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Fusaro.Acqua alta nel Colombario del Fusaro, intervengono i volontari

Patrizia Capuano Bacoli. Acqua alta nel Colombario del Fusaro, intervengono i volontari di Legambiente Campi Flegrei per liberare la struttura inondata dalla pioggia. Il livello dell’acqua nell’ipogeo, a causa della mancanza di una pompa idrovora, in inverno supera i 50 centimetri. E mette a rischio il pregiato pavimento in mosaico con le decorazioni su marmo. Il presidente del circolo locale di Legambiente, Gennaro Illiano, lancia l’allarme. «Le strutture possono essere compromesse – afferma – sarebbe sufficiente l’installazione di un impianto per aspirare l’acqua in eccesso. È una spesa minima che potrebbe fare anche un privato, per mettere definitivamente in sicurezza il sepolcreto dedicato alla nobile famiglia Gens Grania». Nel frattempo si punta a elaborare un progetto di restyling della necropoli per usufruire dei fondi dell’Unione Europea. «Abbiamo affidato l’incarico a una società partenopea per un programma di tutela e salvaguardia del sito, al fine di partecipare a un bando pubblicato di recente – aggiunge il rappresentante di Legambiente, Illiano – Il nostro obiettivo, a questo punto, è l’installazione di un impianto che possa risolvere il problema dell’allagamento». Un’emergenza che si ripete ogni anno tanto da richiedere, quando la quantità di acqua diventa eccessiva, l’ausilio della Protezione civile Falco: i volontari dell’associazione flegrea liberano l’antico locale sotterraneo, ampio circa 50 metri quadrati, con le idrovore. Un intervento necessario che tenta di tutelare l’integrità del sito di epoca imperiale. Posto all’incrocio tra viale Vanvitelli e via Virgilio, il colombario fu scoperto tra il 1840 e l’inizio dell’anno successivo grazie all’architetto regio Carlo Bonucci, che informò il re con una missiva del 16 aprile 1841, avendo intuito l’importanza del ritrovamento. La necropoli, edificata tra il I e il II secolo dopo Cristo, rientrava infatti nel percorso funerario costruito dai romani lungo un asse viario che, da Capo Miseno, si prolungava fino al promontorio di Cuma: lungo questa rete sono stati riportati alla luce negli ultimi decenni molteplici sepolcri. L’esempio più eclatante è la necropoli con i resti dei marinai della flotta imperiale di stanza nel Miseno, ritrovata a Cappella; questa, dopo un lungo restauro, è stata racchiusa in una struttura ad atmosfera controllata. Anche qui si è verificato in passato un grosso allagamento, come accade di consueto per i sepolcri in via Virgilio. Tuttavia il tempo e l’incuria, al Fusaro, predominano fino alla fine della seconda guerra mondiale, quando il colombario viene riscoperto diventando un bene pubblico. «Al sito è stata dedicata anche una tesi di laurea di un giovane archeologo, Gervasio Illiano. E c’è attenzione anche dalla Federico II – conclude il rappresentante del circolo di Legambiente – dal 1986 organizziamo poi campi estivi di volontariato archeologico, che vedono la partecipazione di studenti internazionali per il recupero del sepolcreto». I segni del tempo e dell’incuria sono visibili intanto già dall’esterno: scritte lasciate da writers tempo fa che, nonostante l’intervento degli esperti della soprintendenza, a tratti si intravedono ancora, e il recinto rovinato da un incidente stradale. Ma su tutte prevale l’emergenza allagamenti nell’ipogeo, che interessa anche il Sacello degli Augustali di Miseno, dove la soprintendenza si sta attivando per ripristinare l’impianto idrovoro. Per l’edificio dedicato al culto imperiale, l’sos è stato lanciato dall’associazione Misenum, impegnata nella tutela e nella promozione del patrimonio monumentale flegreo con tour tra storia e mito.

fonte Patrizia Capuano  IL MATTINO

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