Un progetto salva-aragoste per il golfo di Napoli
Giù le mani dalle aragoste. Perché il rischio è che nel golfo di Napoli i celebri crostacei (Palinurus elephas il nome scientifico) diventino presto un ricordo: pesca intensiva e inquinamento ne mettono a rischio la sopravvivenza, lontani i tempi in cui abbondavano. Così, l’Area marina protetta “Regno di Nettuno”, che abbraccia le isole di Ischia e Procida, prova a correre ai ripari, con un progetto di “ripopolamento passivo” studiato dal responsabile scientifico Riccardo Strada e approvato dal consiglio di amministrazione. Singolari le modalità: i pescatori ischitani e procidani potranno vendere all’ente gestore dell’Area marina le aragoste sottomisura pescate “al doppio del prezzo di mercato purché siano vive e in buone condizioni”. “Queste aragostine – spiega il responsabile del Regno di Nettuno – verranno misurate e marchiate in modo che non si possano vendere, e, una volta reimmesse in mare in una zona protetta, seguite, misurate e “coccolate” fino a quando non raggiungeranno l’età riproduttiva”. E saranno reimmesse in mare con una colorazione differente, applicata con metodi non invasivi, che le renda poco appetibili ai predatori, cernie in primis.
Il progetto, che sarà condotto dal biologo Valerio Zupo della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, mira a quintuplicare nell’arco di tre anni la popolazione di aragoste all’interno del “Regno di Nettuno”. (testo pasquale raicaldo –
foto giuseppe renella) fonte www.repubblica.it