Stazione di Torregaveta e via del Gavitello: in trent’anni solo progetti e parole. Tutto resta come prima. Interviene sull’argomento il Professor Antonio Di Meo.
Quelle immagini avveniristiche fecero il giro del mondo. Attraverso le piattaforme informatiche, migliaia di utenti del web ebbero la possibilità di vedere la futura stazione di Torregaveta. Qualcosa di impensabile. Ma che era stato pensato.
Il progetto prevedeva l’arretramento del fascio di binari; la realizzazione di un nuovo fabbricato viaggiatori, con sottopassi carrabili e pedonali, nonché uscite in ogni direzione. Deturpazione del paesaggio.
Completava la raffigurazione, la presenza di scale mobili, scale normali, ascensori . Ed ancora, varchi di accesso all’impianto ferroviario, tornelli, bigliettazione automatica. Alta tecnologia.
Stagliate intorno, erano disegnate le aree di sosta e di parcheggio; il terminale degli autobus, era abbellito dai fiori, dagli alberi immersi in viali verdeggianti. Ma soprattutto come disse Silvio D’Ascia capo del pool dei progettisti << si mira alla riqualificazione del borgo, attraverso una risistemazione degli spazi.>> Belle Parole.
Con quali soldi sarebbe stato finanziato il progetto ? Quali necessità ne avrebbero giustificato un lavoro dai costi smisurati ? Mah.
Intanto dopi oltre tre anni da quell’annuncio, sono rimaste solo le immagini : non se ne è fatto niente. Quanto sarà costato al contribuente l’onorario professionale del disegno ? Ci si interroga anche su questo aspetto.
Dunque solo idee, senza avere sortito alcun effetto pratico. Purtroppo, quando invece si è trattato di passare ai fatti c’è stata latitanza. Infatti , tempo addietro la Regione Campania, chiese agli enti locali di Bacoli e di Monte di Procida nonchè alla Sepsa una conferenza di servizi, per definire un progetto volto ad un accesso dignitoso vero il Gavitiello, a Torregaveta. C’erano le risorse economiche; occorreva approfittarne.
A quel tavolo si presentarono solo I funzionari regionali e il direttore della Sepsa. I diretti interessati, disertarono il tavolo di lavoro, poiché privi di proposte valide. Ma andiamo con ordine.
A narrare la storia è il Professor Antonio Di Meo, che in qualità di politico e conoscitore dei luoghi di cui stiamo trattando, è la voce più autorevole a dare testimonianza di ogni segmento della vicenda. <Durante l’ultima fase, importante, del bradisismo, le autorità indicarono, quale percorso di fuga dal territorio, via delle Spiagge Romane, che all’epoca era chiusa al traffico veicolare dalla parte di Torregaveta. Siamo negli anni ottanta. Successivamente – prosegue il nostro interlocutore – in occasione dei lavori di ammodernamento e di potenziamento della Ferrovia Cumana, e anche dietro la spinta della collettività, si colse l’occasione per creare un accesso per le auto alla strada >
In quel periodo la Sepsa, impose le proprie regole all’Amministrazione Comunale di Bacoli,: la chiusura dei passaggi a livello del Gavitello e del Fusaro, creando una situazione di precarietà e di congestione all’intero sistema viario. Insorse il Paese. Cedettero le autorità.
<< Sotto la spinta dell’opinione pubblica, pur in assenza di un valido progetto, il Commissario di Governo, che ne curava i lavori di ammodernamento, realizzò un’apertura per le auto. Si tratta di un viottolo stretto, polveroso, a senso unico, poco agevole in cui le buche e i sassi fanno d’inciampo; sul percorso la presenza di un ponte di legno, sulla Foce Romana. Un pertugio, quindi, in attesa di proposte valide, per consentire, temporaneamente, l’utilizzo della strada>
Dunque è rimasto tutto così da allora. La viuzza è diventata l’alternativa al sistema viario del territorio; la via di fuga, che, in caso di bisogno, dovrà servire a convogliare migliaia di persone, in preda al panico, per uscire dal paese. Ma soprattutto ciò che doveva essere una soluzione temporanea è diventata definitiva .
<Da allora sono trascorsi sedici anni – Ricorda il Professore – ed il disinteresse per questo annoso problema è l’unica cosa che ha accomunato le amministrazioni che si sono succedute in questi anni. La Regione Campania aveva invitato le istituzioni a presentare soluzioni valide. Chi in questi anni è stato al potere, non lo ha fatto. Io presentai alla comunità civile un documento – ricorda il Di Meo – Si proponeva l’arretramento dei binari, di quei pochi metri per portare i paracolpi delle rotaie a filo con il fabbricato viaggiatori. La piazza sarebbe stata liberata dall’austerità ingombrante delle pensiline, delle mura e dei marciapiedi dell’impianto ferroviario, che ne dilaniano il paesaggio . Il borgo avrebbe assunto un aspetto commendevole. Liberata dunque la Piazza- Conclude il Professore – si potrà fare di tutto, a cominciare da un ingresso agevole, sicuro, scorrevole, a doppio senso di marcia per Via delle Spiagge Romane; acquisiti i terreni, al di la della foce, si potrà realizzare quell’intermodalità sempre anelata dai cittadini dei due Comuni>
Congruo, sobrio, efficiente, affermiamo noi . Ciò che in sintesi chiede l’Ente di Via Santa Lucia e la collettività. E non crogiolarsi in progetti astratti, fuori dalla realtà, che per essere realizzati occorrono somme ingenti, difficilmente giustificabili. Cerchiamo, di non vaneggiare, ne di non offendere l’intelligenza dei cittadini e soprattutto, rimaniamo con i piedi per terra.
Geppino Basciano