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Depuratori, il Tar blocca il project financing

In materia di depurazione delle acque corriamo il rischio di tornare di nuovo all’anno zero. La notizia è ferale e riguarda i milioni di cittadini che risiedono nell’intero settentrione della regione Campania ma è pessima soprattutto per gli imprenditori che si occupano di turismo.Con la balneazione interdetta su oltre il 50% della costa, ormai da anni, con i fiumi ridotti a fogne puteolenti già dai primi chilometri dopo le sorgenti, si sperava proprio che col project financing messo in campo dal Commissariato di Governo alla tutela delle acque, la situa-zione potesse migliorare velocemente. Dopo rinvii e lunghe attese, in-vece, la complessa operazione tecnico-amministrativa, che doveva ri-sanare l’ambiente marino e quello fluviale dell’area a nord di Napoli e della provincia di Caserta si è bloccata ed ancora nessuno sa esattamente perché.

Con una stringata sentenza (n.22 del 2005), di cui non è ancora nota la motivazione, il Tar Campania qualche giorno fa, dopo una serie di ricorsi (vedere riquadro a lato), ha annullato l’ultima ordinanza con la quale, nel novembre del 2004, il Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, nella qualità di Commissario di Governo per l’emergenza bonifiche e tutela delle acque, aveva confermato all’associazione temporanea costituita tra le imprese Termomeccanica, Coop. Costruttori e Giustino Costruzioni, l’affidamento dei lavori per l’adeguamento e la realizzazione del sistema di collettori del Ps3, vale a dire l’adeguamento degli impianti di depurazione di Acerra, Cuma, Foce Regi Lagni, Marcianise, Napoli Nord, nonché la realizzazione e l’adeguamento degli impianti di trattamento dei fanghi che appestano l’aria in varie zone.La concessione, per risanare il disastrato sistema di depurazione per la cui realizzazione risultano già sperperati negli scorsi anni 3.000 miliardi delle vecchie lire, ingolosisce le imprese che si occupano di ambiente.

Quindici anni di lavoro assicurato per un contratto quantificabile approssimativamente, ma non troppo, in 1.800 miliardi, sempre del vecchio conio, fanno gola a molti ed è più che naturale che giganti come l’Acea, l’Enel Hydro e la spezzina Termomeccanica si accapiglino tra loro per portare a casa l’ambito risultato.

La conseguenza di questo scontro tra titani, per il momento, è che nessuno di loro si è visto aggiudicare il contratto e che i Regi Lagni continueranno ad essere la più grande fogna a cielo aperto d’Europa per chissà quanto ancora e che la foce del depuratore di Cuma continuerà a colorare di un marroncino disgustoso coste incantevoli, per tratti uniche al mondo, con paesaggi mozzafiato quali i costoni di Monte di Procida o la splendida spiaggia romana su cui si affacciano le rovine dell’imperitura Cuma.

Antonio Bassolino non ha fortuna con i problemi dell’ambiente.
Rilevato da Catenaci nel gravoso compito di Commissario per i rifiuti solidi, aveva conservato quello per la tutela delle acque puntando tanto su questo progetto che il Tar Campania ha rimesso in discussione. Ci sono colpe? Non so. Certo, però, sarebbe ora di ripensare seriamente all’insufficienza di un piano strategico così fragile che può essere bloccato chissà per quanto tempo ancora. Il Consiglio di Stato, o nuovamente il Tar Campania, saranno sicuramente destinatari di altri ricorsi. Altre pronunce scandiranno i tempi del disinquinamento che sono già ripetutamente slittati mentre gli operatori turistici e i cittadini soffrono tra miasmi e acque giallognole.Ci vorrebbe un atto di coraggio per ridiscutere il progetto e prendere in esame soluzioni alternative, al fine di accelerare il risanamento costiero, soluzioni come quella delle condotte sottomarine.

Invece, purtroppo, per il solo.studio di fattibilità delle condotte sotto-marine, per il quale occorrono meno di 100.000 euro si stanno perdendo mesi ed anni, tutto tempo prezioso che gioca contro il rilancio dell’economia di una zona degradata sulla quale si stende sempre più minacciosa l’ombra della criminalità. Le motivazioni della sentenza del Tar ci consentiranno di saperequanto gravemente è stata ferita la strategia per il risanamento delle acque. Dopo i rifiuti solidi rischia il fallimento anche il piano per i rifiuti liquidi. Sic stantibus rebus

di Gaetano Montefusco

fonte: http://www.denaro.it

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