PISCINA MIRABILE
Così denominata dalla tradizione antiquaria settecentesca, con palese riferimento all’imponenza dell’impianto, è una gigantesca cisterna lunga 70 metri, larga 25,50 metri, alta 15 metri; scavata nel banco di tufo della collina, ha due ingressi a gradini negli angoli nord-ovest e sud-est, quest’ultimo chiuso. Quarantotto pilastri disposti su quattro file, a sostegno della volta a botte, la dividono in cinque navate sui lati lunghi e tredici sui lati corti, conferendole l’aspetto maestoso di una cattedrale. La cisterna fu costruita in epoca augustea per convogliare le acque dell’acquedotto romano del Serino, che vi si immettevano presso l’ingresso di nord-ovest.Tale datazio ne è confermata dalla tecnica muraria delle pareti lunghe,
in opera reticolata con ricorsi in laterizio, e da quella dei pilastri in tufelli, le une e gli altri rivestiti di uno spesso strato di cocciopesto impermeabile (signinum). La settima navata corta, giusto al centro della cisterna, si presenta incassata di circa 1 metro e con il piano inclinato verso un foro di uscita a sud: aveva funzione di vasca di decantazione (piscina limaria) per lo svuotamento periodico della cisterna.
L’acqua, attraverso una serie di portelli che si aprono nella volta lungo la navata centrale, veniva sollevata mediante macchine idrauliche sulla terrazza di copertura della cisterna, anch’essa pavimentata in signino e da lì canalizzata verso l’abitato.
Si è calcolato che potesse contenere 12.600 metri cubi di acqua: si suppone che una tale quantità servisse all’approvvigionamento della base militare di Miseno. Lungo il lato esterno di nord-est furono aggiunti, nel corso del I secolo d. C., dodici piccoli ambienti in opera mista (reticolato con ricorsi angolari in laterizio) coperti a volta, nel secondo dei quali si conserva un pavimento in signino con tessere di mosaico disposte a labirinto e riquadro centrale in tessellato bianco con scaglie policrome di calcare, che sembra riferibile ad una fase più antica.
LE CENTO CAMERELLE Così chiamate tradizionalmente per la somiglianza con, un labirinto, si tratta in realtà di un complesso di cisterne disposte su due livelli, di diverso orienta- mento, scavate nel tufo di un costone a strapiombo sul mare. Pochi metri al disotto del secondo livello è documentata la presenza di un terzo con cunicoli del tutto uguali a quelli immediatamente soprastanti. La diversità di orientamento tra i primi due livelli, gli unici praticabili, portò Amedeo Maiuri ad ipotizzare che i cunicoli inferiori fossero stati originariamente i sotterranei di una villa andata poi distrutta: come documenterebbe la presenza di resti di ambienti in opera reticolata sulla costa antistante e di peschiere, in parte sommerse. Resta soltanto un’ipotesi l’attribuzione di queste strutture alla villa che l’imperatore Quinto Ortensio Ortalo aveva “ad Baulos”. La cisterna superiore, orientata nord-est/sud-ovest e databile al I. secolo d. C., è a quattro navate, con pavimento in reticolato e ammorsature in tufelli rivestito da uno spesso strato di cocciopesto impermeabile. Grandi arcate sorreggono le volte a botte, nelle quali, al centro, si apre un pozzetto con funzione di occhio di luce.La cisterna inferiore, orientata all’incirca nord-sud, risale a una fase più antica (II-I secolo a. C.). Essa è costituita da una serie di cunicoli sotterranei, a disposizione ortogonale, con fodera muraria in opera cementizia, munita di rivestimento in cocciopesto impermeabile e cordolo (zoccolo sporgente) alla base delle pareti, tipici delle cisterne.
I cunicoli presentano stretti passaggi di comunicazione, coperti talvolta a cappuccina (tetto di tegole a due spioventi), talvolta con copertura piana. I cunicoli, non tutti praticabili, ancora conservano sulle pareti nomi di visitatori dei secoli scorsi, scritti a carboncino.
Paola Miniero (dalla Guida Archeologica ” Baia, il Castello, il Museo, l’Area Arcbeologica ” Electa Napoli)