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L'Inter fallisce il pokerissimo,Supercoppa all'Atletico Madrid

MONTECARLO, 27 agosto 2010 – Give me five. Macché: qualche migliaia di interisti resta con una mano alzata, a mezz’asta, aspettando un “cinque” che non arriva. Il filotto nerazzurro si interrompe a Montecarlo, la stagione perfetta resta una prerogativa del Barça di Guardiola. Benitez stecca la “seconda” e la Supercoppa europea va all’Atletico (2-0). Brutta Inter, che sbaglia un rigore quando la frittata era già fatta, e che conosce la sensazione di veder festeggiare gli altri. È già tempo di rimpiangere il mourinhismo? Forse no, la squadra di Benitez si merita le attenuanti generiche (caldo, forma agostana) e gli eroi di Madrid possono permettersi di sbagliare una grossa partita, ogni tanto. Un campanello d’allarme, però, suona. Benitez, ma anche la dirigenza, lo ascoltino e si precipitino a correre ai ripari.

José Antonio Reyes, un passato da promessa superstar (strapagato dall’Arsenal), ritrova la gloria europea al 17’ della ripresa. Un paio di minuti prima era stato Julio Cesar a negargli il gol: il suo tiro a giro dopo aver fatto secco Chivu era destinato all’angolino. Poco dopo vince un rimpallo in area, si sposta sulla sinistra superando Maicon e piazza da distanza ravvicinata un sinistro sul primo palo. Riscatto per un giocatore le cui azioni sono da anni in calo. Stessa china che rischia di prendere il Kun Aguero: ma stasera c’è gloria anche per lui, a 7’ dalla fine: cross basso di Simao, mal contrastato da Lucio e deviazione da due passi per il 2-0. Il sigillo lo mette De Gea, al 90’, parando un rigore a Milito (fallo dubbio su Pandev). Doblete colchonero, due gol e due titoli in una stagione: nel lato oscuro di Madrid, è una cosa storica.

TATTICA DA MOU — Le novità, aveva detto Benitez, arriveranno più tardi: infatti conferma il 4-2-3-1 mourinhano, scegliendo però, nella linea dei tre suggeritori, il centrocampista Stankovic al posto di Pandev. La differenza, continuava, verrà da una difesa più alta e un possesso palla più prolungato. Entrambe le cose restano una chimera per almeno tutto il primo tempo, con la squadra piuttosto schiacciata verso la propria area, come succedeva in passato, ma senza la capacità di allora di ripartire compatta. In fase d’attacco spesso Eto’o e Milito si trovano abbandonati a sé stessi, con Zanetti e Cambiasso lontani 50 metri.

Colpa anche del momento della stagione: Milito, nonostante la prima occasione (tiro deviato al 3’) mostra di essere piuttosto indietro a livello di forma (e il rigore sbagliato non c’entra), Sneijder si assenta dal gioco, come se stesse pensando alle colombe bianche del suo matrimonio, Maicon limita le sortite. Chivu, poi, soffre tantissimo sulla sinistra. Andato sotto l’ex tecnico del Liverpool lancia Pandev (si prende il rigore) e Coutinho (mette in mostra qualche giocata). I più in palla paiono Samuel, che chiude tutto e sfiora anche un gol di testa (29’), ed Eto’o che prova alcune accelerazioni e dribbling sulla sinistra (rasoterra fuori al 32’). La vera novità è la maggiore libertà di impostare data a Lucio: occhio, il brasiliano rischia di abusarne, quando parte palla al piede non si accontenta mai.

MERITA L’ATLETICO — Sommando tutti questi fattori, viene fuori l’Atletico, piazzato con un 4-4-2, in cui non solo Forlan, ma anche Aguero e Reyes sono piuttosto liberi di svariare e arretrare. Il Kun prima reclama un rigore (5’, spinta di Chivu, l’arbitro d’area fa giocare), poi non sfrutta un clamoroso buco difensivo interista e libero dentro l’area manda a lato (33’) ma alla fine si sbloccherà. A centrocampo bene Raul Garcia e Assunçao, puntuali dietro Godin e Perea (gran tackle su Eto’o). Persino l’eterno incompiuto Simao ha una palla buona (42’), ma manda alto. Poi piazzerà il cross del 2-0, quello che chiude definitivamente il filotto nerazzurro, e apre la festa dell’Atletico, con gli spagnoli che urlano “Campeones

fonte www.gazzetta.it

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