Processo “Ultimo Atto-Carosello”, smontato il castello accusatorio a carico dell’imprenditore Lubrano
” I RIFIUTI NELLA POZZOLANA FLEGREA NON ERANO PERICOLOSI”
Bacoli. Clamoroso colpo di scena al processo Ultimo Atto-Carosello, giunto finalmente, alle battute finali dopo oltre sette anni di udienze dibattimentali. Sarebbe un perito agrario e non un chimico (come lui stesso avava dichiarato all’udienza dibattimentale del 25 ottobre 2007), il consulente della procura Alessandro Iacucci, che avrebbe effettuato, per conto del pubblico ministero Maria Cristina Ribera, importanti indagini sui presunti siti inquinati. A svelarlo in aula, nel corso dell’udienza dibattimentale, è stato l’avvocato amministrativista Giovanni Ricciardi, che insieme alla collega Ester Siracusa difende il titolare dell’impresa Pozzolana Flegrea, Vincenzo Lubrano.
Nel corso dell’udienza, conclusasi dopo oltre tre ore di arringa, interamente dedicata alla posizione del Lubrano, l’avvocato Riccardi ha ricostruito l’intera vicenda processuale, riuscendo a dimostrare alla corte che l’intero castello accusatorio è stato sempre privo di ogni fondamento, dando prova che la quasi totalità dei rifiuti trovati all’interno dell’impianto gestito dalla Pozzolana Flegrea non erano pericolosi, cosi’ come era stato dichiarato deallo stesso consulente Iacucci, in virtu’ del quale la Procura partenopea aveva messo sotto processo la società che tral’altro aveva cosi’ come è stato ripetutamente detto in aula dall’avvicato Riccardi.
Tutte le autorizzazioni di legge per detenere all’interno dell’impianto quei rifiuti successivamente rinvenuti.
Insomma un udienza choc, seguita attentamente dalla corte presiedutaa dal presidente Sergio Aliperti, con giudici a latere Serena Corleto e Ornella Baiocco. In pratica, sembra ormai chiaro che il paventato disastro ambientale, ripetutamente enfatizzato dal sostituto procuratore Maria Cristina Ribera, che avrebbe compromesso le matrici ambientali nella zone di Bacoli e Giugliano, poste a ridosso degli impianti della Pozzolana Flegrea, sia sfumato sotto i colpi della difesa, che ha dimostrato in aula, grazie a una serie di analisi fatti dall’università Federico II che i rifiuti trovati (ed alungo tenuti sotto sequestro dalla Procura partenopea), non sarebbero mai stati pericolosi.
Alla luce dei fatti, quasi certamente il rappresentante dell’accusa, nella replica prevista nell’ultima udienzaq utile (ossia quella dell’otto di marzo 2013) proverà a far sentire le proprie ragioni, dimostrando l’esatto contrario di quanto asserito dal difensore dell’imputato Vincenzo Lubrano per il quale, sitornerà a discutere comunque nella prossima udienza pre vista per giovedi’, nel corso della quale parlerà l’avvocato Ester Siracusa, la quale no ha mancato nel corso del dibattimento di fare valere le proprie ragionidel suo assistito.
La sentenza è attesa dopo l’otto marzo e non da escludere che prima possa esserci qualche nuovo colpo di scena, visto che gli ultimi aparlare saranno gli avvocati degli imputati “principali” ovvero dei fratelli Cuono, salvatore Pellini, che oltre ad essere accusati di traffico di rifiuti e disastro ambientale, sono accusati di un vincolo associativo con il clan Belfortr, ovverosia dell’art. 7, un reatro grave, imn vitu’ del quale non varrebbe la prescrizione dei reati, anche se questi sono risalenti al 2002.
tratto dal giornale IL ROMA del 24 febbraio 2013
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