Come nella canzone di Gino Paoli, erano quattro amici al Bar che ebbero l’idea di organizzare un evento che, per originalità e partecipazione, non ha eguali al mondo. Ma è facile avere idee. Difficile è renderle cantierabili. Il poeta Mimmo Grasso, l’ impiegato del collocamento Aldo Colandrea e il consulente legale Vito Cuppone, senza mezzi, rifiutando sponsorizzazioni di peso (negli anni la manifestazione è diventata per dimensioni e quantità di partecipanti molto appetibile) e, quasi a dimostrare una tesi, puntando solo sullo spirito di verità e realtà delle persone ( veri protagonisti dell’evento) sono ormai circa 100 i luoghi del mondo dove alle ore 21 del solstizio d’estate, antico giorno del cambiamento, in migliaia accendono un fuoco rituale e leggono in contemporanea lo stesso testo di poesia, che quest’anno è del poeta della Tanzania Euphrase Kezilahabi, fatto conoscere a Mimmo Grasso da Roberto Gaudioso, giovane studente puteolano trasferitosi a Dar es Salaam.
L’evento di cui stiamo parlando è “Le isole si accendono” perché nessun uomo è un’ isola, come sosteneva John Donne, e perché “l’uomo sviluppa la sua umanità solo mediante gli altri uomini”, come annotò Fichte, e sempreché, aggiungono i nostri amici non ci sia manipolazione.
Ecco allora che nel giorno del solstizio d’estate da otto anni, in silenzio e senza clamori, con l’unico obiettivo di recintarsi dentro la propria coscienza per almeno una sera all’anno, il fuoco della parola si accende un po’ dappertutto, dalla Tanzania a Tel Aviv al Brasile all’Oceania.
In Italia, i luoghi storici e fidelizzati della manifestazione sono Procida (associazione “Vivara”), Selinunte, con un’agguerrita Francesca Lombardo di Rosa, l’ Isola di San Pietro (Sardegna, associazione Botti du Scogghiu, che organizza teatro in piazza di elevato profilo), Bacoli (associazione “Il ditirambo”, anche quest’anno al pontile di Torregaveta), Sabaudia (associazione “La zattera”, Milano (Eugrafia”), Pozzuoli (Cral Rai, Comune di Pozzuoli, Napoletanagas, Algida, Polizia dello Stato). Si può partecipare anche da soli e c’è chi per nulla rinuncerebbe a questo rito: pare che dopo la lettura ci si senta molto meglio, ci si riscopra come persone e si pretenda rispetto.
Cosa fare? Basta accendere alle ore 21 del 21 giugno un piccolo fuoco (vanno bene anche una candela, un cerino) e leggere il testo che si trova sul sito www.leisolesiaccendo.altervista.org o su facebook (“le isole si accendono”). Dove c’è anche una sola persona che partecipa, là gli organizzatori mettono sulla mappa del mondo il simbolo di una candelina. Dove ci sono gruppi spontanei, è sufficiente qualsiasi posto, dall’osteria alla spiaggia alla strada. C’è anche chi si riunisce nel metrò o nell’autobus.
La prima edizione (2004) ebbe come capofila Monte di Procida, all’Isolotto di San Martino. “Le isole” tornano anche quest’anno in questo sito flegreo con un programma molto denso cui partecipano la Pro Loco e le associazioni “ Amici del gozzo” e “Colori Flegrei” . Alle ore 20,30 inizia la performance; alle 20,59 i natanti ormeggiati alle banchine daranno l’avvio all’incontro suonando insieme le sirene. Si chiude con il lancio in mare di una bottiglia con le poesie lette la sera del 21 e i messaggi personali dei presenti. A Napoli l’azione ha luogo alle Terme di Agnano, alla “libreria Treves” (piazza del Plebiscito), alla “Librarteria” (Monteoliveto). L’Istituto Patafisco Partenopeo (si tratta di un movimento culturale che annovera tra i propri operatori Umberto Eco e Dario Fo) si incontra agli ipogei ellenistici del Rione Sanità (inviti a numero chiuso).
Inoltre si coglie l’occasione per anticipare che da Settembre 2011 lo stesso gruppo insieme ad Antonio Sabatano darà luogo ad una serie di eventi nel cuore del Borgo di Cappella, uno dei più antichi di Monte di Procida, un borgo dalle origini contadine come lo si può vedere dalla stessa architettura urbana.
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