ENZO LUCCI BACOLI NEWS. Dopo due anni Mimmo Borrelli torna a Bacoli con uno spettacolo. “Chiante e schiante” sarà un mix di rappresentazioni “borrelliane” che l’hanno portato a ricevere tantissimi premi per tutt’Italia e ad essere giudicato come uno dei drammaturghi italiani più importanti. Lo spettacolo si terrà nella bellissima cornice del “Ramo d’Oro” in doppia serata: il 27 e il 28 dicembre. Di seguito un’intervista che il noto attore ci ha riservato per l’occasione.
Ciao Mimmo, allora torni nella tua Bacoli con “Cante e Schiante”
Ma a dire il vero ci sono sempre stato e mai sono andato via. A tutti gli effetti, mi divido tra la mia amata Torregaveta e il Naviglio Pavese di Milano ormai da 6 anni, sia per motivi assolutamente affettivi (la mia compagna Simona che vive lì), che di lavoro, almeno ultimamente (vedi seminari e una collaborazione aperta da poco col Piccolo Teatro Milano). A Torregaveta oltre a dimorare armoniosamente e concretamente con la mia famiglia (mamma Angela ormai in odore di santità per la sua immane pazienza, la nonna Bianca e papà Tonino), sono coinvolto, coccolato e adottato, oserei dire senza pleonasmi, da un’altra grande famiglia ovvero: la struttura polisportiva il Centro, che da tempo ha dato focolare e luce ad una sorta di residenza d’autore. Un’oasi di rifugio creativo e vitale, almeno per me, dove (grazie alla generosa caparbietà di mio fratello Peppe, presidente dell’associazione sportiva che svolge infinite attività lì ed alla volontà di un altro mio fratello, non di sangue stavolta, bensì acquisito, quale Tobia Massa) ormai da anni tengo con immane successo: seminari intensivi, laboratori, stage, nonché provo in esclusiva di voce e corpo quei testi appena usciti dai confini orizzontali del tavolo da scrittura, che poi di lì a poco diventeranno poi verticalità di scene, personaggi, musiche, fondali, costumi.
Se penso proprio ad alcuni passi della Sciaveca, recitati lì, proprio quando il Centro era ancora in essere, o alle prove del tanto rimpianto SEPSA, poiché uno degli spettacoli più commoventi da me messo in piedi, o alle prove estenuanti con Geremia Longobardo e Gennaro di Colandrea nella costruzione dei loro straordinari Mammiluccio e Pascale, indimenticabili figli dello spettacolo LA MADRE, a MALACRESCITA nato dalle rovine de LA MADRE e ricostruito attraverso la maestria in scena della sensibilità strumentale e ritmica di quel grande musicista di scena che è ANTONIO DELLA RAGIONE. Infine solo per ordine temporale, le fatiche di Opera Pezzentella, quel capolavoro almeno così definito da spettatori e stampa, dove dodici emozionanti anime, ragazzi giovanissimi e straordinari attori, hanno assecondato per circa due mesi, dopo un percorso durato un anno, le follie del sottoscritto, sviscerando sudore, lacrime e muscoli riversati come carne da macello da condire con la polvere della scena, sul parquet di una stanza di 35 mq.. Esperienza anche questa indimenticabile.
Il tutto nell’antro buio ma ospitale di quella che molti dei miei attori, che io amo chiamare così non per possessività ossessiva, quanto per affezione e allievi definiscono ormai, forse propriamente: la tana, la stanza del tempo e dell’emotività, poiché lì dentro tutto si ferma, se ne perde la percezione della reltà che si tenta organicamente di ricreare in scena. Sarebbe in effetti una piccola saletta inutilizzata, da poco riallestita alla dignità di sala prove, dove in pratica ho compiuto i primi passi da regista, mi sono esercitato, ho messo a punto e provato tutti i miei spettacoli di successo come vi dicevo sopra. Cosa della quale, ne vado molto fiero e sono grato a chi ancora mi sopporta, dato che non ho un carattere facile sul lavoro.
Tornando al mio odisseo ritorno artistico, anche se tanto odisseo non è, devo dire che questo avviene per la precisione dopo due anni di virgolettato “esilio”. Ovvero dal tanto decantato Mirabilis Festival del 2012. Rassegna coraggiosa e molto apprezzata sia dalla critica che dal pubblico, ma anche ingiustamente criticata da alcune frange intellettualoidi flegree, da forze politiche avverse, sedicenti in-esperti della cultura locale, i quali forse per invidie o forse, come io sostengo sovente, per incapacità di accogliere la bellezza altrui, vista come sfregio agli occhi abbagliati dalle proprie incompetenze, hanno mirato all’augurio “astemmato e ’nciuciato”, del disastroso fallimento… che rassegna stampa e risultati alla mano non hanno riscontrato. Il Festival seppur faticoso fu il fiore all’occhiello, la prima rassegna teatrale nazionale nei Campi Flegrei dal tempo dell’epoca imperiale forse, alla quale non a caso il ministero ha ridato fiducia grazie unicamente e fatemelo dire alle nostre capacità (sottolineo capacità di professionisti del campo e non delle amministrazioni), con una sorpresa della quale saprete nei mesi seguenti.
Il tutto però stavolta ed ho imparato, fuori dai sindacati che avversano al sovrintendenza che esige infinite economie per far rivivere i monumenti archeologici, fuori dalla stracciona politica locale, dove purtroppo anche i più giovani si comportano con un’educazione immorale di stampo assolutamente neo-liberale di quel liberismo dettato dal capitale, anticamera del fascismo, in cui tutto è permesso, frodi, mazzette, denunce e vilipendi, dove domina il capitale dell’apparenza e del far parte di lobby di pensiero all’infuori del quale risulti nemico. lo dico subito io sono un anarchico, dedito al mio artigianato, dedito a tutto ciò che un operaio della cultura dovrebbe fare: segnare il cammino, sviscerare l’umano, raccontare, interpretare il presente per anticipare le rovine future e vincerle; della quale missione la politica dovrebbe servirsi e assurgere ad esempio, non tanto qualitativo, quanto etico e morale.
La politica è fare del bene al prossimo e alla comunità, è l’attività più bella del mondo, sacrificarsi per il prossimo; scusate, non è tale, ma dovrebbe essere tale.
Mò già v’aggio allazzato ’u guallarometro pure a mme…
Tornando alla ragione, il motivo di una mia assenza o distanza artistica, anche se solo per quanto riguarda gli eventi spettacolari poiché nella realtà tutte le mie produzioni avvengono in terra Flegrea, questa è forse da individuare: prima di tutto nella realtà della felice diaspora dei miei spettacoli, che ormai girano l’Italia e da poco anche l’Europa; ma soprattutto perché i Campi Flegrei in generale, non hanno e forse non ne hanno a questo punto neanche l’esigenza di un teatro degno di essere nominato tale. Altrimenti e lo dico con chiarezza, anche se si è sempre, e soprattutto a Bacoli, “nemo profeta in patria”, non avrei problemi a tornarvi artisticamente ogni anno… poiché io sono flegreo… dalla mia terra sono partito e vi torno sempre, non andrò mai via, ma anche se solo con una cuccia o una capanna, anche se da lontano, un mio zoccolo qui ci sarà sempre almeno al fine di lanciarlo ai calunniatori di turno.