L’amore per chi va in Bicicletta, si trasforma in un bene per la tasca, per lo spirito e per la salute fisica e mentale.
Giuseppe si sento una persona libera perché va in bicicletta. I suoi impegni giornalieri li sbriga andando sulle due ruote. Che gli permettono di parcheggiare ovunque, alla posta, fuori dal beccaio o all’ingresso dell’ affollatissima bottega di Sciardac e via discorrendo. Il nostro amico si reca al mare dove più gli garba: nei luoghi più impervi, sulle spiagge inaccessibili, sulle scogliere scoscese. Niente salassi per il parcheggio o ticket per la sosta. Alla faccia del bollino comunale. A lui basta avere una catena; la aggroviglia fra ruota, telaio e un palo che trovo alla rinfusa sulla strada, e scende a sguazzare dove meglio crede.
Per lui questa è la libertà, che significa visitare luoghi nuovi, guardarsi intorno, osservare la città da ogni angolatura, essere padroni del Territorio. Cose che alla guida di un‘autovettura non potresti farlo. Ti dà quel sapore di pace tolto dal girare in auto, nel traffico con i suoi rumori, gli stop dei semafori, i parcheggi introvabili.
A proposito di costi, per chi volesse cominciare questa effervescente e salubre avventura, va bene anche una bici di seconda mano, comprata magari al mercato delle pulci o da un sito informatico. Ti durerà un secolo. Aggiustarla, poi, quando si guasta, è un gioco da ragazzi: non comporta troppi impegni e sacrifici, poiché la sua meccanica è semplicissima; chi non volesse cimentarsi in questo lavoro manuale, può recarsi a Cappella Vecchia, lì c’è un ottimo artigiano, si chiama Mimmo che da generazioni svolge con amore, passione e diligenza questo indispensabile mestiere.
La giornata in bici comincia al mattino presto, all’alba, con i primi negozi che aprono, il traffico è rarefatto, l’aria è pungente, frizzantina: ti attraversa la canottiera, pizzicandoti la pelle, rendendoti un senso di benessere. Ascolti il silenzio; percepisci gli odori della natura. Ma tutte le ore sono buone per scorazzare sulle due ruote: anche quelle infuocate dal sole in pieno agosto.
Ti accorgi col moltiplicare delle pedalate, muovendoti sul territorio, che stai dando all’ambiente che ti circonda una speranza: quella che altri seguano il tuo stesso esempio, che, lasciando auto e scuter a casa, sopra il sellino della bici, aiutino a migliorare l’atmosfera.
La vita in bicicletta non è solo questo; ti mantiene giovane, migliora la propria forma fisica, tempra il corpo rendendolo più resistente alle malattie, ai malanni; diminuisce i livelli di stress e fa aumentare il buonumore, ti abbassa i livelli di colesterolo. Magari, andando in tandem, rafforza il rapporto di coppia e la sua performance. Una cura medica a ventaglio, dunque, che si fa senza spendere un centesimo.
Le nostre città sembrano fatte apposta per appesantirci, prendere il diabete, aumentare la pressione arteriosa, ammalare di depressione e vivere stati d’ansia e fobie di ogni genere.
I cittadini sono sempre inclini ad utilizzare le auto, i mezzi pubblici col proprio bagaglio di inefficienza che ti corrode l’anima e il sistema nervoso. Ascensori, cancelli automatici, telecomandi e automatismi di ogni genere.
Se si riesce a eludere questo tipo di mentalità abbracciando uno stile di vita più naturale, si ricevono immensi benefici. Un modo semplice per iniziare a cambiare paradigma di vita è usare la bicicletta negli spostamenti quotidiani, per andare a scuola o al lavoro, magari bloccare la bici in prossimità della fermata del treno, per poi proseguire.
Secondo una ricerca condotta dalla Società britannica per la Medicina ha dimostrato che le persone che vanno più volte in bicicletta durante la settimana sono molto più sane della media. Un bonificatore del sistema cardiocircolatorio e una riduzione sensibile del rischio di obesità e di sofferenze psichiche.
“Tra le tante cose piacevoli è quando supero le auto incolonnate lungo le strade principali di Bacoli. – afferma il nostro ciclista – Guardo all’interno di queste, e vedo la sofferenza di chi c’è dentro: l’ansia, l’irritazione, l’afa che li scioglie, l’intolleranza per gli altri che sgarrano il codice della strada. E io volo, con l’incoscienza di un bambino, e supero le colonne, col vento che mi fa svolazzare i capelli.”
Giuseppe spesso oltrepassa i confini bacolesi e si inoltra per le strade di Napoli. “C’è una lunga pista ciclabile che va da Agnano fino al Gesù Nuovo. – Spiega – Alla Caracciolo faccio una sosta con spuntino: mi siedo sul muretto, e tra un boccone e l’altro mi godo il Vesuvio, Posillipo e Capri. Poi mi inerpico fin su al Vomero o ai Camaldoli. Alcune volte vado alla scoperta di altri luoghi del Centro Storico. Vivo, in questi momenti, uno stato di benessere indescrivibile”
Oggi ha cambiato meta: si è disperso per le vie di Roma. “Il Sindaco di questa Città ha donato al suo popolo ed ai suoi visitatori una zona priva di auto: quella dei Fori Imperiali. – afferma il nostro avventuriero- Da qui mi sono spinto al Colosseo, quindi alle Terme di Caracalla, e alla Villa dei Quintilli. Tra poco sarò al Vaticano. Forse vedrò il Papa? E chi lo sa”. Intanto lungo questa strada siamo in tanti a pedalare. C’è una fiumana di turisti che proviene dalle latitudine nordiche; pedalano insieme, con grande foga, giovani e meno giovani, uomini e donne. Essi condividono anche le stesse idee, assaporano le stesse sensazioni. Quelle idee e quelle sensazioni di tutti gli amanti della bici. Lungo il Tevere respirano aria salubre, che promette energie. E vanno veloci. Con l’aspetto appagato. La vita in bici, non ci sono dubbi, è un’altra vita ed un mondo da scoprire.
Gb