Per anni il suolo di Pianura, che ricade nel Parco Metropolitano delle Colline di Napoli e nel Parco regionale dei Campi Flegrei, è stato avvelenato giorno per giorno dal “percolato” dei rifiuti, che si è infiltrato nei campi, nelle sorgenti d’acqua.
Biogas e percolato in quantità così elevate da poter determinare anche un’esplosione. L’inchiesta avviata dalla Procura di Napoli dopo gli scontri di piazza avvenuti a Pianura è arrivata così ad una prima conclusione: dal 2001 ad oggi, il percolato che avrebbe dovuto essere prelevato dai cinque diversi invasi che compongono la discarica di Contrada dei Pisani, anziché essere smaltito sarebbe stato riversato nella viscere della terra.
E a quei cittadini, associazioni, comitati, che da sempre hanno affermato che c’era un sospetto incremento di tumori e malformazioni negli ultimi vent’anni in questo quartiere della periferia occidentale di Napoli, non resta che un’amara consolazione: sapere che avevano ragione.
La relazione effettuata sui carotaggi, eseguiti dai tecnici del Ministero dell’Ambiente su disposizione della Procura di Napoli, il Pm Stefania Buda, ha portato alla denuncia di cinque persone: avrebbero avuto secondo l’accusa un ruolo determinante nella violazione della normativa sullo smaltimento di rifiuti pericolosi. Nel mirino degli investigatori è finita la “Elettrica”, società a responsabilità limitata che avrebbe dovuto garantire le operazioni di smaltimento di ben 400mila metri cubi di percolato. Ma dalle consulenze emerge che la bonifica non è mai stata fatta.
Una serie di sopralluoghi, oltre all’analisi incrociata dei dati dei documenti acquisiti dai carabinieri presso la Prefettura di Napoli, il Commissariato di Governo e l’Enea (che per due anni ha avuto in gestione la, discarica dei Pisani) hanno portato gli inquirenti a ritenere che nulla sia stato smaltito.
I veleni, così come venivano estratti sarebbero stati riversati da dove venivano. E questo per risparmiare sui costi elevatissimi derivanti da una corretta procedura di smaltimento e perché, reimmettendo nel terreno il percolato sulla massa umida dei rifiuti interrati, si sarebbe incrementata la produzione del biogas, ché viene poi venduto all’Enel perla produzione di energia elettrica.
Insomma, alla fine, ci si è guadagnato un bel po’ di soldi, ai danni dei cittadini, costretti a respirare e ad ingerire veleni.
Una prima mappa dei veleni sversati ha individuato resti di polveri di amianto, rifiuti speciali, residui di vernici e collanti, fusti, resine, stucchi, scorie di alluminio, fanghi di vario tipo, ceneri di centrale elettrica.
Alla Procura di Napoli sono noti anche gli elenchi delle varie aziende che hanno utilizzato illecitamente la discarica. Ora i dati presenti nella relazione dovranno essere messi a confronto con studi sull’incidenza dei tumori in quella zona già acquisiti dagli inquirenti. Il pm Buda ha inviato diversi mesi fa i carabinieri del Nas casa per casa tra i residenti di Pianura, per raccogliere diagnosi, cartelle cliniche ed eventuali denunce.
Ne è risultato un rapporto sconvolgente: sono circa 60 i casi di linfoma di Hodgkin, una gravissima forma tumorale, che secondo i primi dati forniti, potrebbe essere riconducibile alle sostanze tossiche sversate negli anni nella discarica, e diventata la pattumiera d’Italia.
fonte: ecostiera.it