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Rimosso il relitto della nave sommersa nel porto di BAIA

 Al recupero del relitto abbandonato per decenni nel porto turistico di Baia seguirà una bonifica dei fondali. È già in programma infatti uno screening per stabilire l’intervento da eseguire al fine di rendere fruibile il tratto marino occupato dalla «Maria Teresa Presti Simone», costruita negli anni ’40 a Tirana per un utilizzo bellico. Dopo richieste e anni di attesa la carcassa è stata rimossa grazie a un decreto dirigenziale della Regione Campania, con cui il Demanio marittimo ha dato il via ai lavori con il placet dell’ammiraglio Domenico Picone, comandante della capitaneria di porto di Napoli. L’operazione, affidata alla società Marine Sub, è stata coordinata dal capo del circondario marittimo di Pozzuoli, comandante Caterina Piccirilli, e dal comandante della guardia costiera di Baia, Enrico Alborino. La delicata fase di recupero è stata preceduta da un saggio della Soprintendenza speciale ai Beni archeologici di Napoli e Pompei, intrapreso per escludere la presenza di strutture archeologiche sui fondali. Durante la rimozione, la carcassa – costituita da un motore in ferro e dalla chiglia in legno di 35 metri – è stata suddivisa in tre parti da demolitori subacquei; i residui del relitto depositati temporaneamente in un’area di 180 metri quadri transennata a margine della banchina. Sarà la Prosider Sas a smaltire i rifiuti speciali della nave, diventata in trent’anni un ammasso di ruggine costituendo peraltro un pericolo per la navigazione e un intralcio ai vicini cantieri nautici. L’intervento di recupero è di certo un tassello importante per la bonifica del litorale, iniziata negli anni ’90 con la rimozione delle navi dismesse del cantiere Nettuno sulla spiaggia della Beata Venere e nello specchio acqueo ai limiti del parco sommerso. Alessandro Parisi e Annamaria Varriale del Comitato per la Tutela della Salute Pubblica confermano: «È un segnale positivo per cominciare a lavorare seriamente a salvaguardia e a tutela del territorio». Resta da asportare, per completare il risanamento della linea di costa, la Sassari I ferma dagli anni Settanta nel tratto antistante il Castello aragonese e un relitto nella rada di Capo Miseno, il cui recupero sembrerebbe fermo per un conflitto di competenze. Intanto, ieri nel porto di Baia fermento anche per una periodica esercitazione dei vigili del fuoco e della guardia costiera, che hanno domato un incendio simulato a bordo di una piccola imbarcazione da diporto.

La flotta imperiale romana aveva sede qui. Da qui partirono le navi in aiuto dei pompeiani alle prese con l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.. Un angolo di paradiso anche negli Anni 50, prima che la devastazione edilizia e le speculazioni oscurassero i segni della millenaria nobiltà del luogo. Generazioni di cittadini si sono battuti per risanare la zona, cancellando le tracce del cimitero della navi, finite sui fondali che nascondono tesori ancora tutti da scoprire. Troppo tempo si è perso negli ultinmi venti anni, troppe le occasioni andate a male per potenziare lo sviluppo turistico in un luogo celebrato dagli antichi ma ancora troppo poco frequentato rispetto alle sue potenzialità

dal mattino PATRIZIA CAPUANO

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