NAPOLI – Il sospetto è pesantissimo e si racchiude in sole due parole: appalti truccati. L’ombra di una nuova tangentopoli che investe la società che gestisce il traffico ferroviario in Italia scatena un terremoto che si conclude con 16 arresti e 42 iscrizioni nel registro degli indagati.
E non è finita. Perché dal primo atto di questa indagine condotta dalla procura di Firenze spuntano nuovi filoni investigativi che investono anche la Sepsa, l’azienda campana di trasporto pubblico. L’hanno chiamata «Operazione Espresso», l’inchiesta che ora fa tremare le vene ai polsi di molti: già, perché al di là delle persone coinvolte e finite agli arresti, ieri, la sensazione che il caso possa allargarsi a macchia d’olio è nettissima.
Le ordinanze di custodia cautelare riguardano l’imprenditore Cesare Damiano, finito in carcere (ma è destinatario anche di un’ordinanza ai domiciliari, firmata da un diverso gip prima che emergessero elementi che hanno poi determinato l’aggravamento della misura); gli imprenditori Salvatore Avallone, Gennaro Caianiello, Stefano Acciaio e Gelsomina Pagano, oltre ai funzionari o dirigenti della Sepsa Sergio Gallo, Sergio Henke, Luigi Rivieccio e Raffaele Majolo.
Ai domiciliari sono finiti gli imprenditori Guglielmo e Antonio Del Vecchio e Riccardo Poggi, oltre ai funzionari di Trenitalia Tiberio Casali, Marco Mazzanti e Giovanni Mugnai. Per altri nove imprenditori è scattata la misura del «divieto temporaneo di esercitare tutte le attività inerenti uffici direttivi presso persone giuridiche ed imprese».
Perquisizioni e arresti hanno riguardato le province di Napoli, Firenze, Bari, Bologna, Perugia, Salerno, Genova e Caserta. L’inchiesta condotta dalla polizia scaturisce dalla denuncia di un imprenditore (poi indagato perché ritenuto coinvolto nei reati). Ai pm l’imprenditore, annotano gli investigatori, «che lavora da anni come fornitore nel settore ferroviario, riferiva di avere subito pressioni e veri e propri tentativi di concussione da parte del funzionario di Trenitalia commisurabili nella percentuale del 2,5% dell’importo delle gare di appalto».
Somme finalizzate a evitare problemi nel prosieguo della produzione, dopo l’aggiudicazione della gara». «Sono una escort, più mi paghi e più te ne faccio, più mi paghi e, maggiore è la prestazione». È un passaggio delle intercettazioni contenute negli atti dell’inchiesta fiorentina. La conversazione telefonica è fra due tecnici di Trenitalia e, secondo gli investigatori, conferma la corruzione.
E l’interlocutore replica: «No, io faccio una tantum, tu dare denaro e vedere cammello, pagare di più cammello e anche camminare, appena non dare più denaro, cammello smettere di camminare. Poi si ferma e aspetta l’acqua».
fonte NAPOLI – Il sospetto è pesantissimo e si racchiude in sole due parole: appalti truccati. L’ombra di una nuova tangentopoli che investe la società che gestisce il traffico ferroviario in Italia scatena un terremoto che si conclude con 16 arresti e 42 iscrizioni nel registro degli indagati.
E non è finita. Perché dal primo atto di questa indagine condotta dalla procura di Firenze spuntano nuovi filoni investigativi che investono anche la Sepsa, l’azienda campana di trasporto pubblico. L’hanno chiamata «Operazione Espresso», l’inchiesta che ora fa tremare le vene ai polsi di molti: già, perché al di là delle persone coinvolte e finite agli arresti, ieri, la sensazione che il caso possa allargarsi a macchia d’olio è nettissima.
Le ordinanze di custodia cautelare riguardano l’imprenditore Cesare Damiano, finito in carcere (ma è destinatario anche di un’ordinanza ai domiciliari, firmata da un diverso gip prima che emergessero elementi che hanno poi determinato l’aggravamento della misura); gli imprenditori Salvatore Avallone, Gennaro Caianiello, Stefano Acciaio e Gelsomina Pagano, oltre ai funzionari o dirigenti della Sepsa Sergio Gallo, Sergio Henke, Luigi Rivieccio e Raffaele Majolo.
Ai domiciliari sono finiti gli imprenditori Guglielmo e Antonio Del Vecchio e Riccardo Poggi, oltre ai funzionari di Trenitalia Tiberio Casali, Marco Mazzanti e Giovanni Mugnai. Per altri nove imprenditori è scattata la misura del «divieto temporaneo di esercitare tutte le attività inerenti uffici direttivi presso persone giuridiche ed imprese».
Perquisizioni e arresti hanno riguardato le province di Napoli, Firenze, Bari, Bologna, Perugia, Salerno, Genova e Caserta. L’inchiesta condotta dalla polizia scaturisce dalla denuncia di un imprenditore (poi indagato perché ritenuto coinvolto nei reati). Ai pm l’imprenditore, annotano gli investigatori, «che lavora da anni come fornitore nel settore ferroviario, riferiva di avere subito pressioni e veri e propri tentativi di concussione da parte del funzionario di Trenitalia commisurabili nella percentuale del 2,5% dell’importo delle gare di appalto».
Somme finalizzate a evitare problemi nel prosieguo della produzione, dopo l’aggiudicazione della gara». «Sono una escort, più mi paghi e più te ne faccio, più mi paghi e, maggiore è la prestazione». È un passaggio delle intercettazioni contenute negli atti dell’inchiesta fiorentina. La conversazione telefonica è fra due tecnici di Trenitalia e, secondo gli investigatori, conferma la corruzione.
E l’interlocutore replica: «No, io faccio una tantum, tu dare denaro e vedere cammello, pagare di più cammello e anche camminare, appena non dare più denaro, cammello smettere di camminare. Poi si ferma e aspetta l’acqua».
NAPOLI – Il sospetto è pesantissimo e si racchiude in sole due parole: appalti truccati. L’ombra di una nuova tangentopoli che investe la società che gestisce il traffico ferroviario in Italia scatena un terremoto che si conclude con 16 arresti e 42 iscrizioni nel registro degli indagati.
E non è finita. Perché dal primo atto di questa indagine condotta dalla procura di Firenze spuntano nuovi filoni investigativi che investono anche la Sepsa, l’azienda campana di trasporto pubblico. L’hanno chiamata «Operazione Espresso», l’inchiesta che ora fa tremare le vene ai polsi di molti: già, perché al di là delle persone coinvolte e finite agli arresti, ieri, la sensazione che il caso possa allargarsi a macchia d’olio è nettissima.
Le ordinanze di custodia cautelare riguardano l’imprenditore Cesare Damiano, finito in carcere (ma è destinatario anche di un’ordinanza ai domiciliari, firmata da un diverso gip prima che emergessero elementi che hanno poi determinato l’aggravamento della misura); gli imprenditori Salvatore Avallone, Gennaro Caianiello, Stefano Acciaio e Gelsomina Pagano, oltre ai funzionari o dirigenti della Sepsa Sergio Gallo, Sergio Henke, Luigi Rivieccio e Raffaele Majolo.
Ai domiciliari sono finiti gli imprenditori Guglielmo e Antonio Del Vecchio e Riccardo Poggi, oltre ai funzionari di Trenitalia Tiberio Casali, Marco Mazzanti e Giovanni Mugnai. Per altri nove imprenditori è scattata la misura del «divieto temporaneo di esercitare tutte le attività inerenti uffici direttivi presso persone giuridiche ed imprese».
Perquisizioni e arresti hanno riguardato le province di Napoli, Firenze, Bari, Bologna, Perugia, Salerno, Genova e Caserta. L’inchiesta condotta dalla polizia scaturisce dalla denuncia di un imprenditore (poi indagato perché ritenuto coinvolto nei reati). Ai pm l’imprenditore, annotano gli investigatori, «che lavora da anni come fornitore nel settore ferroviario, riferiva di avere subito pressioni e veri e propri tentativi di concussione da parte del funzionario di Trenitalia commisurabili nella percentuale del 2,5% dell’importo delle gare di appalto».
Somme finalizzate a evitare problemi nel prosieguo della produzione, dopo l’aggiudicazione della gara». «Sono una escort, più mi paghi e più te ne faccio, più mi paghi e, maggiore è la prestazione». È un passaggio delle intercettazioni contenute negli atti dell’inchiesta fiorentina. La conversazione telefonica è fra due tecnici di Trenitalia e, secondo gli investigatori, conferma la corruzione.
E l’interlocutore replica: «No, io faccio una tantum, tu dare denaro e vedere cammello, pagare di più cammello e anche camminare, appena non dare più denaro, cammello smettere di camminare. Poi si ferma e aspetta l’acqua».
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