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TPL Pubblico o Privato? L’esempio della tragedia di Monteforte fa riflettere

Bacoli. TPL Pubblico o Privato ? L’esempio della tragedia di Monteforte fa riflettere. La manutenzione dei mezzi, quelli per l’efficienza dei conducenti di linea hanno costi rilevanti, la ditta privata li sostiene ? Era pilotato il trasferimento di Eavbus al privato ?
E’ di queste ultime ore la notizia che il bus privato precipitato lo scorso 28 luglio sulla discesa di Monteforte in Irpinia, causando la morte di 39 persone, era in avaria.
Il mezzo, della ditta Mondo Travel di Gennaro Lametta, aveva perso lungo la strada parte del sistema di trasmissione, che gli inquirenti avevano ritrovato all’incirca un chilometro dal luogo dell’incidente.
La caduta di tale organo avrebbe danneggiato l’impianto di frenatura, lasciando l’autobus privo di controllo sulla discesa del viadotto. A tutto questo si aggiungerebbe anche un ulteriore guasto preesistente alle apparecchiature dei freni meccanici.
Occorre a questo punto porsi seri interrogativi sul futuro del trasporto pubblico locale, che, da alcune parti, si tenta di sottrarlo agli enti pubblici (Regioni, Comuni e Province); come insiste, dal giorno della sua comparsa in Regione, l’assessore ai trasporti Sergio Vetrella, che si è detto più volte intenzionato a trasferire le società di proprietà della Regione all’industria privata, affermando che si tratterebbe di “ una vera e propria rivoluzione copernicana che proietterebbe il nostro sistema di trasporto verso elevati standard di qualità ed efficienza”. Abbiano visto. Dietro questo progetto si cela l’ennesima occasione politica da cogliere: il regalo di colossi industriali agli amici di cordata, con i posti da assegnare, gli appalti da affidare: cose queste che diventano più complesse(ma non impossibili) nel pubblico, sottoposto a maggiori controlli.
Al di là delle intenzioni politiche, ce la sicurezza dell’esercizio.
Dall’osservazione sulle condizioni degli autobus privati che viaggiano sulle nostre strade, si rileva un’enorme quantità di macchine vecchie ed obsolete, con manutenzioni fatte alla rinfusa, nonché sulle operazioni di revisione, essenziali per la sicurezza del conducente e dei trasportati, eseguite molto spesso sommariamente.
A tutto questo vanno aggiunti altri obblighi che devono essere osservati dai datori di lavoro e che risultano molto onerosi per i bilanci delle aziende che svolgono le attività del TPL; cioè le visite di revisione al personale, quelle per la sicurezza del lavoro, nonché quelle volte agli accertamenti dell’uso di sostanze stupefacenti, psicotrope e di alcool.
Dalle aziende pubbliche questo protocollo sanitario è pienamente osservato; da quelle private, i cui padroni devono raggiungere sostanziosi utili alle chiusure dei bilanci, si nutrono forti perplessità che la legge venga rispettata nella sua integrità.
Sopratutto l’incolumità per chi viaggia, per le migliaia di utenti che ogni giorno si riversano e gremiscono gli autobus di linea, deve essere tutelata, per non essere più testimoni di tragedie come quella di Monteforte e altre sciagure analoghe.
Tutto questo sfugge, al professore di turno nella Regione Campania; l’idea di mettere mano sui colossi regionali del trasporto pubblico non demorde: un’occasione imperdibile quella di acquisire le società del TPL. Non per il cittadino, ma per chi i soldi li ha e ha magari necessità di pulirli; per chi ha un padrino politico forte. E allora ecco profilarsi un’azienda, che tenta di aggiudicarsi la concessione: un colosso del trasporto pubblico regionale, come la Eavbus, che aveva fatto ingolosire qualcuno.
Per questa Società, il cui pacchetto azionario è interamente posseduto da EAV, la holding di proprietà regionale, occorrevano le premesse per consentirne l’acquisizione all’imprenditoria privata. Il fallimento era l’occasione per la realizzazione del progetto. Cosa che avviene attraverso quello che sarà definito “un’anomala procedura”.
Facciamo a questo punto un passo indietro. Questa società nasce nell’ aprile del 2008, dopo la cessione del ramo gomme di Sepsa, Circumvesuviana e Metrocampania nord est. I funzionari e gli impiegati, per la nascente società, vengono severamente selezionati, tra le aziende della holding , attraverso gli stati di servizio e i curricula custoditi negli archivi societari.
Sono enormi le difficoltà che si presentano al management subito dopo averne avviato l’attività operativa di gestione; in particolare il bacino di utenza è vasto, anzi vastissimo: è interessata ,oltre la provincia di Napoli ( Castellammare, Sorrento, Torre Annunziata, Nola ,Baiano, Bacoli, Pozzuoli, Ischia, Procida ecc.ecc.) anche le province di Caserta , di Avellino e di Benevento. E’ la seconda realtà in Campania per traffico passeggeri su gomma.
Occorrono scelte oculate . Strategie industriali precise. Il personale amministrativo reclutato sarà, come numero, al di sotto dell’organico per economizzarne i costi. La gestione finanziaria e amministrativa è gestita abilmente; la puntualità e l’efficienza del servizio è impeccabile. Non si sperpera: niente consulenze inutili o appalti superflui e costosi. Si bada all’essenziale.
Le elezioni regionali del marzo 2010 muteranno il destino di questa Azienda.
Dopo l’insediamento di Vetrella, quale assessore ai trasporti dell’Ente Regionale, partono ordini precisi: si procede all’avvicendamento del vertice aziende: viene sostituito l’Amministratore Unico, l’ingegnere Silvano Cavaliere, numero uno per esperienza manageriale del trasporto nazionale, con Roberto Pepe, noto alle cronache degli anni novanta per vicende collegate alla tangentopoli napoletana. Dunque un tecnico con un politico della prima repubblica; un professionista di trasporti con un numero tratto dal cilindro di un partito.
Il nuovo amministratore, una volta avuta la poltrona, si libera, in poco tempo di quasi tutti i direttori (contabilità e bilancio, gare e acquisti, risorse umane, esercizio autolinee). La fase successiva vedrà coinvolti quei funzionari che furono sapientemente selezionati all’epoca del varo societario. I posti di comando saranno affidati ad altri; le sorti dell’azienda passano in mano a chi “sta nelle grazie” di Roberto Pepe. Quali progetti si covano ?
L’azienda comincia a barcollare, vive un periodo di incertezze, che presto si trasformeranno in inerzia amministrativa ed economica; l’efficienza del servizio di linea offerto all’utenza è minato da questo stato di cose. E’ l’inizio del calvario: gli autobus si fermano sovente, la puntualità è una chimera, le corse vengono saltate, i mezzi sono fermi nelle rimesse per la mancanza dei pezzi di ricambio, i posti di linea sono affollati di passeggeri imbestialiti. Il personale è demotivato.
Su quanto sta avvenendo in quella azienda, sulle sofferenze di milioni di utenti, all’Assessorato ai Trasporti della Regione Campania si fa lo gnorri. Questo mutamento genetico sembra essere la tappa di una strategia precisa. L’azienda è inerte, il debito avanza; le iniziative per fare cassa latitano per mancanza di interventi efficaci.
A febbraio del 2012 perviene ad Eavbus la notifica fallimentare per un debito non onorato di modesta entità. Sarebbe dovuto intervenire, nei termini previsti dalla legge, l’ufficio legale della società, per l’opposizione al decreto. Si tace.
Si giunge a novembre del 2012, quando non ci sono più i margini per la difesa: Eavbus è fallita; le ripercussioni sociali sono pesantissime: da una parte l’utenza dovrà fare i conti con disagi impensabili, dall’altra un migliaio di lavoratori rischia il posto di lavoro.
Ad avvalorare la tesi che il fallimento sia avvenuto per volontà della cricca, è la mancanza di indagini sulla faccenda: nessuno, fra Vetrella, e la stessa Eav, da cui dipende la società di Agnano, hanno portato a termine l’inchiesta per accertare le cause che ne hanno determinato il fallimento in contumacia.
Ne Vetrella ha inteso dare risposte in merito, a quanti glielo hanno chiesto, dalle organizzazioni sindacali (Cisl, CGIL, UGL Confail, Cisal), alla società civile, al consigliere regionale del PD Antonio Marciano; quest’ultimo con Interrogazione a risposta scritta ha sollecitato l’Assessore ai Trasporti della Regione Campania di presentare “gli atti conclusivi della commissione d’inchiesta che aveva l’obiettivo di individuare le responsabilità su quella che appare un’anomala procedura fallimentare.” .
L’Assessore tace. O Vetrella, dunque, sarà vero, di quanto si dice in giro, che il piano per far fallire quella società era stato già scritto ? Noi, l’Onorevole Marciamo, i dipendenti del TPL, l’intera utenza, attendono la sua risposta. Con trepidazione. Da circa un anno. Il perdurare del silenzio da ragione a tutta questa gente.
geppino basciano 29/8/2013

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