Sciacallaggio sui disoccupati.
Qualche negoziante dell’area flegrea, ha escogitato un nuovo metodo di fare occupazione. A basso costo, anzi a titolo gratuito; speculando sulla richiesta di lavoro dei giovani, sulle loro necessità economiche e sulla ingenuità di molti. L’affare è presto detto.
Ilaria, questo è il nome immaginario di una diciottenne, si è diplomata in ragioneria la scorsa estate. Col massimo dei voti. Un giorno decide di presentarsi presso un negozio e si offre per un posto di commessa. Il principale, la guarda, la scruta, la studia e fattosi un’idea dell’aspirante, risponde che, per quell’attività, occorrono alcuni giorni di prova. Poi aggiunge:
– Presentati domani mattina e vediamo come te la cavi. Portati anche dei guanti e dei panni da lavoro“
Nottetempo insonne per Ilaria, che spera forse di avere trovato l’ agognato posto di lavoro; così la mattina dopo, armata di buoni propositi si presenta al negozio. Puntuale come le era stato prescritto dallo scaltro negoziante.
– “Vediamo come te la sbrighi : sposta tutti questi pacchi dal negozio al deposito che si trova nel palazzo qui di fronte. “ Le spiega il padrone.
E così la poverella comincia ad andare su e giù per scale ripide e logore, a infilarsi nel portone dello stabile, e giacere in un angusto ambiente quasi al buio,tra la pioggia di polvere che cade dal soffitto e fra gli armadi corrosi da un popolo di tarli: mobili del secolo passato, irti di chiodi, pronti a infilarsi nelle carni della malcapitata . E così trascorre la giovane ragioniera l’intera mattinata, trasportando scatoloni e pacchi di ogni genere e cercando di venirne fuori senza farsi male.
All’ora di chiusura antimeridiana il venditore , che per tutta la giornata ha bruciato, poltrendo sul sofà, qualche dozzina di sigarette, le raccomanda:
– “Ci vediamo alle quattro e cerca di essere puntuale”
Chiuso mezzo etto di mortadella fra due fettine di pane casareccio, Ilaria azzanna l’ambita colazione e poi tracanna a bocca larga il liquido gasato di una lattina rossa.
All’ora stabilita si presenta al negozio. Altro lavoro manuale: mobili da pulire, oggetti da spolverare , locale da spazzare. Nessun rapporto con i clienti del negozio.
Giunta l’ora di chiusura, Ilaria è allo stremo delle forze. Il padrone, infine, telegrafico sentenzia “per quel posto le farò, poi, sapere”. Passeranno i giorni, poi le settimane, e Ilaria si accorge del raggiro, che ha sgobbato inutilmente una giornata intera,e di essere sopravvissuta in un ambiente di lavoro privo di qualsiasi forma di sicurezza.
Un rituale questo che si ripete molto spesso , far fare le grandi pulizie, o il cambio di stagione e poi nessun posto di occupazione, nessuna retribuzione o compenso per la giornata lavorata.
Ci troviamo di fronte a veri e propri approfittatori, che lucrano sulle necessità altrui; ma c’è anche poca vigilanza da parte delle istituzioni e norme di leggi alquanto sorpassate e lacunose, che vedono questo fenomeno sempre più in espansione; le vittime intanto alzano le spalle, e consci del raggiro si fanno il sangue amaro e non azzardano neanche l’ipotesi di denunciare i fatti.
geppino basciano
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