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Scosse nei Campi Flegrei, in trappola senza vie di fuga

Sui piani di emergenza siamo all’anno zero. Non esistono previsioni concrete di vie di fuga, né ipotesi di campi per ospitare profughi o di vie precise su cui muoversi in caso di reali pericoli per scosse sismiche legate al bradisismo. Se ne parla ogni volta che si verificano nuove micro scosse, come è avvenuto venerdì scorso. L’attività sismica si è fermata, ma c’è chi ha ricordato come i sindaci dell’area flegrea non possono presentare alcun piano, senza inquadrarlo nello scenario di riferimento scientifico sui rischi sismici reali che sta preparando la commissione nazionale della Protezione civile, istituita due anni fa da Guido Bertolaso.

Ha dichiarato il professore Guido Zuccaro, componente della commissione: «Termineremo presto il nostro lavoro, che dovrà fornire lo scenario base per mettere in sicurezza vie di fuga in tutt’Italia».

Dopo una proroga per i necessari aggiornamenti sui nuovi studi pubblicati in materia, la commissione dovrebbe consegnare le sue conclusioni per la fine di quest’anno. Una scadenza attesa dai sindaci di Pozzuoli, come di Quarto o Bacoli, che dovranno poi a loro volta approvare piani di prevenzione ed evacuazione. Piani che dovranno interessare anche i quartieri napoletani dell’area flegrea, come Bagnoli e Fuorigrotta.

L’unico documento di evacuazione esistente risale al 1984 e fu partorito dopo il bradisismo che innalzò il suolo di 1,8 metri. Un piano superato, per la costruzione nel frattempo di nuovi collegamenti come la variante 7quater, o il tunnel del Campiglione. Ci sono poi lavori in corso, come per i nuovi svincoli della tangenziale di via Campana o nella zona dello Scalandrone.

Da www.il mattino.it
I sindaci brancolano nel buio. Il piano approvato a Quarto qualche anno fa dovrà essere aggiornato dopo la presentazione dello studio della commissione nazionale della Protezione civile. Per ora, non c’è nulla. E anche il piano in sospeso a Pozzuoli dal 2005 dovrà necessariamente attendere le indicazioni nazionali.

In realtà, sul bradisismo, con cui l’area flegrea convive da duemila anni, nel tempo si sono avuti sempre ondeggiamenti e contraddizioni. Nel 1970, il ministero dell’Interno ordinò l’evacuazione forzata del Rione Terra.

Gli abitanti si ribellarono e lasciarono le loro case solo 14 anni dopo, per trasferirsi nel nuovo quartiere di Monteruscello costruito apposta. Il 7 ottobre del 1983, si scatenò il panico per una serie di telefonate con annunci di devastanti terremoti. Nel 2001, la Prefettura elaborò un piano di emergenza che metteva insieme i rischi vulcanici dell’area flegrea e di quella vesuviana.

Prevedeva, tra l’altro, le destinazioni della gente da trasferire: nelle Marche la popolazione di Bacoli, in Abruzzo quelli di Pozzuoli, nel Molise da Monte di Procida. E poi, per i quartieri di Napoli città le regioni di Toscana, Lazio, Emilia e Basilicata. Previsioni sulla carta e superate, anche tenendo conto dei terremoti che, nel frattempo, ci sono stati proprio in Abruzzo, Emilia e Molise. Si va avanti senza informazioni, se non quelle dell’Osservatorio Vesuviano diffuse ogni volta che si registrano micro scosse. In attesa dello studio nazionale, la gente si è abituata anche se c’è chi sollecita maggiori certezze e più notizie.

Da www.il mattino.it di Gigi Di Fiore

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