PATRIZIA CAPUANO. BACOLI. Cede parte di una cisterna di epoca romana in località punta Pennata nel centro antico della città: si riaccendeno i riflettori sullo stato di conservazione del patrimonio monumentale flegreo. L’elenco dei crolli è lungo, l’ultimo in ordine temporale risale a domenica quando è franato un muro della struttura imperiale – caratterizzata da arcate risalenti al secondo secolo dopo Cristo – situata a pochi passi dall’antico faro in un’area ricca di reperti archeologici. La frana ha interessato una sezione laterale del serbatoio, collegato ad una residenza edificata dagli antichi dove sorge l’isolotto di Pennata. Detriti di opus reticolatum (una tecnica di edilizia romana) sono crollati sul percorso a gradoni di via Cupa, che conduce i bagnanti alla piccola rada ora raggiungibile soltanto via mare. I tecnici del Comune e la polizia municipale hanno infatti chiuso per motivi di sicurezza al transito pedonale il tragitto verso la spiaggetta. Potrebbero essere imminenti ulteriori cedimenti del serbatoio – che rientra in una proprietà privata a seguito di secolari acquisizioni – riconducibile a strutture di approvigionamento idrico connesse alla flotta imperiale di stanza nel lago Miseno. Un sopralluogo della soprintendenza ai Beni archeologici di Napoli e Pompei dovrà verificare la staticità della cisterna, per definire le modalità di un intervento di messa in sicurezza: un’azione a tutela del monumento romano sollecitata dai residenti, anche per poter usufruire di nuovo del tragitto diretto alla darsena. Ai limiti di punta Pennata, che di fatto affaccia sul porto romano, ci sono vestigia costruite dalla nobilitas che scelse la località flegrea per il clima ameno e le benefiche acque termali. E per la sua stategica posizione geografica, Capo Miseno divenne l’approdo di cui molti reperti sono inabissati. Ma altri sono stati restaurati con fondi Por e risultano ben conservati e visitabili: tra questi figurano il sacello degli Augustali, un edificio dedicato al culto imperiale; il teatro romano incastonato nel promontorio; la grotta della Dragonara, una cisterna connessa ad una residenza patrizia. Alcuni invece sono difficilmente accessibili o parzialmente crollati. È il caso della villa di Lucullo – di cui sono franati sulla spiaggia laterizi – e di quella che gli storici hanno attribuito a Claudio sul promontorio di punta Epitaffio, oggetto di un piano di restauro e di messa in sicurezza. Tra quelli difficilmente visitabili compare su tutti l’imponente cisterna imperiale, la Piscina mirabilis, le cui chiavi d’ingresso sono state consegnate da decenni ad una custode secondo una formula da molti considerata discutibile. Situazione ancora più difficile per il complesso di cisterne Centum cellae di età tardo-repubblicana. Ma si profilano nuovi progetti di valorizzazione e di gestione. L’Unione degli Industriali di Napoli ha presentato a riguardo una proposta al Ministero, mentre il Comune ha approvato lo statuto del Consorzio Artemis per promuovere i Beni culturali. Dal consigliere di opposizione, Josi Gerardo Della Ragione, giunge intanto un Sos “al rilancio dei siti archeologici del territorio”. Dal canto suo il sindaco, Ermanno Schiano, assicura “di aver intrapreso un percorso con la soprintendenza per la riqualificazione e la promozione dei beni monumentali anche grazie al costituendo Consorzio Artemis”.
fonte IL MATTINO PATRIZIA CAPUANO.
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