BACOLI. Senza casa dal giorno dell’Immacolata e la lunga attesa che potrebbe concludersi tra qualche giorno, quando sulla scorta della relazione da parte dei tecnici si saprà quante e quali famiglie potranno fare ritorno nelle proprie abitazioni. Un’attesa iniziata lo scorso 8 dicembre quando le dieci famiglie che vivono nella zona che sorge al di sopra delle Grotte di Cocceio, a Bacoli, furono evacuate. Tra queste, diversi nuclei familiari rimangono ancora alloggiati negli alberghi di Miseno dove nelle ore successive all’evacuazione furono sistemate a spese del comune di Bacoli. Diversamente, altre famiglie hanno trovato ospitalità presso le abitazioni di parenti e amici, mentre la coppia di americani (gli ultimi a lasciare la propria abitazione) resta alloggiata presso la cittadella americana del Carney Park. Nel frattempo sono proseguiti i sopralluoghi da parte dei funzionari dell’ufficio tecnico del comune di Bacoli, della Soprintendenza e della Procura che il mese scorso dispose gli sgomberi. Ora si attende la relazione tecnica finale, che dovrebbe essere pronta nei prossimi giorni. La sensazione, sulla base di quanto emerso è che non tutte le famiglie potranno fare ritorno nelle proprie abitazioni. Tra queste infatti, quelle maggiormente a rischio per le quali non verrebbe dato il benestare degli esperti sarebbero quelle che sorgono proprio sull’estrema cavità al di sopra della camera di scoppio. L’ordinanza di sgombero delle villette costruite sopra la Grotta di Cocceio risale al 1997, quando ai proprietari degli edifici fu notificato il provvedimento mai divenuto esecutivo. Fino ai primi di dicembre, quando il comune di Bacoli ha ripreso l’ordinanza dopo le disposizioni della Procura della Repubblica. Le costruzioni nella zona sono nate agli anni Ottanta, a ridosso dell’antica galleria lunga circa un chilometro, divenuta off-limits per problemi di carattere statico della struttura. Poi il progetto di restauro della Grotta di Cocceio, nell’ambito del Por Campania 2000-2006, che ha subito una battuta d’arresto dopo l’ennesimo crollo che si è verificato due anni fa, un cedimento che ha bloccato la fruibilità turistica e i piani di recupero. Ma anche il ritrovamento di una colonia di pipistrelli a rischio estinzione da parte degli archeologi ha rallentato le opere, modificate successivamente a tutela della specie nidificante all’interno del cunicolo. Nel frattempo le dieci famiglie sgomberate attendono di poter ritornare nelle proprie case, dopo un Natale vissuto da sfollati. Gennaro Del Giudice
pubblicato sul “Roma” martedì 11 gennaio 2010
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