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Scuola e università sulla terra dei fuochi, la protesta degli studenti

L’area territoriale della Terra dei Fuochi è compresa all’incirca tra i comuni di Qualiano, Giugliano in Campania, Orta di Atella, Caivano, Acerra, Nola, Marcianise, Succivo, Frattaminore, Frattamaggiore, Mondragone, Castelvolturno e Melito di Napoli. In questa zona molto vasta c’è stato sversamento illegale di rifiuti, anche tossici, da parte della Camorra e, in particolare, dal clan dei Casalesi. In molti casi, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne, o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono nell’atmosfera e nelle terre circostanti sostanze tossiche, tra cui diossina.

Una cruda verità che sta muovendo l’intera popolazione e ovviamente non ha lasciato indifferenti gli studenti. La Protesta degli studenti sulla terra dei fuochi continua ogni giorno con manifestazioni e proteste.

Ed è dagli studenti che siamo andati per capire cosa li spinge a protestare e ad unirsi a questa protesta sulla terra dei fuochi. Massimo Barbato dell’associazione UniMol, “Omnia” del Molise, ci fa sapere

“Le vicende che vengono alla luce in questi giorni sulla Terra dei Fuochi e sulla devastazione invisibile che ha fatto delle terre meridionali un luogo di morte sono solo la logica conseguenza dell’operare in nome del profitto. Quando l’uomo e la sua dimensione di vita naturale quale è la terra, vengono immolati sull’altare del profitto non è possibile aspettarsi altro risultato che rabbia e la delusione. Risultato oggi visibile negli occhi di tanti cittadini che ignaramente, secondo dopo secondo, si ammalano e muoiono in nome del sonante denaro.  La cascata di denari piovuta dal cielo negli anni ’80 e ’90 non è stato di certo inferiore a quella che occorrerebbe per una seria bonifica. Denaro che la camorra è pronta ad agguantare, tingendosi la faccia dei colori del “Salvatore”. Politicamente parlando poi, se, come si dice, compiti dei governi di ogni livello territoriale sono lo sviluppo e l’educazione della popolazione, non possiamo fare altre che constatare fallimenti su ogni fronte. Per queste ragioni ed in questo generale clima di sfiducia, in quanto rappresentanti di una folta popolazione studentesca che rifiuta di rinunciare al proprio futuro benessere, non possiamo far altro che rimboccarci le maniche e metterci sotto a lavorare, educandoci al rispetto di ciò di cui godiamo gratuitamente come la natura; e nella speranza che, prima o poi, l’uomo e la sua salute tornino ad essere considerati beni non negoziabili”.

Protesta Studenti

Protesta Studenti

Anche gli studenti della Calabria hanno espresso la loro opinione in merito alla Terra dei Fuochi: è la dott.ssa Anastasia Macario, ricercatrice ed esperta di inquinamento del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio di Ingegneria Chimica dell’UniCal a dirci

“Non esiste la cultura e la sensibilità necessaria a livello sociale, anche di persone preparate su questo argomento, per capire quanto sia importante rispettare l’ambiente. Bisogna tenere conto, infatti, che tutto ciò che da noi viene versato in superficie torna attraverso gli alimenti sulla nostra tavola, dunque a noi. Solo negli ultimi anni la sicurezza relativamente a questi problemi è stata trattata in maniera più approfondita; quando parlo di sicurezza non mi riferisco soltanto alla messa in sicurezza di un eventuale reattore a rischio esplosione ma, soprattutto, la messa in sicurezza degli eventuali reflui inevitabili in questi processi di produzione. Al Sud abbiamo delle deliberate mancanze di applicazione di normative nel trattare i reflui. L’amministrazione pubblica dovrebbe avere il coraggio di evacuare queste zone, per quanto sia quasi impossibile. Tutto ciò, ovviamente, offrendo delle alternative; in seguito, formare una equipe di esperti nazionali e internazionali per bonificare questi territori. Noi conosciamo benissimo le tecniche necessarie per risanare questi territori e creare delle discariche isolate in modo da non causare contaminazioni. Il problema è sempre economico: non si vogliono spendere soldi, se ci fossero le possibilità economiche si potrebbero mettere in pratica tutte le tecniche di abbattimento necessarie”.

Sempre dalla Calabria è Daniela Iolasi, dell’associazione studentesca “Entropia” presso l’UniCal a raccontarci della sicurezza dei prodotti utilizzati nella mensa universitaria.

Daniela Ielasi

Daniela Ielasi

“E’ importante che si faccia luce sulla questione, che si indaghi in maniera approfondita; le istituzioni dovrebbero indagare seriamente sulla questione in particolare sulle relazioni che intercorrono tra le morti di tumore e i rifiuti che giacciono da anni in quelle zone. È una terra, ormai, avvelenata e noto che da parte della popolazione, non solo calabrese ma soprattutto campana e specificatamente delle zone colpite, molta mobilitazione. Per quanto riguarda i prodotti usati nella nostra mensa universitaria esistono dei comitati che garantiscono periodicamente un controllo dei prodotti e accertano la sanità dello stesso. Ad oggi, infatti, non sono mai emerse notizie relative a cibi contaminati ma confidiamo molto nella capacità del comitato di garanzia”.

E andiamo in Puglia dove il direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali prof. Pierfrancesco Dellino ci fa sapere della questione sanità dell’acqua che, dalla Campania, viene portata in Puglia.

Pierfrancesco Dellino e Gruppo di Ricerca

Pierfrancesco Dellino e Gruppo di Ricerca

“Sono convinto che in Campania il problema potrebbe essere trattato in maniera oggettiva in quanto le università della regione sono costituite da bravissimi geochimici in possesso di tutte le strumentazioni e competenze per andare a verificare la situazione, con dati alla mano. L’acqua che arriva dalla Campania in Puglia non è assolutamente proveniente dalle falde acquifere contaminate; nel caso della Terra dei Fuochi si tratta di sottosuoli in cui c’è stato versamento di sostante inquinanti presso cui si trova acqua captata da pozzi, non è la stessa acqua importata nella nostra regione: la sorgente da cui pesca la Puglia non è l’acqua locale usata nella regione Campania.”

“Per quanto riguarda gli alimenti, abbiamo dei professionisti che controllano la qualità dell’acqua (la stessa usata anche per irrigare i terreni finalizzati alla coltivazione). Oggi abbiamo le capacità e le tecnologie utili per bonificare le zone della Terra dei Fuochi, i motivi per cui non si mettono in pratica sono essenzialmente due: il primo è il costo, il secondo dipende dalla limitata conoscenza dei territori coinvolti, in quanto si parla di un territorio davvero esteso. Altro fattore importante è la cultura: dovremmo imparare, nel nostro Paese, a valorizzare molto di più l’importanza della qualità della vita attraverso il rispetto dell’ambiente”.

Ha fargli eco sulla questione terra dei fuochi sono gli studenti pugliesi, che rappresentati da Mario Tedeschi dell’associazione studentesca M.U.R.O. della facoltà di Giurisprudenza presso l’UniBa, evidenziano lo scarso interesse dei mezzi di comunicazione sulle problematiche dell’ambiente, non solo legata alla Terra dei Fuochi ma anche ai problemi di Taranto e dell’Ilva.

Associazione Muro

Associazione Muro

“Siamo di fronte ad una tragedia ambientale immersa dal silenzio: i mezzi di comunicazione cercano di nascondere la faccenda dando risalto ad altro, ad esempio alla politica. Si tratta di un argomento importantissimo non solo da un punto di vista nazionale ma anche mondiale in quanto molti prodotti derivati da quelle terre vengono esportati all’estero. Manca la sensibilizzazione politica e giornalistica relativa alle catastrofi ambientali; questo accade non solo per la Campania ma anche per la Puglia rispetto al caso Ilva e le numerose discariche di rifiuti che ci sono nella nostra regione. Lo stesso pentito di Camorra Carmine Schiavone ha dichiarato che molti dei rifiuti non destinati ai territori campani sono stati trasportati in Puglia”.

Ovviamente non potevano non andare e non sentire la Campania, una delle regioni al centro del dibattito terra dei fuochi. E’ Antonio Santoro, Consigliere nazionale degli studenti universitari, ha farsi da portavoce per gli Studenti del campus salernitano

Antonio Santoro

Antonio Santoro

“All’Università abbiamo spesso affrontato i problemi legati all’attività della camorra e della criminalità organizzata in genere con convegni e seminari a cui hanno partecipato personalità importanti pubblicamente impegnate contro questi fenomeni, come don Aniello Manganiello e Ciro Corona. L’intento era cercare di fare informazione e smuovere le coscienze degli studenti di fronte a fatti che, benché venuti prepotentemente alla ribalta negli ultimi tempi, erano già conosciuti. E’ agghiacciante ma tutti sapevano e soprattutto sapevano che lo Stato sapeva ed a nulla sono servite le denunce (basti pensare a quando Saviano parlava della terra dei fuochi).”

“Come studente e cittadino non posso che condividere lo sgomento e l’indignazione. Sicuramente cercheremo di capire se prodotti contaminati vengono utilizzati nella mensa universitaria o da chi gestisce i bar del campus. Tuttavia, il nostro compito di rappresentanti degli studenti non deve limitarsi a questo, ma dobbiamo cercare di promuovere iniziative e manifestazioni sul tema. La cultura è l’arma più forte che abbiamo contro chi uccide la nostra terra e la nostra vita”.

Terra dei Fuochi

Terra dei Fuochi

Da Napoli sulla terra dei fuochi invece interviene Alberico De Rienzo, dell’associazione studentesca dell’UniNa della Federico II di Napoli

“Non mi sorprende affatto che in Italia non ci sia attenzione in merito alla faccenda; siamo in un paese in cui ciò che si cerca di fare è nascondere i veri problemi del paese e usare specchietti per le allodole come la politica e le lotte fra partiti che, in verità, hanno anche stufato.”

“La politica dovrebbe smetterla di parlare di aria fritta e concentrarsi su quello per cui viene pagata e strapagata: il popolo italiano e il suo benessere”.

A chiudere sulla questione terra dei fuochi è Claudia Castaldo anche lei studentessa napoletana dell’Associazione AIESEC dell’Università “Partenophe” di Napoli, la quale invita vivamente tutti alla riflessione.

“Per l’ennesima volta, in questa ulteriore circostanza, per troppo tempo si è continuato a non voler vedere o a fingere di vedere solo quando ormai è troppo tardi per poter fare qualcosa che potesse evitare una sorte poco felice (ma mai troppo tardi per contenerla!). A quanto pare era necessario che i “vip” si mobilitassero con una campagna di sensibilizzazione per rendere noto a tutti le condizioni nelle quali viviamo, il cibo tossico che mangiamo, l’acqua che beviamo, la terra nera sulla quale camminiamo, l’aria tossica che respiriamo. La pratica criminale di riciclo dei rifiuti speciali va avanti ormai da tanti anni e l’omertà, delle istituzioni, così come dei cittadini, non è che un lascia passare!

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività….” Così recita l’articolo 32, principio fondamentale della Costituzione. Eppure, siamo abituati a sentire e vedere che..la legge non è uguale per tutti. Certo è che non lo è per La Terra dei Fuochi, terra in cui l’inaccettabile sembra non esserlo poi così tanto! Io sono una studentessa, giovane, che, con i miei collaboratori, attraverso la nostra associazione AIESEC Napoli Parthenope, cerco di contribuire per offrire un valore aggiunto alla mia terra. Ma quale è l’esempio che riceviamo dall’alto? Riflettiamo!”

 

 

fonte www.campus.it

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