Monte di Procida. In questi giorni passeggiando sulla banchina di Acquamorta avete avuto modo di vedere centinaia di piccoli animali azzurri ammassati nel porto (vedi la galleria di foto sotto) Si tratta di Velella velella, un animale marino gelatinoso di circa 6 cm appartente al phylum degli Cnidari, come le meduse ed i coralli.
Velella è conosciuta anche come Barchetta di S. Pietro perché galleggia sulla superficie dell’acqua e viene sospinta dal vento, proprio come una piccola barca a vela.
Le velelle presentano un disco di consistenza cartilaginea che galleggia sulla superficie del mare per via della presenza di camere d’aria all’interno del disco.
Sulla faccia superiore del disco c’è una struttura triangolare che emerge dalla superficie del mare e funge da vela, permettendo all’animale di essere spostato dalla forza del vento.
Sotto al disco vi sono numerose strutture simili a tentacoli. In realtà Velella velella non è un singolo organismo ma una colonia composta da tanti individui.
Come possiamo vedere gli individui sono diversi tra loro. Negli cnidari infatti, spesso si osserva il polimorfismo, ossia la presenza di individui diversi specializzati a svolgere funzioni diverse. Velella presenta 3 tipi di individui 1) al centro del disco c’è un unico grande individuo tubolare dotato di bocca e specializzato nell’alimentazione. 2) attorno vi sono numerosi altri individui con funzione difensiva che hanno la forma di un tentacolo e sono privi di bocca. 3) Infine vi sono altri individui che svolgono sia la funzione riproduttiva che quella alimentare.
Le Barchette di S. Pietro hanno un colore blu intenso dovuto alla presenza di particolari pigmenti (astaxantine) che le difendono dalla esposizione solare.
A primavera o in autunno non è raro vedere al largo delle enormi strisce azzurre formate dall’aggregazione di questi animali. Queste comparse improvvise di un numero straordinario di organismi gelatinosi prende il nome di bloom.
Trasportate dal vento e dalle correnti le Barchette di S. Pietro spesso arrivano vicino alla costa e vanno incontro a spiaggiamento. In queste foto osserviamo uno spiaggiamento avvenuto nel 2010 lungo le coste occidentali della Sardegna: migliaia di esemplari sono stati riversati sulla costa dopo una mareggiata.
Le velelle spiaggiate si seccano sotto il sole e perdono il tipico colore azzurro, divenendo prima rosa e poi completamente prive di colore.
Ma da dove vengono tutte queste Barchette di S. Pietro?
Il ciclo vitale di questi organismi non è ancora del tutto conosciuto. Durante i bloom, le Barchette di S. Pietro si nutrono di uova e larve di pesci e di crostacei. Gli individui a funzione riproduttiva della colonia producono numerose minuscole meduse che si staccano e si allontanano. Successivamente le medusine formano due sottili tentacoli.
Probabilmente le meduse di velella si spostano in profondità dove si riproducono per via sessuale, cioè tramite la produzione di uova e spermatozoi. I gameti maschili e femminili si fondono e dall’uovo fecondato nasce una larva. Il primo stadio larvale conosciuto è detto conaria ma potrebbero esserci altri stadi di larvali finora sconosciuti.
La conaria va incontro ad una serie di cambiamenti morfologici e comincia a salire verso la superficie. Già dalle prime fasi di sviluppo è possibile osservare quelle che diverranno le strutture a forma di vela o di disco galleggiante. Le colonie completamente sviluppate quindi appaiono sulla superficie del mare.
Le Barchette di S. Pietro si osservano solo a primavera in autunno. È probabile che parte delle uova fecondate o dei primi stadi larvali, invece di dare subito origine alla colonia galleggiante, sia in grado di formare cisti; una cisti è uno stadio quiescente che può rimanere a lungo sul fondo del mare permettendo all’organismo di superare un periodo avverso, ad esempio quando il cibo scarseggia. Superata la fase sfavorevole, la cisti si apre e libera l’organismo che continua il ciclo vitale dal punto in cui era stato interrotto.
Come le meduse, le velelle posseggono cnidocisti, ossia organelli urticanti, ma il loro potere tossico è blando e non rappresentano un problema per gli esseri umani.

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