Derivazione di “Flegreo”Di derivazione greca, “flegreo” (φλεγρατος ) vuol dire ardente, di fuoco,bruciato. È la terra dei vulcani, una delle più singolari e suggestive. È la regione vulcanica ad occidente di Napoli delimitata dalla collina di Posillipo, da Nisida, Miseno e Cuma, per comprendere i territori di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto e così le isole di Ischia e Procida e gli isolotti di Vivaro e Nisida. Fu dagli antichi denominata flegrea per l’insieme dei fenomeni vulcanici, per la sua singolare conformazione geofisica e, quindi, per la sua origine vulcanica. La terra flegrea respira tra i fumi di zolfo, in un armonico e stupendo paesaggio di dolci colline, tra laghi e insenature di singolare bellezza. Siamo nella terra del mito, della leggenda e della storia. Le condizioni favorevoli del clima, la presenza di antiche vestigia, le memorie letterarie e l’importanza dell’impero romano, che ancora oggi è visibile nei resti di strutture e di monumenti maestosi, hanno sempre alimentato la fantasia di poeti e scrittori di ogni epoca. Flegra (φλέγρα ) è denominata anche una località della Tessaglia della penisola calcidica per mitizzare le esplosioni vulcaniche e, così, localizzare la lotta dei giganti contro gli dei dell’ Olimpo. Archiflegreo viene denominato, poi, quel grande edificio vulcanico unitario comprendente tutta l’area attuale dei Campi Flegrei, con inizio dalla collina dei Camaldoli. Siamo nel regno del mito e della leggenda. È un itinerario suggestivo e incantevole. Campi Flegrei definiti la “diletta patria” della civiltà elleno – latina e che fecero dire a Goethe: ” È qui che si resta sbalorditi fra gli avvenimenti della storia e della natura”. I Campi Flegrei sono così un vasto e complesso insieme di crateri estinti che hanno eruttato materiale frammentario, in minima parte lavico. Flegreo è il nome dato oggi al territorio compreso tra Napoli, Cuma e Miseno e alle isole sopradette, mentre, in antico, gli storici come Polibio, Diodoro e Strabone lo estendevano fino al Volturno e oltre il Vesuvio.
Nascita delle formazioni geologiche
I Campi Flegrei sono certamente tra le terre piu recenti d’ltalia, perché formatesi per successive eruzioni all’inizio dell’era quaternaria. C’è da tener presente, sul piano della formazione geologica, che le prime eruzioni, violente e deflagranti, avvennero migliaia di anni fa in ambiente sottomarino, mentre le successive si svolsero in ambiente subaereo. I Campi Flegrei, altamente geotermici e, quindi, morfologicamente formati da crateri con le relative cinte, alcune conservate e altre scomparse, sono stati, nel periodo della loro formazione, coinvolti da sprofondamenti e sollevamenti che hanno originato, nel primo caso le conche (Quarto, Pianura, Soccavo) e nel secondo caso sollevamenti (terrazza della Starza ad Arco Felice). Le cinte crateriche, ancora oggi quasi intatte, sono quelle degli Astroni, di Cigliano e di Monte Nuovo. L’attività vulcanica dei Campi Flegrei iniziò, probabilmente, nel Pliocene o nel Pleistocene con la formazione di un grande vulcano strato (Archiflegreo), formato da tufi e lave prevalentemente trachitici. I resti di questo edificio sono sepolti sotto i prodotti di numerosi centri eruttivi successivamente sorti in quest’ area. Dopo un periodo di attività esplosiva di notevole potenza si è avuta la formazione della caldera. L’attività più importante dei Campi Flegrei è stata quella che ha dato luogo alla formazione del tufo gial- lo napoletano, che, in grandi spessori, affiora soprattutto nella parte orientale e settentrionale; tale formazione è stata datata a circa 11.000 anni. I vulcani più recenti, sorti nella parte centrale dei Campi Flegrei, sono quelli di Agnano e, in ordine di tempo, quelli della Solfatara, Cigliano, Averno, Astroni, Fossa Lupara e, infine, Monte Nuovo. L’eruzione preistorica più recente è probabilmente quella di Astroni, datata a 4.000 anni, mentre quella storica di Monte Nuovo è avvenuta nel 1538. 1 rilievi sismici e batimetrici condotti nel Golfo di Pozzuoli hanno permesso di individuare i resti di centri eruttivi sorti lungo il margine meridionale del Golfo, e precisamente lungo una fascia semicircolare che da Miseno giunge fino a Nisida, mentre la piana centrale è priva di apparati vulcanici ed è stata invece interessata da una sedimentazione di tipo marino protrattasi con continuità da non meno di 10.000 anni. La tettonica dei Campi Flegrei è alquanto complicata per la presenza di faglie e fratture che dividono l’area in parecchi piccoli blocchi. Una analoga configurazione delle dislocazioni è osservata anche in mare. In epoca storica oltre all’eruzione di Monte Nuovo, le manifestazioni più appariscenti sono i movimenti verticali del suolo e le manifestazioni fumaroliche e termali. Prove dei moti verticali, avvenuti negli ultimi 2.000 anni, sono visibili lungo la costa; infatti i resti di molte costruzioni romane, nella zona da Miseno a Pozzuoli, sono ora sommersi; prova che la linea di costa è attualmente arretrata rispetto ai tempi dei Romani. Comunque, nell’intervallo di tempo preso in esame, non sempre il suolo si é abbassato, ma vi sono prove di oscillazione del suolo; ciò, come ben noto, è particolarmente evidente al Serapeo di Pozzuoli. Secondo alcuni Autori si sarebbero verificati dei sollevamenti prima di alcuni eventi vulcanici e sismici avvenuti nell’area campana (supposta eruzione della Solfatara nel 1198, eruzione di Ischia nel 1302, terremoto avvertito a Pozzuoli nel 1488). Tuttavia è da rilevare che non esiste alcuna prova storica di tale correlazione; l’unico fatto storicamente accertato è il sollevamento del suolo di circa 6-7 m. che precedette l’eruzione di Monte Nuovo. Solo dal 1800 si hanno dati scientificamente validi atti alla valutazione dell’entità dei moti verticali nell’area di Pozzuoli. Rilievi topografici di precisione sono stati iniziati solo nel 1905 e ripetuti nel 1919, 1953, 1970 e 1972. Partendo dall’esame dei “prodotti” dei vulcani, sono tre i periodi della formazione della zona flegrea. Il primo periodo è detto del tufo grigio campano: si hanno emissioni di prodotti che danno luogo a formazione di banchi di piperno e di tufi grigi, ad esempio la collina dei Camaldoli, Soccavo e Pianura. Il secondo periodo o del tufo giallo è quello che caratterizza la formazione dei Campi Flegrei. ll tufo giallo, infatti, costituisce “edifici” vulcanici, come il Monte Gauro, Nisida, Capo Miseno. ll tufo giallo avrebbe l’età di oltre 11.000 anni. ll terzo periodo comprenderebbe i vulcani con età minore a 11.000 anni. Di questo periodo fanno parte: gli Astroni, Agnano, Monte Olibano (l’attuale collina di San Gennaro), la Solfatara, la Montagna Spaccata, la Piana di Quarto, il vulcano dei Pisani, di Baia, di Cigliano, di Fossa Lupara, dell’ Averno.
Mario Sirpettino (da “1 Campi Flegrei – Guida Storica” Ed. EST, Napoli 1999) Raffaele Giamminelli
fonte
www.infocampiflegrei.it