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Un week end dedicato alle arti 8-9 giugno complesso Vanvitelliano

UN WEEK END DEDICATO ALLE ARTI
Un articolato ed ambizioso progetto culturale alla sua terza edizione.
Storia, eccellenze, tradizioni, e futuro.
Complesso Vanvitelliano del Fusaro, Bacoli, (Na)
Sabato 08 e Domenica 09 Giugno 2013 h. 09.30 – 20.00

APERTURA STRAORDINARIA DELLA CASINA VANVITELLIANA
Sabato 08 h. 16.30-18.00
Domenica 09, h. 10.00-12.00 e 16.00-18.00
Visite guidate al Real Sito Borbonico ed al Parco del Fusaro,
a cura di Ciro Amoroso, Ufficio Turismo e Cultura del Comune di Bacoli.
Partecipazione gratuita

Convegno:
LA NAPOLI GRECO-ROMANA, I MITI DI FONDAZIONE DELLA CITTA’.
Sabato 08 h. 16.30 – 20.00, Sala dellʼ Ostrichina,
Relatori:
Renato Palmieri: La chiave astronomica della fondazione di Neapolis ad opera degli Ioni di Cuma.
Mario Cama: Universo Partenope, la Città di Napoli
Anna Manfredi: Il culto dei Dioscuri e simboli archeo-astronomici a Napoli.
Moderatore Aldo Civitillo
A cura del Centro Studi e Ricerche G.R.E.N.
Degustazione di prodotti tipici offerta dalla
GASTRONOMIA SCIARDAC
Ingresso gratuito

Mostre:
I CAMPI FLEGREI: “DALLA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA AL RICAMO”
Lavori di ricamo e cucito antichi e moderni della manifattura tessile del territorio flegreo.
Esposizione di fine anno dei lavori realizzati dalle allieve.
A cura dell’ Associazione “Antonia Maria Verna”

ALCHIMIE ED ARCHETIPI
Umberto Leonetti

PARTECIPANO GLI ARTISTI/ARTIGIANI
Maria Sabetti
Francesco Costigliola
Rosario Colella
Creazioni Rory
Anita Barone
Tina Assanta
Maria Scotto di Santolo
A. Maria Molino
Gaetano Sarrantonio
Ed. Cagliostro E-Press.
CANAPA, “LA FIBRA DEGLI DEI”

La raffinata maestria tessile delle donne di Bacoli ha origini antichissime.
Volendo, infatti, addentrarci, solo marginalmente, nella storia delle arti tessili del territorio flegreo, è necessario risalire all’epoca dell’insediamento della flotta occidentale di Roma Imperiale nel porto di Misenum, avvenuta tra il 31 ed il 12 a.c. ( prima di allora il porto apparteneva alla colonia greca di Cuma) ad opera dell’ammiraglio romano Marco Vipsanio Agrippa, il quale per conto di Cesare Augusto, fu l’organizzatore della marina da guerra del nascente Impero Romano e fondatore della Classis Misenensis .
Le sue doti militari si rivelarono magnificamente quando, con energia e rapidità, seppe dare a Roma una base navale con la costruzione del Portus Julius (riunì i laghi d’ Averno e Lucrino) e una poderosa flotta. Successivamente, trasferì la base navale nel duplice bacino (lacustre e marittimo) di Miseno: la macchina da guerra che organizzò rimase in perfetta efficienza per ben 5 secoli, permettendo il totale controllo del Mediterraneo Occidentale.
Proprio nei pressi dell’antico porto di Miseno sono state trovate tracce di una vasta lavorazione della canapa, la cui importanza fece della categoria dei cordai e dei velai della flotta misenese, una tra le più apprezzate e ricercate del mediterraneo, ad oltre mille marinai misenesi fu assegnata la mansione di curare e di allestire il “ velarium” del Colosseo di Roma, il sistema di copertura a teloni di canapa, molto complicato, utilizzato per riparare il pubblico dalle intemperie.
Da testimonianze storiche raccolte, e da miei studi personali, si evince che la coltivazione e la produzione di cordami e tela di canapa abbia origini remote, probabilmente di molto precedenti all’insediamento greco e romano, la quale si è protratta per secoli, anche grazie alla peculiarità del territorio, ricco di laghi e del clima, che ha fatto di questa attività una delle principali risorse economiche degli abitanti.
Al governo dell’Impero Romano, (V sec.) sono susseguite numerose altre dominazioni, dai Barbari ai Bizantini, ai Longobardi fino ai Saraceni (IX sec.) con relative scorrerie e saccheggi in seguito ai quali Miseno e le zone circostanti furono distrutte, gli abitanti costretti a lasciare le proprie terre ed alcuni a spostarsi nell’agro atellano ed aversano, in particolare possiamo scorgere, attraverso fonti storiche documentate, nell’attuale Frattamaggiore, l’innegabile legame con l’epica Miseno.
In effetti gli studi storiografici effettuati proprio sulle origini della cittadina di Frattamaggiore confermano che le genti in fuga da Miseno abbiano dato vita allo stanziamento umano che in seguito prese il nome di Frattamaggiore, e che qui i misenesi abbiano portato i propri usi e costumi, le lavorazioni tipiche tra cui quella tradizionale della canapa, la lingua, ed anche il culto di alcuni Santi, in particolare di S. Sossio e della Madonna Bruna, tuttora venerati a Miseno ed a Frattamaggiore.
Nel corso dei successivi secoli (tra il 1000 ed il 1300), l’area flegrea conobbe le dominazioni prima Longobarda, poi Normanna, ed in seguito Sveva, nel 1266, i Campi Flegrei passarono sotto la dinastia Angioina, ad opera di Carlo I d’Angiò, che si protrasse fino alla metà del 1400.
La successiva dominazione Aragonese (1442-1503) fu caratterizzata da numerose scosse telluriche e da un forte accentuarsi del bradisismo ascendente, situazione che culminò nell’eruzione che determinò la nascita del Monte Nuovo la notte tra il 29 ed il 30 settembre del 1538. L’evento causò ingenti danni in tutto il territorio, tanto da causare, ancora una volta, lo spopolamento degli abitati. Come già accaduto nei secoli precedenti, il governante dell’epoca, il viceré Pedro De Toledo, (Pietro d’Aragona) incoraggiò il ripopolamento con l’esenzione dalle tasse per parecchi anni. Quest’ultima dominazione fu per il territorio un periodo di ripresa e di ripopolamento anche grazie all’impulso dato dai sovrani alle attività termali e venatorie.
Le facilitazioni economiche promosse dal Toledo richiamarono famiglie anche da zone più lontane, dando vita a nuovi agglomerati: è il caso di Bacoli, fondata da famiglie di agricoltori che disboscarono l’area tra il castello di Baia e Miseno, rendendola praticabile.
Il secolo si chiuse con una serie di movimenti tellurici che si accompagnarono ad un bradisismo discendente.
Il ‘600 fu caratterizzato soprattutto dalla terribile epidemia di peste (1656) che non risparmiò l’area flegrea.
Per ritrovare le tradizioni tessili flegree, bisogna attendere le opere eseguite durante il regno della dinastia dei Borboni, i quali seppero restituire a questa terra gli antichi fasti con operazioni di bonifica, ristrutturazioni e con la costruzione di dimore e casini di caccia.

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