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L’avvocato Parascandola: Quello nei confronti di Schettino è un massacro ingiustificato

ROMA – «In via teorica è possibile che Schettino torni a fare il comandante». A sostenerlo è uno dei legali del comandante della Concordia, l’avvocato Salvatore Parascandola, ospite di «24 Mattino» su Radio 24.

«Teoricamente può – ha detto il legale – ma praticamente vedremo gli sviluppi della situazione. A me non ha detto che non metterà mai più piede su una nave. L’ho letto sui giornali». Parascandola ha anticipato la linea difensiva in vista del Riesame che il 6 febbraio dovrà decidere sugli arresti domiciliari per Schettino: «Noi diciamo che deve essere liberato. Non sussistono nè pericolo di fuga nè di inquinamento delle prove. La fuga è possibile per tutti gli italiani, ma il comandante ha famiglia, patrimonio qui nel suo paesino e poi ha un onore da difendere e che vuole difendere».

Parascandola ha poi accusato l’opinione pubblica: «Quello nei confronti di Schettino è un massacro ingiustificato, connotato anche da illegittimità visto che lo si ingiuria e lo si denigra al limite del codice penale, ma non querelerà nessuno, abbiamo altri pensieri».

Poi la versione sulla dinamica dell’incidente: «Schettino non è fuggito quella notte – ha detto l’avvocato Parascandola – non ha abbandonato la nave, l’ha lasciata insieme ad altri. Lui stava sulla dritta della nave, il lato che si è inclinato. Ha lasciato la nave che si stava inclinando ed era pericoloso rimanere sia sul ponte, sia sulla lancia. C’erano anche i fumaioli nelle vicinanze ed era possibile uno scoppio. La cosa che più gli fa male umanamente è proprio il capo di indagine circa l’abbandono. Un’accusa infamante, conseguenza di quella brutta telefonata col comandante De Falco. Perchè brutta? Io, comandante, sono sulla lancia per cercare di coordinare i soccorsi e ricevo una telefonata di un comandante dalla Capitaneria che dalla prima parola comincia a urlare. De Falco, dietro alla sua brava scrivania, poteva esser comprensivo della situazione in cui si trovava Schettino».

Il legale poi punta il dito contro l’armatore, la Costa: «Schettino è l’indagato numero uno, ma mi meraviglio che sia il solo indagato. Costa è un grande armatore, ma Schettino è indagato pur essendo un grande capitano. Costa è un grande armatore, potrebbe essere indagato anche l’armatore». Sulla cosiddetta pratica dell’inchino, l’avvocato ha dichiarato: «L’inchino certo l’ha fatto Schettino ma è una pratica diffusa e anche legittima per certi aspetti, non c’è una ordinanza specifica che preveda una distanza minima dalla costa, ci si richiama ai principi generali della sicurezza e accerteremo cosa non ha funzionato in questa pratica diffusa, consentita e sollecitata dall’armatore. Questi ‘inchini’ sono richiesti come momento di pubblicità dell’armatore stesso».
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