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Si ritorna a parlare della stazione di Torregaveta

11 TORREGAVETA STAZIONESi ritorna a parlare della stazione di Torregaveta; lo ha fatto l’assessore all’Urbanistica del Comune di Bacoli in un’intervista concessa qualche giorno fa a questo giornale. Il popolo è fiducioso, almeno sulle intenzioni di chi in questo momento ha le redini della Città fra le mani.

Viene da  chiedersi, e in modo particolare sono le nuove generazioni a farlo : “ ma di che cosa stiamo parlando ?”  Ebbene si tratta di un’ ulteriore opera incompiuta,  sulla quale gli enti locali hanno nicchiato. Per oltre vent’anni.

La vicenda ha inizio nel lontano 1990. La Sepsa, concessionaria delle linee Ferroviarie Cumana e Circumflegrea, procede al potenziamento e all’ammodernamento della struttura. I lavori consistono nella realizzazione del raddoppio della linea, la modifica del tracciato,  l’interramento di qualche  stazione, la chiusura dei passaggi a livello del Fusaro e del Gavitello (quest’ultimo veniva tenuto in esercizio nei soli  mesi estivi per migliorare i collegamenti con gli stabilimenti balneari).  In fine nacque la questione della stazione di Torregaveta.

Occorre a questo punto fare una premessa:   Bacoli, negli ultimi ventanni, non si è arricchita di nuove direttrici che adeguassero il territorio alle mutate esigenze turistiche e alle pressanti richieste dei cittadini   di migliorarne i collegamenti .

Con l’occasione dei lavori di ammodernamento della linea ferroviaria, c’era l’opportunità di sviluppare un’arteria rapida e sicura fra Torregaveta e Cuma.  La strada che costeggia la spiaggia romana era un vicolo cieco, poiché il suo percorso aveva termine    all’altezza del pontile della Foce Romana, alle spalle della Piazza Servilio Vatia a Torregaveta. Ci furono pressanti richieste da parte dei cittadini che, sopportate a mala voglia le chiusure di quei passaggi a raso  accennati pocanzi,  ne chiedevano l’abbattimento del diaframma che impediva il collegamento  fra Piazza e Strada.

La Legge con la quale erano stati finanziati i lavori di ammodernamento, inoltre, rientrava nel piano intermodale dei trasporti dell’Area Flegrea, che nasce a seguito dell’acuirsi del fenomeno del bradisismo, quando, cioè,  per consentire l’adeguamento del sistema di trasporto intermodale nelle zone interessate dal fenomeno, venne autorizzata una spesa di 130 miliardi di lire;  esso prevedeva: il potenziamento del trasporto ferroviario: rete metropolitana della Cumana e della Circumflegrea, di cui era previsto il raddoppio dei binari, per consentire una maggiore cadenza, nuovi treni, interventi di ammodernamento delle stazioni  e nuove tratte; la razionalizzazione del trasporto viario, creando nuove strade di penetrazione tra sistema veloce (tangenziale di Napoli) e sistema urbano.

Nel programma, inoltre,  fu individuata proprio la strada denominata via Delle Spiagge Romane, quale strada “di fuga”, per un’eventuale necessità di allontanare la popolazione in caso di pericolo; cosa di cui, negli anni seguenti, non si è ritrovata traccia fra le scartoffie degli enti interessati.

Orbene, se si eccettua, quella dello Scalandrone, nuove strade non furono create; anzi, bisognava mettere nel debito conto la chiusura del passaggio a livello del Fusaro e quello del Gavitello, cosa che rallenta ulteriormente  il normale scorrimento veicolare dall’area di Bacoli.

Dunque c’erano tutte le condizioni per incalzare l’allora Presidente della Giunta regionale della Campania, nella qualità di Commissario straordinario di Governo, per creare fra il Ponte della Foce Romana e la Piazza Servilio Vatia, lo spazio necessario per potersi raccordare con via Delle Spiagge Romane.

Non fu fatto. Si fecero, invece,   tante ciarle,  anche perché l’idea appariva  difficile da poter essere realizzata: la presenza dei binari, la stessa stazione e   un fabbricato posto nelle adiacenze del  pontile, erano i pretesti  per quel  genere di amministratori di quell’epoca, per potersene  svincolare del problema

Più tardi nel 1995, finiti i  lavori di ammodernamento,  sotto la costante pressione da parte dell’opinione pubblica,  qualcosa si mosse. Al  primo consiglio comunale della nuova amministrazione   di Bacoli, fu presentato un progetto da parte dell’assessore all’urbanistica. Esso prevedeva la dismissione della linea ferrata da Torregaveta al Fusaro, al fine di creare una grande oasi naturalistica e, con la cancellazione del fabbricato viaggiatori di Torregaveta ed i relativi binari,  si poteva mirare a quel  congiungimento tanto agognato fra la Piazza e Via delle Spiagge Romane.

L’autore del progetto aveva fatto i conti senza l’oste, poiché, infatti, una miriade di critiche si sollevarono sia da parte dei pendolari    che si vedevano privati di un importante vettore, sia da parte del Ministero delle Infrastruttura dei Trasporti, proprietario dell’area in questione, sia da parte del Gestore ferroviario poiché, tra l’altro,  si sarebbe spezzato l’anello di congiunzione fra le due direttrici (Cumana e Circumflegrea). E non se ne fece niente.

Intanto, come spesso accade quando non si riesce a fare il proprio mestiere, il Comune di via Lungolago ci mette una pezza. Così viene  creato un itinerario provvisorio ,inadeguato , scomodo, un buco tra banchina ferroviaria e le case; un percorso a senso  unico che permette di congiungere   la piazza Servilio Vatia con via Delle Spiagge Romane. Una indecenza  inaudita, uno schiaffo sonoro  inferto ai cittadini, frutto di una palese incapacità gestionale.  Una provvisorietà che dura ormai da oltre  venti anni.

Intanto le proposte che giungevano dalla società civile si moltiplicavano. Una tra le altre fu quella che avrebbe suscitato l’approvazione di molti: l’arretramento del paracolpi delle due linee di circa cinquanta metri. Cioè i binari non si sarebbero spinti oltre il fabbricato viaggiatori; dall’area dismessa dalle rotaie, si sarebbe realizzata un’ampia piazza e da essa il congiungimento ampio e regolare con via Delle Spiagge Romane. Il costo per l’opera sarebbe stato esiguo.

L’idea fu accolta con favore anche da Sepsa e dalla Regione ; quest’ultima, al fine di rendere operativo il progetto, indisse, nel marzo 2002, una conferenza dei servizi. A quel tavolo gli unici assenti furono gli enti locali interessati. E anche questa volta fu persa l’occasione propizia per dare corso ai lavori.

Ma c’è dell’altro

Qualche tempo dopo gli stessi personaggi ,  che avevano disertato quell’incontro, ebbero l’ardire di affidare  l’incarico ad un privato con lo scopo   di fare un progetto nuovo per la stazione di Torregaveta. Ne uscì qualcosa di obbrobrioso,  faraonico, dai disegni futuristici, con un impatto  ambientale assolutamente improponibile. Salite,  discese, parcheggi interrati sotto il livello del mare e via discorrendo,  prorompevano dalla lettura delle carte .  Per non parlare degli eventuali costi che avrebbe avuto l’esecuzione dell’idea , estremamente   esorbitanti e certamente la spesa  non sarebbe stata giustificata dal modesto traffico viaggiatori espletato dall’impianto ferroviario locale.

La sola parcella costò un’ occhio della testa  ai contribuenti e come era prevedibile anche questa soluzione  è rimastra  nei cassetti. Ma servì poco più in là  per fare due campagne elettorali: prima per un partito montese, poi per un altro bacolese. Null’altro.

Oggi l’assessore ha fatto i primi passi facendo intendere  che  la nuova amministrazione vuole muoversi  facendo riferimento sia alla stazione di Torregaveta  che sulla mobilità in generale.  I cittadini in questi ultimi anni sono sensibilmente maturati e non intendono fare sconti a chi non sarà in grado di passare dalle  parole ai fatti.

Geppino Basciano.

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