Scoperta sensazionale nel mondo dell’archeologia. Alla ricerca hanno contribuito attivamente una ricercatrice di Monte di Procida insieme ad una collega di Bacoli
Il rosso pompeiano era giallo ocra
da La Repubblica del 16 settembre 2011
RISCHIA l’ estinzione anche il rosso pompeiano. Il rosso pompeiano in realtà è un “giallo” ed è tutto da scoprire. Il mito del famoso colore ricorrente nelle domus di Pompei e difficile da definire non cessa di esistere, ma viene ridimensionato a favore di un altro colore meno smodato e forse più adatto all’ arredamento, il giallo.
Una ricerca del fisico Sergio Omarini dell’ Istituto nazionale di ottica del Cnr riscrive la tavolozza dell’ archeologia. E ci ricorda che se vediamo tanto rosso nelle aree archeologiche campaneè perché il “surge”, il vento bollente del Vesuvio, micidiale gas dell’ eruzione del 79, ha creato un fenomeno fisico di trasformazione. E in un bel po’ di casi ha cambiato le pitture murarie a fondo giallo ocra in ocra rossa. Psichedelica per colpa del vulcano. Si aspetta la conferma per Pompei, ma per il momento la ricerca è stata condotta sulle case di Ercolano.
E il risultato è che le pareti rosse originariamente erano in numero inferiore, perché sono state le alte temperature raggiunte nel corso dell’ eruzione a mutare la tinta. Che gli ercolanesi avevano ordinato ocra gialla. «Se facciamo un giro per Ercolano – spiega Sergio Omarini – le pareti che ci appaiono rosse sono 246 e le gialle 57, in netta minoranza. Ma stando ai risultati della nostra ricerca, in origine le rosse erano 165 e le gialle 138. Come si vede il rosso pompeiano c’ era anche allora, ma non prevaleva in maniera tanto schiacciante come credevamo, tanto da rendere quel colore un simbolo».
La ricerca è stata presentata alla VII Conferenza nazionale del colore alla Sapienza di Roma dallo stesso Omarini con Filomena Schiano Lomoriello e Silvana Carannante, che hanno avuto dallo spettrofotocolorimetro che misura colore e fluorescenza X la conferma che sulle pareti oggi rosse sono assenti i pigmenti del minio e del cinabro usati per ottenere quel colore. «Nelle case di Ercolanoè facile verificare visivamente questo fenomeno: intorno a una crepa gialla si vede il rosso del gas fluito attraverso». Il cambiamento dovuto alle alte temperature nonè una scoperta di questi giorni: «Lo scrivevano già Teofrasto, Vitruvio, Plinio – dice il fisico Omarini – che arroventando il bianco di piombo viene prodotto il minio rosso». Commenta l’ ex soprintendente Pier Giovanni Guzzo: «Queste ricerche servono anche a penetrare all’ interno dei luoghi comuni proprio perché anche il lavoro sull’ antichità deve basarsi su argomenti sicuri piuttosto che su sentimenti e prevenzioni».
Si apre dunque una nuova stagione per la scoperta dei colori originali, ma non si svela il giallo del vero rosso pompeiano. Il colore era ottenuto con il cinabro (solfuro di mercurio), ma Daniela Daniele, una ricercatrice italiana dello Staatliche Museum di Berlino, nel 2004 si accorse di una differenza tra la pittura ottenuta dal cinabro e il rosso pompeiano, che aveva una sfumatura “drammatica” ancor oggi non definita dal punto di vista colorimetrico. «Il mistero è in piedi anche per altri colori – spiega Omarini – come il porpora, che nessuno ha mai visto perché la storia non ce ne ha consegnato alcun campione».