomo. L’umanità è quello che ha interessato da sempre in Virgilio, dove non abbiamo più eroi indistruttibili o impenetrabili: Enea riflette, soffre e si sacrifica. Ma per cosa, e perché? L’eroe fatto “di sangue e carne” subentra a quello di ferro; i pesi che si ammassano sul collo di Enea sono sul punto di farlo cedere e anche gli altri Eneadi risultano essere uomini, sensibili, penetrabili. E poi l’importanza della musica, il suo connubio col verso: ritmi che fanno parte del Flegreo e che riportano la storia da una compostezza apollinea a una furia dionisiaca, dove è lo stesso Miseno il sacrificato del rito. “Misenus” vuole essere un inno alla nostra terra, una terra che, come Miseno, gli Eneadi e il loro litorale, la Sibilla e il suo antro, le Sirene e il nostro mare, combatte ogni giorno contro una sorte avversa. Ma cosa significa sorte avversa? Chi, se non noi, possiamo cambiare questa sorte, con le nostre voci?
Salvatore Scotto D’Apollonia
Personaggi e Interpreti:
Alia – Sara Guardascione
Leuce – Lucienne Perreca
Sibilla – Isabella Lubrano
Enea – Simone Mazzella
Acate – Gianluca Fevola
Darete – Ivo Mancino
Miseno – Salvatore Scotto D’Apollonia
Corinèo – Gianni Nardone
Tritone – Stefano Carannante
Musicisti:
Chitarra – Gennaro Di Meo
Tromba – Luca Mattia Cammarota
Percussioni – Luigi Morisco
Coro:
Antonio Enzio – OfficialPage
Veronica Schiano
Gaia Crimani
Giulia Marrone
Scenografie
Fabio Giampaolo – Pasquale Merone