Baia Bacoli, Ciro Amoroso ci racconta la storia del Tempio di Venere.
Tempio di Venere
Il monumento prende il nome dai viaggiatori ed eruditi del sette-ottocento, poiché nel ‘500 nell’area venne ritrovata una statua di Venere.
L’edificio isolato nell’area del porto, era in origine una natatio (piscina) che faceva parte del vasto complesso che si estende lungo le pendici della collina.
Attualmente il monumento risulta interrato per circa 3 m a causa del bradisismo. L’interno, a pianta circolare è arricchito da quattro nicchie semicircolari che mediano il passaggio al perimetro esterno poligonale.
Lungo il lato verso il mare è situato l’ingresso principale e su quello opposto un’altra apertura. Due accessi secondari, oggi murati, si trovano tra le absidi che decoravano l’ingresso principale e gli adiacenti nicchioni interni. Le pareti interne, tutte in opera laterizia dovevano essere riccamente decorate e rivestite in lastre di marmo fino all’altezza dei finestroni. L’edificio presentava una copertura ad ombrello, a sedici spicchi, documentabile dai resti in situ.
La superficie esterna è scandito da lesene in opera laterizia che segnano gli angoli dell’ottagono. In ciascun lato di apre una grande finestra ad arco ribassato, munita sul lato esterno di un davanzale di pietra.
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