IL POZZO A VORTICE: UN’OPERA INUTILE E PERICOLOSA AL CENTRO DEL PAESE
Tutti avranno notato i numerosi cantieri aperti un po’ dappertutto per il paese, con gli enormi disagi che stanno provocando. Pochi sono riusciti a sapere a cosa servono.
In realtà sono due opere in una: con un intervento si porteranno al depuratore di Cuma le acque nere (gli scarichi dei gabinetti e dei lavandini, per capirci) di Monte di Procida e di Bacoli, passando per il Gavitello; è un’operazione prevista dal progetto “Risanamento Ambientale e valorizzazione dei laghi dei Campi Flegrei”. Attualmente Monte di Procida scarica a mare le acque nere, dopo averle trattate nell’impianto di depurazione comunale; Bacoli invece invia già le acque nere al depuratore di Cuma, tramite una condotta posta in via Cuma, sembrerebbe in modo non proprio corretto, mischiandole alle acque bianche.
Quindi sembra che la prima parte del progetto sia meritevole, portando tutti gli scarichi fognari al depuratore di Cuma. Invece esaminando il progetto (che fu pubblicato su internet tempo fa) ci si accorge che solo metà degli scarichi fognari verranno portati a Cuma, l’altra metà continueranno ad andare al depuratore di via Giovanni da Procida e da qui in mare. Come dire, soldi buttati. A che scopo fare tutti questi lavori se non viene risolto del tutto il problema?
Ma la parte preoccupante del progetto è la seconda: assieme ai lavori sulle acque nere, si sta intervenendo per adeguare il sistema fognario anche alle acque bianche, cioè agli scarichi delle piogge che vanno a finire nel sistema fognario. Siccome esiste il grosso problema che tutte le acque piovane del paese vanno a finire nella fogna di via Giovanni da Procida, per essere scaricate in mare, si è scelto di sovradimensionare le fogne in modo da raccogliere tutte le acque piovane.
Parliamo di portate di acqua piovana calcolate di quasi 24 metri cubi al secondo, ovvero 24000 litri al secondo, una quantità enorme se confrontata con i 100 litri al secondo delle acque nere (240 volte di più). Questa enorme quantità di acqua ha creato in passato situazioni pericolosissime, specialmente in via Diaz (sotto al ponte), dove solo per miracolo non è successa alcuna disgrazia.
Il grosso problema delle acque piovane è che esse convergono tutte a via Giovanni da Procida tramite due collettori, uno che scende per la chiesa, l’altro che da via Diaz passa sotto un fabbricato (!) e si ricongiunge all’altro all’altezza del cavone. L’incontro di queste enormi masse d’acqua provoca pericolosi fenomeni idraulici che in passato hanno creato le situazioni di pericolo in via Diaz.
Se il problema era che arrivavano troppe acque piovane verso via Giovanni da Procida, una soluzione intelligente sarebbe stata quella di frazionare le acque piovane verso gli altri scarichi a mare esistenti, in modo da diminuire le portate e quindi ridurre grandemente il potenziale pericolo. No. La soluzione scelta è stata quella di incrementare ancora di più la portata delle acque piovane su via Giovanni da Procida e perciò di realizzare opere colossali e costosissime per sopportarle.
Siccome la fogna esistente nel primo tratto di via Giovanni da Procida, dalla chiesa a scendere, non ce la fa a contenere tutte le acque che si vogliono incanalare, si è scelto di costruire un pozzo a vortice davanti la chiesa, alla confluenza di via Diaz, profondo 24 metri, e con un tunnel che passando sotto le case del primo tratto di via Giovanni da Procida, porterà questa massa enorme di acqua al tratto di fogna successivo, «nel cavone». Un fiume sotterraneo sotto le case di Monte di Procida, proprio nella zona con l’edilizia più vecchia, più delicata e con le fondamenta più fragili.
Sempre dall’esame del progetto si nota che non è stata fatta nessuna prospezione geologica nella zona: si va a scavare senza sapere che tipo di suolo c’è, se c’è pozzolana, se c’è tufo, se c’è roccia, se c’è materiale di risulta, se ci sono resti archeologici, se ci sono falde d’acqua… Nulla.
Nella relazione geotecnica allegata al progetto preliminare sono stati eseguiti due carotaggi a valle di via Giovanni da Procida, in una zona che non c’entra niente coi lavori. E se un domani, tra dieci anni, tra venti, dovesse crollare un palazzo, se ci fossero danni irreparabili alla chiesa, chi ne risponderà?
Viene da chiedersi, come si è potuto progettare le strutture e le fondamenta di un’opera così colossale senza sapere su che suolo va a poggiare? Tra l’altro gli elaborati di questo progetto sono gli stessi del progetto “Risanamento Idraulico e Ambientale” del 2010, poi non andato in porto. Speriamo che gli autori del progetto preliminare non siano stati pagati due volte per lo stesso lavoro…
Un progetto assurdo, fatto in disprezzo delle reali esigenze del territorio, il cui unico scopo è quello di spendere quanti più soldi possibile: 11 milioni. Il progetto preliminare fu eseguito, approvato e finanziato dall’amministrazione Iannuzzi.
Da questa amministrazione, invece ci saremmo aspettati qualcosa di più. Essa sta subendo gli attuali lavori, e siccome se non si completano le opere entro marzo 2017 si perde il finanziamento, è andata nel panico. Se si perde il finanziamento il comune dovrà pagare di tasca sua i lavori, e siccome non ha una tale somma, andrà in dissesto. Quando un comune va in dissesto aumenta le tasse al massimo. Per noi cittadini nulla cambierebbe, visto che le tasse comunali sono già state portate al massimo! Sarebbe solo uno smacco per gli attuali amministratori.
Marzo 2017 è un tempo strettissimo, e sorprende come la giunta abbia fatto aprire i cantieri senza assicurarsi prima una proroga dei termini per il completamento. Avrebbe così potuto gestire meglio i cantieri e dormire sonni tranquilli. Adesso invece è con l’acqua alla gola. Forse è stata l’inesperienza, ma tra l’insediamento dell’amministrazione e l’apertura dei cantieri è passato un anno che poteva essere impiegato per correggere il progetto e assicurarsi la proroga: invece si è perso tempo in iniziative ludiche.
Ma siamo ancora in tempo per rimediare, prima che si apra il cantiere per il pozzo a vortice. Se si vuole, si può.
Se l’amministrazione dorme, l’opposizione non è da meno. Una parte, quella «iannuzziana», si gode il proprio trionfo, perché l’esecuzione di questi lavori è nient’altro che un proseguimento e il coronamento dell’attività amministrativa precedente. L’altra parte non è proprio intervenuta. Eppure con una cifra minore si sarebbe potuto approntare un progetto intelligente che avrebbe realmente affrontato i problemi e attenuato di molto le situazioni di rischio.
In verità un maldestro tentativo di porre il problema c’è stato, ma sembra che si sia risolto in maniera grottesca.
Pare intanto che l’unico problema di questi lavori siano i disagi per il parcheggio: come dire che anziché guardare alla luna si guarda al dito che la indica. Chi scrive espose queste perplessità durante una riunione al comune un paio di mesi fa, e il giorno successivo fu invitato a ripeterle a un incontro con un tecnico della ditta esecutrice dei lavori. Ma alla ditta, pur concordando in linea di massima con le obiezioni, interessava fare i lavori che si era legittimamente aggiudicata.
Ci sono enormi responsabilità tra chi ha preparato il progetto preliminare, tra chi l’ha approvato e finanziato e chi doveva vigilare e non l’ha fatto. A questo si aggiungono i danni che esso potrà provocare al territorio e che comporteranno altre spese per rimediarvi.
Ing. Admeto Verde