Un Indiana Jones nei Campi Flegrei nel nuovo romanzo di Marco Perillo DA IL MATTINO Donatella Trotta
I Campi Flegrei esercitano, da sempre, una potente fascinazione sull’immaginario collettivo. Ispirando scrittori, poeti, artisti la cui sensibilità trae linfa vitale dal peculiare magnetismo ambientale di quest’area: intrisa di bellezza naturalistica e archeologica, risonante di miti arcaici e antiche leggende.
Lo può testimoniare la voce di Michele Sovente, «irripetibile poeta» alla cui memoria è dedicato l’intenso romanzo d’esordio di Marco Perillo, dal titolo «Phlegraios». L’ultimo segreto di San Paolo, appena pubblicato da Rogiosi editore (pp. 254, euro 14) e che sarà presentato oggi alle 18 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri con interventi di Ruggero Cappuccio, Gennaro Matino, Silvio Perrella e Pietro Treccagnoli.
Un volume che, anche nelle prime pagine, rende un ulteriore omaggio all’autore di Cappella: il borgo di Monte di Procida dove, nella necropoli funeraria romana, ha appunto inizio l’avvincente narrazione. Ai confini tra romanzo di formazione, thriller storico-archeologico e giallo religioso, con pennellate di realismo magico.
Protagonista del libro è Procolo Costagliola, inquieto archeologo di 25 anni che, durante i suoi scavi nei Campi Flegrei, si imbatte in una scoperta enigmatica e straordinaria, destinata a cambiargli la vita: il frammento di una pergamena in greco contenente l’incipit di una lettera di Paolo di Tarso, sapiente «methorios», uomo di frontiera e primo grande evangelizzatore che nel 61 d.C. sbarcò proprio a Pozzuoli, formando una comunità cristiana. È l’epistola di San Paolo a Laodicea, a lungo cercata dagli studiosi, mai trovata.
Da questo seducente incipit prende avvio una complessa avventura e una personale indagine del protagonista, novello Indiana Jones in salsa flegrea che, attraverso la ricerca degli altri frammenti perduti della lettera, incontri, ostacoli e pericoli per la sua stessa incolumità, lo porterà infine a (ri)scoprire le radici di una civiltà millenaria.
E a fare i conti con se stesso, con il suo passato doloroso (la tragica e prematura perdita dei genitori in un incidente d’auto, l’impossibile possibilità dei sentimenti) e con il senso ultimo della morte. Della vita. E dell’amore. In una progressiva e radicale «metanoia» capace di trasformare anche il suo approccio al mistero della fede e della rivelazione cristiana.
Procolo è un giovane schivo, solitario e colto, a disagio con l’insostenibile fatuità dei suoi coetanei e con un’epoca che ha reso possibile il dilagare di armi di distrazione (e distruzione) di massa. Il suo rapporto conflittuale con le ragazze lo porta a rifugiarsi in una precoce vocazione professionale «benedetta» dal suo anziano prof di liceo e Maestro di vita e laicità, Luigi Illiano, ma favorita dal genius loci dell’area flegrea: profondamente amata e conosciuta dal ragazzo in ogni suo scorcio, anche il più remoto, che Perillo restituisce al lettore in descrizioni di poetica empatia.
Ma sarà attraverso incontri trasformanti (primo fra tutti quello con il millenario pescatore e cantastorie Samuele Guardascione, figura chiave della narrazione, con il suo impasto linguistico mescidato tra dialetto flegreo e latino) che Procolo riuscirà ad affrontare le tappe del suo cammino di maturazione: scoprendo il valore di santi e martiri locali del cristianesimo delle origini – dal più celebre vescovo Gennaro fino al misconosciuto adolescente puteolano Artema – e riuscendo, infine, a guardare in faccia il male.
Perillo (31enne giornalista e autore napoletano già cimentatosi nella scrittura poetica e teatrale) è abile nell’alternare, con una cifra stilistica consapevole, registro realistico e onirico-fantastico, mito, leggenda e storia, in un procedere metamorfico declinato anche nelle scelte lessicali, che non disdegnano la sperimentazione di dialoghi ibridati tra lingue diverse. Phlegraios è un romanzo complesso, con diversi piani di lettura tra i quali il più originale è forse la sfida di parlare della bellezza della fede laicamente, senza toni omiletici né apologetici. È il romanzo – controcorrente – di un giovane per i giovani, che nelle sue pagine possono (ri)trovare il fuoco di passioni che riscaldano il presente, illuminato dal passato