Vesuvio e Campi Flegrei sarebbero collegati da un’unica grande camera magmatica? E’ l’ipotesi che viene affermata in uno studio di Lucia Pappalardo e Giuseppe Mastrolorenzo, due vulcanologi dell’Osservatorio Vesuviano, e pubblicata anche sulla rivista Nature. Il bacino magmatico sarebbe situato a 8-10 chilometri di profondità ed essere colmo di magma che potrebbe risalire in superficie in qualsiasi momento. I ricercatori hanno comparato i magma primari dei Campi Flegrei e del Vesuvio ed i depositi rocciosi delle eruzioni passate per compiere la ricerca. Ecco qui la versione integrale con le loro affermazioni.
Abbiamo studiato in particolare la velocità di crescita dei minerali, fra cui il sanidino. E, analizzando i rapporti isotopici delle rocce – indicatori della sorgente da cui deriva il magma – ci siamo accorti della somiglianza fra le rocce provenienti dal Vesuvio e quelle provenienti dai Campi Flegrei. È questo che ci ha fatto pensare all’esistenza di un unico bacino magmatico comune ai due sistemi vulcanici. Il processo di risalita del magma sarebbe molto veloce, impiegherebbe pochi giorni; Ciò significa che dal momento in cui si verificano i fenomeni precursori dell’eruzione (come variazioni delle caratteristiche chimiche e delle temperature delle fumarole, deformazioni del suolo e attività sismica) ci vogliono pochi giorni perché il magma risalga in superficie. Cosa che, in assenza di un piano di emergenza riguardante i Campi Flegrei, potrebbe provocare dei disastri non solo a livello locale, ma estesi a tutta l’area campana. Il magma è molto viscoso e ricco di gas, fattori responsabili delle eruzioni esplosive; Nella caldera, nei primi 4 chilometri di profondità, sono presenti delle falde acquifere: durante la risalita magmatica, il magma (che si trova a una profondità di circa 7-8 chilometri) incontra questi bacini e il contatto fra acqua e magma è un’ulteriore causa di eruzioni esplosive. Per la zona del Vesuvio è stato approntato un piano di emergenza inadeguato, che prende in considerazione la possibilità di un’eruzione intermedia”, sottolinea Mastrolorenzo. “Per i Campi Flegrei, addirittura, il piano non esiste nemmeno: eppure qui le eruzioni – potenzialmente più violente di quelle scatenate dal Vesuvio – possono verificarsi in qualsiasi punto della caldera e alcune zone di Napoli che si trovano al suo interno (i quartieri Soccavo, Fuorigrotta e Posillipo e le frazioni Pianura, Pisani, Agnano) potrebbero ritrovarsi sotto grandi spessori di cenere. E’ proprio quando le autorità sottovalutano gli scenari che si creano i presupposti di una catastrofe. È il passato a insegnarcelo
fonte www.centrometeoitaliano.it