Dopo la denuncia del Corriere e l’interrogazione dell’Idv, il capo del dicastero: «Più controlli e pulizia.anche se il contesto naturalistico li rende difficili»
Il Corriere del Mezzogiorno denuncia il degrado dell’antico faro flegreo di origine romana nel parco archeologico di Cuma, l’onorevole Francesco Barbato (Idv) presenta un’interrogazione parlamentare a risposta scritta e il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Lorenzo Ornaghi risponde. Lo fa attraverso il suo ufficio stampa efa sapere che sarà garantito un maggiore controllo e pulizia del monumentoPULIZIA E CONTROLLO – La nota del Ministero informa: «Allo scopo di creare una maggiore sinergia tra la direzione del parco archeologico di Cuma, la direzione della «foresta regionale area flegrea Monte di Cuma» e questo Ministero, sulla base dei rispettivi programmi ed interventi”, la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei si rivolgerà all’amministrazione regionale della Campania, affinché garantisca un maggiore controllo sulla pulizia del monumento».
AUSILIO DEI VOLONTARI – L’area dove insistono i resti del Faro d’epoca romana, ricade nella “foresta regionale area flegrea Monte di Cuma” dove sono presenti anche i resti del «Tempio di Iside». “Al riguardo – precisa il Ministro – la manutenzione e la periodica sorveglianza dei resti del non lontano Tempio di Iside, ricadente nella stessa foresta, viene attualmente svolta con l’ausilio di volontari appartenenti al gruppo archeologico dei Campi Flegrei onlus (in realtà ora sostituito da Gruppo Archeologico Kyme ndr), che si prevede di autorizzare anche per i vicini resti del cosiddetto Faro di Cuma». Dunque, l’azione del volontariato, lascia intendere il Ministero, è sempre più essenziale e strategica circa la tutela e salvaguardia dei siti archeologici, in particolare quelli Flegrei.
TROPPI BENI DA TUTELARE – «Pur non volendo trascurare l’eccezionale valore storico-archeologico dei resti in questione», sottolinea infine il comunicato del Ministero dei Beni e Attività Culturali, «si rappresenta che, sia per il loro carattere non prioritario rispetto alle esigenze di altri monumenti, sia per la delicata posizione nel contesto naturalistico ambientale di appartenenza, risulta particolarmente difficile il controllo dei luoghi da parte della competente soprintendenza territoriale, anche tenuto conto della vastità del territorio e della scarsità delle risorse umane disponibili».fonte e foto wwww.ilcorrieredelmezzogiorno.corriere.it