L’Arpac, così come avviene in tutte le altre Regioni italiane ad opera delle rispettive Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale, esegue i controlli sulla qualità delle acque di balneazione in ottemperanza a quanto previsto dalla specifica normativa, ovvero il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 116 di recepimento della direttiva 2006/7/CE; in particolare, il decreto interministeriale 30 marzo 2010, attuativo del d.Lgs. 116/08, definisce all’art. 1 i criteri per determinare il divieto di balneazione. Questo sistema di controllo è fondato in prevalenza su parametri microbiologici, considerati indicatori specifici di contaminazione fecale. Il sistema si è dimostrato, negli anni, più volte efficace, permettendo, in presenza di risultati non favorevoli, di individuare anche l’eventuale presenza di scarichi abusivi sconosciuti alle stesse amministrazioni locali. Tutti i dati derivanti da tali controlli, relativi a tutta la costa regionale, sono regolarmente pubblicati, a fine di ogni mese, dopo l’invio al Ministero delle Salute, sul sito istituzionale dell’ARPAC (www.arpacampania.it) nella sezione dedicata denominata “Balneazione”. L’Agenzia lavora su 348 stazioni di prelievo, lungo gli oltre 500 chilometri di litorale regionale, con una flotta di sette battelli e migliaia di determinazioni analitiche svolte ogni anno dai Dipartimenti ARPAC delle province costiere. Numeri che fanno della Campania una delle regioni più controllate in Europa, per la qualità delle acque di balneazione (nella foto in alto, un’operazione di prelievo).
Inoltre, per consentire un’individuazione tempestiva dei rischi per la salute derivanti dalla proliferazione di macroalghe, fitoplancton o fitobentos marino, l’ARPAC, in qualità di capofila, con il coordinamento regionale e in collaborazione con la Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Mezzogiorno Portici, il Dipartimento di Chimica delle Sostanze Naturali dell’Università “Federico II”, svolge monitoraggio specifico, adottando criteri contenuti nelle linee guida del Ministero della Salute su Ostreopsis ovata ed i protocolli operativi realizzati dall?Istituto Superiore e Ricerca Ambientale collaborazione con le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale, attività in cui l’ARPAC ha fornito un contributo fondamentale.
Da una prima analisi dei dati ottenuti, la temperatura del mare, nello strato superficiale fino a circa 5 metri di profondità, risulta aver raggiunto, nel corso dell’attuale stagione balneare, valori eccezionalmente alti già dopo la prima metà di luglio, con massimi fino a 29,5 °C in molti tratti della costa regionale; inoltre, i valori della salinità, a causa della elevata piovosità dello scorso inverno, della primavera e dell’inizio dell’estate, sono più bassi di quelli tipici del periodo stagionale. In queste condizioni lo strato delle acque superficiali meno salate è stato riscaldato dalla elevata radiazione solare, galleggiando sullo strato più profondo e rendendo più difficile il rimescolamento verticale delle acque. Questa situazione è favorita anche dalla scarsa ventilazione, dovuta alla persistenza di un’area anticiclonica che si è instaurata sul Mediterraneo dall’inizio di luglio. Questa ha evitato l’ingresso di perturbazioni atlantiche o di venti da nord, situazioni meteorologiche favorevoli al ricambio delle acque interne al Golfo di Napoli, ma ha spesso richiamato aria calda e afosa dal Nord Africa (la cosiddetta “bolla africana”), che ha affievolito anche la brezza pomeridiana, determinando una delle condizioni più sfavorevoli per il rimescolamento delle acque.
La concomitanza di questi fattori ha determinato una abbondante fioritura microalgale, caratterizzata da quella tipica colorazione verde dell’acqua che in questi giorni è stata osservata durante i controlli in molti tratti costieri. Altri fenomeni evidenti sono la produzione di aggregati mucillaginosi, le schiume bianche superficiali formate dall’agitazione delle acque in seguito al transito di aliscafi o al frangere delle onde, e i muchi di colore bruno che ricoprono le macroalghe bentoniche sulle rocce. Questi fenomeni sono stati osservati in tratti della costa campana caratterizzati da qualità delle acque molto differenti. Infatti, la presenza di fiocchi e filamenti gelatinosi, di schiume superficiali o scarsa trasparenza dovuta alla colorazione verde delle acque, è stata osservata e segnalata indifferentemente in aree costiere interne al Golfo di Napoli, come in aree lontane da fonti di impatto, ad esempio, Capri (Punta Arcera, Punta Carena, Marina Piccola), Baia di Jeranto, Nerano, Punta Germano, Praiano, Acciaroli, Camerota.
Fenomeni analoghi di consistenza ed estensione anche maggiore risultano segnalati da altre ARPA regionali, particolarmente dalla Regione Liguria Come è riportato dal Quaderno dell’ICRAM dal titolo “Le Mucillagini nell’Adriatico e nel Tirreno” (2005): Le sostanze di tipo mucoso, come le mucillagini, sono molto diffuse nell’ambiente marino poiché possono essere secrete da un’ampia varietà di vegetali, di animali e dalla flora microbica (Decho, 1990). Il rilascio di sostanza organica extracellulare da parte del fitoplancton è un processo fisiologico normale, gli escreti polisaccaridici del fitoplancton possono essere rilasciati in seguito ad essudazione, lisi delle cellule, morte programmata, predazione dello zooplancton, ecc.
Dalla prima comparsa del fenomeno, l’ARPAC ha prelevato ed analizzato numerosi campioni di schiuma, di fiocchi e filamenti gelatinosi e non è stata riscontrata la presenza di idrocarburi o tensioattivi che si accompagnano a scarichi urbani, mentre è stata confermata l’origine legata a processi naturali e fisiologici degli organismi marini. La comparsa in mare di schiume, aggregati gelatinosi e acqua con scarsa trasparenza producono diffidenza da parte dei bagnanti, desiderosi di acque limpide e cristalline, e rendono sgradevole la loro permanenza in acqua. La comparsa di questi fenomeni è attribuita dal senso comune all’inquinamento delle acque ed alla presenza di scarichi di origine incerta. Spesso però si dimentica la complessità dei fenomeni biologici, chimici e fisici che avvengono nel complesso ecosistema costituito dall’ambiente marino costiero, particolarmente quando questo ecosistema è sottoposto a una situazione di stress generata dalle elevate temperature registrate in mare negli ultimi giorni e dalla persistenza di calma atmosferica.
I fenomeni riscontrati lungo le coste regionali non rappresentano ad oggi alcun rischio per la salute pubblica, comunque, pur non avendo assunto in alcun caso le dimensioni e la consistenza registrata nel passato in altri mari italiani, sono costantemente monitorati dall’ARPAC con interventi dedicati che vanno oltre i normali controlli previsti per legge. Infine, è da sottolineare che dalle ultime indagini il fenomeno risulta in molte aree della costa regionale in fase regressiva.
(Comunicato stampa Arpac diramato il 23 luglio 2010. Pubblicato sul sito web dell’Agenzia il 24 luglio 2010)
http://www.arpacampania.it/dett_news.asp?id_news=2017