Radio Club 91 e la trasmissione I Radioattivi. Intervista al designer montese Pietro Del Vaglio su quali interventi siano possibili per Lungomare Liberato di Napoli e per la Porta Est.
IL LAVORO DEL DESIGNER PIETRO DELL VAGLIO A CAPRI A MARINA PICCOLA E L’ARTICOLO PUBBLICATO SULLA RIVISTA AD Architettura Digest
La lucertola azzurra che dalla terrazza si affaccia su uno dei panorami più celebrati al mondo, ri-assume le due anime di questa casa. È natura: richiama il piccolo e rarissimo rettile ceruleo che prende il sole sul Faraglione di Fuori; ed è funny, come il sogno spensierato, lo sberleffo di un bambino. Siamo su via Marina Piccola, cuore e memoria della gioia di vivere isolana, in lussureggiante accordo con la natura. Al posto di quello che era l’hotel Carlton, dal 1985 una residenza famigliare di vacanza: quattro piani più solarium addossati alla roccia. Dalla necessità di affrontare gli effetti corrosivi d’infiltrazioni profonde, un completo progetto di rinnovamento degli spazi, affidato, “carta bianca”, a Pietro Del Vaglio, da sempre interior designer di questa famiglia d’imprenditori. Cinque anni dopo – siamo a Capri – e con l’aiuto fondamentale dell’ingegnere Giuseppe Aprea, il mondo verticale è stato
la tavola da pranzo, ndr), e il pittore Simone Chiorri». Se l’effetto non ricorda la Capri di Malaparte o di Axel Munthe, e neppure quella del Disprezzo di Moravia girato qui da Godard con un’incantevole Bardot, ma piuttosto la Capri delle commedie sulle gioie a tinte forti della giovinezza, la mondanità sfavillante, un’estate di dodici mesi, o un ottovolante sensoriale, il tutto è dovuto al tempo. «Il lato pop così immediato, diretto, è conseguenza del fatto che il proprietario non passa qui mai più di un weekend, o al massimo una settimana in luglio. Per questo ho voluto enfatizzare l’effetto, colpire subito con le emozioni. Il tempo di reazione deve essere velocissimo». In quale altra scelta ha tenuto conto dell’età del cliente? «Nel dare importanza agli spazi esterni, e meno alla cucina, o alle necessità di organizzare grandi cene». Il suo luogo preferito di questa casa? «Qualsiasi spazio interno, da cui godermi la vista; l’effetto è più forte». L’ora ideale? «L’alba, quando il sole sorge riaperto.
«Il divertimento è nella sfrontatezza dei colori, nei cinque toni d’azzurro per le terrazze, più il turchese della cucina, il blu Mykonos delle scale; e in alcuni must d’arredo, in cui domina il lato ludico».
Al quarto livello si trova l’abitazione del figlio, il giovane fortunato che può dare del tu non soltanto al cielo, ma al settimo cielo. «Quando ho ricevuto l’incarico», spiega l’interior designer, nato non lontano da qui, a Monte di Procida, in faccia all’isola, nella penisola flegrea, «mi sono imposto una regola. La casa doveva rispecchiare l’atmosfera caprese, luogo del divertimento e della natura. Questa si ritrova nell’uso delle resine all’esterno, blu in continuità con il mondo circostante; nella pavimentazione degli spazi comuni: bianca, ma non liscia, perché contiene sabbia in cui sono tracciati dei segni, come quando, da bambini, si scrive in riva al mare con un legnetto». La natura ritorna nell’acciaio naturale specchiato, e che separa gli interni. «Il divertimento, in cui ho mescolato i miei ricordi infanti-li, le policrome, allegre case procidane che vedevo da casa, con l’intuizione di quanto il giovane inquilino desiderava, ma non aveva ancora compreso, è nella sfrontatezza dei colori, nei cinque toni di azzurro per le terrazze, più il turchese della cucina, il blu Mykonos sulle scale; oppure nella scelta di alcuni must di arre-damento, come la sedia Zig Zag disegnata da Gerrit Rietveld, in cui predominasse il lato ludico. Per questo mi sono anche fatto aiutare da tre giovani. Gli ho parlato dell’emozione che volevo ottenere, li ho invitati sul posto. Sono la coppia di artisti Yuko Otake e Stefano Spagliccia, autori delle lucertole (un’altra è sopra
dai faraglioni». Qual è la sua più grande ispirazione? «L’artista Sonia Delaunay». In questo lavoro pensa di aver esagerato negli effetti speciali, odi essersi limitato? «Di più non si poteva». Un suo motto? «Nulla è fuori e nulla è dentro, perché tutto quello che è fuori, è dentro». Cosa c’è scritto sullo specchio del bagno? «You are the best». Si potrebbe aggiungere: «And verylucky». Del Vaglio ride. E come scrisse il grande autore americano John Cheever, che negli anni 50 trascorse una lunga vacanza-lavoro tra Napoli, Costiera e isole, davanti al blu scintillante del Golfo, «Se posso ridere, posso anche vivere». FAVE
Sfumature di cielo. Nella pagina accanto, la zona colazione della terrazza: il pavimento in resina ha intarsi di mosaico Bisazza Bianco di Paolo Flori, ringhiera in ferro battuto disegnata da Pietro Del Vaglio, tavolo Alias Biplane (Alberto Meda), sedie Kristalia Pulp di Christophe Pillet, vaso Ming Large di Rodolfo Dordoni (Serralunga). Sul tavolo, scultura in ceramica Move di Stefano Spagliccia. In apertura, la zona conversazione della terrazza: poltrona, divano e tavolino Serralunga. Scultura Blue Lizard di Stefano Spagliccia.
ARCHITECTURAL DIGEST • ITALIA 87