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MIMMO BORRELLI “I MIEI CAMPI FLEGREI”. VIDEO

Il regista Mimmo Borrelli: «Vi svelo i miei Campi Flegrei» Il teatro per recuperare la memoria del territorio di Mirella Armiero da IL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO GUARDA IL VIDEO  

Non solo drammaturgo: Mimmo Borrelli è un po’ sciamano un po’ antropologo, oltre che uomo di teatro. Lavora sul campo, interroga a lungo le persone che abitano nei luoghi in cui ambienta le sue rappresentazioni. Gli piace sporcarsi le mani, per esempio negli spazi recuperati dello splendido parco Cerillo di Bacoli. Qui sabato sera andrà in scena «Napucalisse», il suo testo letto già al Teatro Festival. Per adattare una sorta di anfiteatro naturale dove saranno ospitati gli spettatori, Borrelli e i ragazzi che lavorano con lui al nuovo «Efestoval, festival dei vulcani», che parte appunto sabato, hanno dovuto strappare intere pareti di rovi e poi sistemare assi di legno, approntare luci e perfino sterminare le zanzare. Ma ne valeva la pena, il regista è soddisfatto, guarda la minuscola arena e sorride: «Sarà una piccola Woodstock di provincia». L’hanno definito più volte autore sulfureo, tellurico. E ora Borrelli conferma questa connotazione vulcanica nella manifestazione che si è inventato nei «suoi» Campi Flegrei, dove è nato 37 anni fa, a Torregaveta. All’antivigilia dell’inaugurazione Borrelli ci fa da guida nel suo territorio e negli spazi che la kermesse (finanziata dal dipartimento Gioventù della Presidenza del consiglio per due edizioni, su avviso pubblico) consentirà di riscoprire. «I Campi Flegrei andrebbero trasformati in una cittadella della cultura». Il regista e drammaturgo si divide tra Milano e la Campania, perché è qui che ha radici la sua arte. «Ho cominciato a fare teatro», spiega, «dopo aver ascoltato per anni i racconti di casa mia, dei miei nonni e dei miei genitori. Da quella pratica involontaria sono passato alla ricerca di una lingua madre, in cui mescolo il dialetto bacolese e l’italiano. E tutte le mie storie sono ambientate qui». Per Borrelli il teatro «serve a far riemergere la memoria, non a sedersi in poltrona con una pelliccia e magari addormentarsi. Il teatro deve farci dire: io esisto. E da una storia particolare condurci all’universale». Al festival stanno lavorando cinquanta giovani under 35 e una serie di giovani attori che seguono i laboratori di Borrelli e che metteranno in scena all’alba di venerdì 18 e di sabato 19 «Memorie dei Campi Flegrei». Ma esiste un’identità flegrea diversa da quella napoletana? «Certo, è legata alla storia dei luoghi. Qui c’è stata la più antica colonia greca, più tardi i romani che venivano a fare la villeggiatura. Il bradisismo ha svuotato il territorio, ma si è ripopolato a partire dal Seicento con colonie di ebrei sefarditi. È evidente perfino nel dialetto cantilenante, che richiama la cadenza degli ebrei tedeschi. E poi nei cognomi: Guardascione, Salemme, Cordova… La comunità bacolese è stata a lungo isolata, quando Napoli era lontana da raggiungere, e ha mantenuto alcuni suoi tratti. Poi Napoli è diventata più vicina, e i Campi Flegrei hanno spesso avvertito i napoletani come una sorta di invasori. Non sempre c’è stato buon sangue». Dal parco la vista è spettacolare: il lago Miseno è qui sotto. Proprio lì, sulle zattere, martedì 15 andrà in scena «N’gnanzoù. Storie di mari e di pescatori» di e con Vincenzo Pirrotta. E vicino al mare, ma nel cantiere navale Postiglione, sarà rappresentata domenica 13 una singolare «Odissea» di Mario Perrotta. «A fare da fondale», fa notare Borrelli, «ci sarà questa bellissima barca in legno del 1906, Joyette, acquistata da un arabo e oggi in via di restauro. Il cantiere ha una storia particolare, durante la guerra era un silurificio. Nel 1976 un piano fu occupato dai cittadini bacolesi perché non c’erano scuole. Effettivamente per tre o quattro anni fu quella la funzione dell’edificio. Ora alcuni degli occupanti torneranno qui in occasione dello spettacolo». Perché è questo il senso di tutta l’operazione: il recupero della memoria, attraverso un gioco teatrale che rende partecipi e protagonisti i cittadini. Ed un filo rosso unisce l’iniziativa di Borrelli a quella di recente conclusa in Irpinia da Vinicio Capossela con lo «Sponz Fest». «È vero», conferma il drammaturgo. «Ci sono delle parentele, mi hanno raccontato che è una manifestazione molto interessante». Nei Campi Flegrei sarà data voce al pubblico: il giorno prima di ogni spettacolo è previsto un incontro-intervista di Borrelli con i depositari della memoria del luogo che ospita la kermesse. E poi ci sarà la «paramentata» finale: ovvero una tavolata conclusiva dei lavori, con cena e chiacchiere. E la partecipazione delle associazioni che lavorano al festival, Marina Commedia, IoCiSto e Luna Rossa. Per quanto riguarda il programma, «Napucalisse» è l’unica ripresa del festival che per il resto offre agli spettatori produzioni proprie o rappresentazioni mai viste a Napoli, come quella di «Capatosta» per la regia di Enrico Messina, nato per l’Ilva di Taranto e ora messo in scena all’Ilva di Bagnoli (mercoledì 9 e giovedì 10). Martedì 22 e mercoledì 23 ci sarà invece «Wow: wonderful odd world» di Simona Colombo all’Istituto Paolo di Tarso di Bacoli. Infine, sabato 26 si chiude alla splendida Casina Vanvitelliana del Fusaro con «Patria puttana» di Enzo Moscato. http://video.corrieredelmezzogiorno.corriere.it/mimmo-borrelli-vi-svelo-miei-campi-flegrei/36cd94b8-5216-11e5-b922-59611061996c

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