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Condono Edilizio bocciato dalla Consulta: è caos

La Corte Costituzionale “boccia” la sanatoria governativa

Stop al condono: ministero nella bufera

Più potere alle regioni: questa la tesi della Consulta
Stop al condono edilizio, almeno per ora. A deciderlo la Corte Costituzionale, che ha bocciato la sanatoria sulle case stabilita dal governo. In pratica, la legge va riscritta, a questo punto se converrà farlo, ma dando più poteri alle Regioni. Sono fatte salve solo le richieste presentate finora, per evitare situazioni di ulteriore incertezza, ma la scadenza del 31 luglio slitta ed ora bisognerà attendere la decisione del Consiglio dei Ministri se riterrà opportuno modificare il decreto e in che misura, oltre che la modifica delle regole da parte delle Regioni, cui la Corte Costituzionale ha riconosciuto più ampi poteri in merito.

Insomma, lo strumento legislativo sul quale facevano conto in molti sembra, almeno per il momento, accantonato. Non ci sarà condono se non per i proprietari che avevano già presentato la domanda e, gli altri, dovranno invece aspettare le decisioni del Governo e degli Enti Territoriali.
Ma è ipotesi probabile, che la legge sanatoria possa anche non essere più ripresentata.

In pratica, la battaglia legale si è svolta principalmente sul ruolo che avrebbero dovuto avere gli enti regionali: a intentare il ricorso, sono state otto regioni, Campania, Lazio, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, ed Emilia Romagna. Respinta una parte dei ricorsi, quelli presentati da comuni e associazioni ambientaliste e di consumatori, con la motivazione che soltanto gli enti con potere legislativo possono opporsi alla legislazione statale, nel caso si delinei un’ingerenza nel proprio ambito di competenza. Ed è sostanzialmente quanto stabilito dalla Consulta, che rigetta solo una parte della tesi delle Regioni, quella che afferma che lo stato non può intervenire in alcun modo in materia edilizia, in condizioni di urgenza (secondo la tesi delle Regioni lo stato non può legiferare in materia edilizia stante il nuovo articolo 117 della costituzione). Quello che la Corte Costituzionale ha rilevato è che spetta all’ente territoriale decidere il volume condonabile e le zone del territorio a cui non può essere estesa la sanatoria.

Il nodo era quello di stabilire se, come sostenevano le Regioni, lo stato non può legiferare in materia edilizia o se, come affermato dall’Avvocatura dello Stato, “la pluralità di materie congiuntamente coinvolte impedisce di assegnare integralmente la competenza” all’ente regionale. La Consulta si è espressa trovando una via di mezzo tra le opposte tesi: se è vero, ha sostenuto la Corte Costituzionale, che la competenza in materia non è solo delle Regioni, è, però, anche delle Regioni, e quindi è illegittima una legge dello stato che non preveda che la regione abbia la competenza a stabilire “limiti volumetrici inferiori a quelli indicati” nella legge sanatoria (limite che in essa è fissato a 750 metri cubi per domanda).

E adesso? Adesso, in pratica, tutte le speranze di coloro che avevano costruito confidando di poter sanare lo stabile abusivo vanno in fumo o, per lo meno, vanno in “stand by” a tempo inderterminato. Bisognerà vedere, infatti, se il Governo riscriverà la legge come prescritto; poi la palla passerà alle Regioni che dovranno regolamentare le volumetrie che è possibile condonare e le zone in cui la sanatoria non vigerà, come magari le aree gravate da vincoli paesaggistici, archeologici e via dicendo. Solo alla fine di questo processo, e sempre che la legge sia modificata e riproposta, si potrà riprendere a sperare in una sanatoria degli stabili senza licenza, ma ci vorranno mesi. Per ora, invece, si ferma tutto, tranne gli iter burocratici già avviati per gli abbattimenti mentre, chi non ha presentato la domanda, rimane “tra color che son sospesi”. Le ruspe, quindi, potrebbero tornare a fare molte vittime, specialmente nei Campi Flegrei dove l’abusivismo edilizio è di casa anche se, va detto, la situazione è molto fluida, visto che, in sede di modifica i canoni, anche quelli riguardanti la scadenza dei termini, potrebbero essere variati. Si attendono ora le risposte ufficiali in un clima di incertezza e caos.

Fabiana Scotto di Perta

Da “Il Notiziario Flegreo”

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