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Medico dell’ospedale di Procida trovato morto in Tunisia

L’ultima volta che i familiari lo hanno sentito a telefono è stato tra giovedì e venerdì scorso, alla vigilia del suo rientro in città per la ripresa del lavoro presso l’unità operativa di terapia del dolore in via Vernieri e al Da Procida. Poi, i cellulari di Rosario Gizzi, cinquantasette anni, sia quello con scheda telefonica italiana che quello con scheda tunisina, non hanno dato più alcuna risposta. Ieri mattina, il cadavere di Rosario Gizzi è stato ritrovato nella sua abitazione di Sousse, in Tunisia, dove da cinque anni amava recarsi per periodi di vacanza e di riposo.

Sono state le incessanti telefonate del fratello, agli organi di polizia tunisine, oltre che alle forze dell’ordine, a consentire di scoprire il corpo senza vita del medico salernitano, particolarmente affermato e stimato nel suo ambiente professionale. Secondo fonti investigative tunisine sono aperte tutte le strade per risalire alle cause della morte: sia quella del decesso per cause naturali che quella, più tragica, di un omicidio.

In queste ore, con i familiari giunti a Sousse, una delle più note località turistiche della Tunisia, gli investigatori stanno vagliando tutte le possibili causali. La prima pista d’indagine è stata quella dell’esame dei contatti telefonici avuti dal medico ritrovato cadavere nella sua abitazione fin dai giorni del suo arrivo in Tunisia, ad agosto scoro. Martedì scorso, dopo aver lanciato l’allarme, i familiari di Rosario Gizzi si sono rivolti alla redazione della popolare trasmissione di Rai Tre, Chi l’ha visto.

Ed attraverso il sito web della trasmissione televisiva sono state diramante anche le caratteristiche fisiche del medico. Tutto vano. Rosario è stato trovato cadavere nella casa di Sousse, due ore di auto da Tunisi. Nel mese di agosto è arrivato nella località tunisina. Il rientro a Salerno e al lavoro era previsto proprio per il sei settembre. Era in possesso di un biglietto aereo della Tunisair con partenza alle 16,35 di domenica 4 settembre da Tunisi per Roma Fiumicino, con arrivo previsto alle 18,50. Nelle indagini vengono anche scandagliate le amicizie tunisine di Rosario Gizzi.

Abitava in città, a Calata San Vito, dove i vicini, ieri pomeriggio, hanno appreso della notizia della tragica scomparsa. «Rosario era una persona straordinaria, direi eccellente e non solo sull’onda emotiva della tragica scomparsa» dice Antonio Caliendo, il medico dirigente dell’unità terapia del dolore ed hospice che funziona presso l’ex ospedale di via Vernieri. Rosario Gizzi operava professionalmente su un versante molto delicato: quello del rapporto quotidiano con ammalati di cancro, spesso in fase terminale.

«Era una persona seria – dice ancora Caliendo – che instaurava sempre, con ogni ammalato, un singolare e speciale rapporto umano prim’ancora che professionale. Era molto legato al destino dei suoi ammalati. Pensate, a loro forniva sempre il numero del telefonino, tant’era il legame stretto che instaurava proprio per alleviare le prevedibili sofferenze». Uomo sensibile , professionista serio e preparato, come viene descritto nel suo ambiente professionale. Lui era il terzo figlio di una coppia di Colliano, paese nativo. Si era trasferito a Salerno, insieme al fratello e ad una sorella, nei mesi successivi il tragico terremoto del 1980.

A Colliano è ancora vivente il papà, un noto artigiano del luogo, capostipite di una famiglia nota per la sua riservatezza. Anche nel centro dell’Alto Sele la notizia ha destato molta commozione. Oggi, dal fronte investigativo tunisino dovrebbero arrivare ulteriori notizie sulla causale della tragica scomparsa

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