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Campi Flegrei: rischio vulcanico e risorse geotermiche

Un pubblico di cittadini esperti e partecipativi è accorso alle terme Puteolane, per ascoltare il professor Pino De Natale, dirigente di ricerca INGV dell’Osservatorio Vesuviano e responsabile dell’Unità dinamica dei sistemi vulcanici e geotermia. L’incontro organizzato dal neonato gruppo Città Meridiana, presentato dall’esperto vulcanologo professor Giuseppe Luongo, ha avuto come oggetto l’unicità geologica dei Campi Flegrei e la natura ambivalente del fenomeno del bradisismo. Iaia de Marco presenta il progetto informativo Città Meridiana, gli obiettivi del gruppo da poco costituito: la necessità di una politica partecipata che miri ad un sistema di sviluppo sostenibile, che prenda le distanze dal modello industriale di sfruttamento massiccio delle risorse naturali, ma tenda alla ricerca di un compromesso e di una collaborazione con l’ambiente. Città meridiana condanna il modello di sviluppo che il nord del mondo ha imposto al sud e che mai come in questo momento storico si dimostra fallimentare e dannoso. L’organizzazione si propone di riformare il rapporto con l’amministrazione pubblica, richiamare l’attenzione dei politici sulle reali criticità del territorio e di vigilare affinché gli impegni assunti dalla classe dirigenziale vengano rispettati. Un impegno civico che parte dalla comprensione e valorizzazione delle risorse naturali dei Campi Flegrei, per creare una coscienza comune attenta della cosa pubblica e rispettosa dell’ambiente. Perché un altro modello di sviluppo è possibile.

La posizione strategica e la conformazione geologica di questa terra la rende preziosissima, un potenziale di risorse unico al mondo. Pino de Natale esordisce rivelando: “I Campi Flegrei sono l’area a più alto rischio vulcanico al mondo”. Il ricercatore da inizio alla presentazione La caldera dei Campi Flegrei: rischio vulcanico e risorse geotermiche. La pericolosità del fenomeno vulcanico si calcola moltiplicando la probabilità dell’evento catastrofico per il danno che provocherebbe ed in questa zone in un raggio di10 chilometri dai vulcanici esplosivi abitano tre milioni di persone. Un aria ad altissima urbanizzazione dove potrebbe aprirsi una bocca vulcanica in qualunque punto entro3 chilometri dal centro di Pozzuoli.

La zona è interessata dal singolare fenomeno del bradisismo che determina un costante movimento del sottosuolo, il termine stesso fu coniato per i Campi flegrei: la caldera è stata svuotata del magma dalla eruzioni storiche ed il suolo è collassato. La pressione costante ne determina inoltre il continuo movimento, secondo De Natale ed un nutrito gruppo di esperti all’origine del bradisismo risiede in un procedimento fluidodinamico: l’acqua nel sottosuolo viene riscaldata dai flussi di calore provenienti dalla camera magmatica e di conseguenza si espande spingendo verso la superficie. Ciò è sicuramente un rischio costante per i cittadini flegrei, molti dei presenti hanno subito le crisi dell’83, alcuni anche quella del ’70 ed è vivo in loro il ricordo della terra che trema, il trauma provocato dalle ripetute scosse, nell’83 se ne registrarono fino a 500 al giorno.

E per molti dei presenti il bradisismo non è stato e non è che un fenomeno traumatico, drammatico. Ma il professore De Natale svela l’enorme guadagno che si potrebbe trarre, in termini ambientali ed economici, se si sfruttasse il potenziale geotermico del sottosuolo flegreo per generare energia. L’enorme calore che si trova a pochissimi metri dalla superficie rende i Campi Flegrei un luogo ottimale per la produzione di elettricità sfruttando proprio le alte temperature. Un territorio che gode del potenziale elettrico di sette centrali nucleari, ad Ischia si potrebbe ricavare addirittura il doppio dell’energia. All’inizio degli anni ’70 l’Agip e l’Enel condussero delle ricerche in zone, decidendo poi di investire in altri campi, restano attualmente venti di quei pozzi scavati oltre quarant’anni fa. La tecnologia avanzatissima con la quale si realizzano oggi le centrali rende l’impatto ambientale praticamente uguale a zero, poiché i gas inquinanti che potrebbero essere estratti dal sottosuolo, vi vengono immessi nuovamente, attraverso un sistema a circolo chiuso.

Energia pulita dunque, a costi bassissimi grazie all’inesauribile riserva di calore del sottosuolo, un’energia proprio di questo luogo, energia flegrea. Alcuni dei presenti confessano di utilizzare pozzi privati per il riscaldamento e la produzione di acqua calda delle proprie abitazioni. Energia dunque popolare. Una pioggia di domande travolge il professore De Natale, stupito dall’altissima attenzione per l’argomento dei presenti. I puteolani dimostrano, contrariamente a chi li governa un profondo senso civico ed ecologista, riscoprono la loro terra non solo come imprevedibile e forse inospitale, ma ricca e fertile e di inestimabile valore.

Chiara Lucrezia Marra
font ehttp://luxinfolio.wordpress.com/

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