Cuma, fondata nell’VIII secolo a.C. da un gruppo di coloni calcidesi, è tra le più antiche aree archeologiche d’Italia. Il luogo, infatti, era stato abitato nell’Età del Ferro e, probabilmente, fin dal periodo del Bronzo finale (XI-X sec. a.C.).
Dell’Acropoli di Cuma restano ancora le mura greche, della fine del V sec. a.C., con rifacimenti successivi in epoca sannitica e sino all’epoca triumvirale romana. All’interno dell’area urbana si trovano i resti del Tempio di Apollo, del Tempio di Giove, la Cripta Romana, i resti di un grandioso edificio termale di età imperiale, dell’Anfiteatro e del Foro, di recente esplorato. Numerosi anche i sepolcri di cittadini Greci e Romani.
Nei pressi si erge l’Arco Felice, a cavallo della via Domitiana che attraversava Cuma e, congiungendosi alla via Appia, metteva in comunicazione Roma con Puteoli (Pozzuoli).
La città, decaduta anche per l’impaludamento del porto, fu rioccupata in età bizantina durante la guerra greco-gotica (VI sec. d.C.) e ancora in epoca longobarda (VII-VIII sec. d.C.), finché non fu distrutta dai Saraceni (IX-X sec. d.C.).
Cuma è famosa per il cosiddetto Antro della Sibilla, ricordato da Virgilio in alcuni versi dell’Eneide, che si leggono scolpiti in una lapide a lato dell’ingresso, in memoria del vaticinio che la Sibilla avrebbe qui formulato a Enea prima che egli scendesse agl’Inferi per incontrare l’ombra del padre Anchise. Questa attribuzione (oggi considerata erronea) è del Maiuri, che scoprì l’antro nel 1932: in realtà è una lunga galleria scavata nella roccia per scopi militari.
Le prime indagini regolari risalgono al 1853-57 e furono eseguiti dal Conte di Siracusa, fratello di Ferdinando II. Dopo l’unità d’Italia gli scavi proseguirono affidati a privati con la concessione all’inglese Emil Stevens, il quale portò alla luce, tra il 1878 ed il 1893, una grande parte delle necropoli, anche se già ampiamente saccheggiate.
L’analisi dell’acropoli fu oggetto di ricerche parziali cominciate ai primi del Novecento, interrotte allo scoppio della I guerra mondiale e poi proseguite, fra le due guerre, da Gabrici, Spinazzola e Maiuri.
Nel secondo dopoguerra gli scavi si sono concentrati nella città bassa, con l’esplorazione di vari edifici del periodo ellenistico e romano, nonché, di recente, dell’area del Foro, delle mura settentrionali con le necropoli adiacenti e della zona costiera nella quale sono stati individuati il porto e un tempio di Iside.