La notizia è di qualche giorno fa: “Scoperta nella baia di Pozzuoli: nuove fumarole marine tra antiche strutture portuali, complessi residenziali e termali di età romana, ora sommersi dal mare a causa del bradisismo”.
A diffondere la notizia, l’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che in collaborazione con l’Istituto per l’ambiente marino costiero (Iamc) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Napoli, nell’ambito del progetto Monica (Monitoraggio innovativo delle coste e dell’ambiente marino) hanno realizzato una nuova mappa High-resolution dei fondali sottomarini delle acque della baia di Pozzuoli, a nord di Napoli, evidenziando tra l’altro le antiche strutture portuali e i complessi residenziali e termali di età romana.
A precisare e dare un nome alle strutture archeologiche individuate, “Puteoli – Un patrimonio archeologico da salvare” che spiega: “La Secca delle Fumose al largo di Lucrino è quanto resta dell’isola di Calipso. L’immagine ricavata dal side-scan sonar mostra, su un’area di 160 metri per 100, a 750 metri dalla riva attuale, i resti di 28 grandi piloni e di un molo, con altre strutture crollate”.
Studiata già negli anni ’70 quando furono disponibili i primi rilievi scientifici, l’isola artificiale fu creata dai Romani nella prima metà del I secolo d. C., allo scopo di sfruttare una sorgente termale sottomarina caratterizzata da altissime temperature.
Appartenne a Marco Licinio Crasso Frugi, console nel 64 d. C. e fu menzionata da Plinio e da Pausania.
Grazie allo scrittore Filostrato, vissuto in epoca severiana, conosciamo il nome che le era stato attribuito, cioè “Isola di Calipso”.
Una raffigurazione dell’isola è nel cosiddetto Disegno Bellori, un affresco del III secolo d. C. ritrovato a Roma nel 1668 e poi andato perduto, fortunatamente documentato da disegni ed incisioni che rappresentano Puteoli, sebbene estremamente stilizzata ed apparentemente irreale.
L’isola di Calipso oggi non più esistente, ha fatto molto discutere e vari studiosi hanno proposto ubicazioni alternative lungo il Tirreno.
Ma l’isola c’era, come hanno confermato i rilievi subacquei al largo dell’odierno Lucrino”. di Antonio Cangiano da www.napoli.com