Al Consiglio Comunale di Monte di Procida
Al Sindaco dottor Giuseppe Nicola Coppola
Al Signor Consigliere dottor Leonardo Coppola
p.c. al Segretario Generale dottor Lorenzo capuano
In riferimento a quanto emerso dal dibattito e deliberato nel corso dell’ultima seduta di Consiglio Comunale (14 aprile scorso), desidero con la presente comunicare la mia irrevocabile volontà di rassegnare le dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio Comunale di Monte di Procida.
La gravità della situazione evidenziatasi, sapientemente illustrata e stigmatizzata dagli interventi del Sindaco, impone a ciascuno di noi la scelta di privilegiare i doveri più essenziali, anche rinunciando, ove necessario, a più prestigiosi e pure importantissimi compiti nella vita civile della nostra Comunità.
Ritengo che ci troviamo di fronte ad una situazione che evidenzia e letteralmente scolpisce un’immagine affatto positiva di Monte di Procida e generalizza impietosamente su tutti i “Montesi” una caratteristica che non onora la storia della nostra civiltà e del lavoro montese.
Una serie di concomitanti condizioni hanno, nel tempo, determinato uno stato di vera e propria illegalità urbanistica nel nostro territorio: la struttura sociale del nostro piccolo centro; i forti e pur positivi legami familiari, che rendono solidarmente vincolati tutti i cittadini nella soluzione dei bisogni di ciascuno, ma (purtroppo) anche in forme autonome e “non assoggettabili” a normativa di alcun genere; la “pseudo-benevolenza” e gli atteggiamenti tolleranti (spesso paternalistici) di Amministrazioni ed Amministratori succedutisi dagli ultimi trenta anni fino alla primavera 2001; la radicata convinzione che tutto sia consentito “per bisogno”, convincimento fatto maturare e fortemente radicare nella Città da una classe politica disponibile ad una forma di “comprensione”, che si è trasformata in “doverosa” omertà, inevitabilmente frammista a collusione e talvolta sconfinata in vera e propria corruzione (almeno a fini elettoralistici).
Prego tutti di credere come io non abbia in animo di rivolgere alcuna accusa ad alcuno in particolare. Credo, piuttosto, che nel momento in cui rassegno le mie dimissioni da Presidente del Consiglio Comunale, sia doveroso da parte mia rappresentare la gravità della situazione e la non facile riparabilità dei danni e del malessere ormai provocato da un vero e proprio degrado socio-politico determinato soprattutto per volontà delle classi dirigenti che si sono succedute fino al 2001.
E’ purtuttavia necessario, per onestà intellettuale e per amore della verità, evidenziare come tra le classi politiche succedutesi negli ultimi trenta anni si siano comunque riscontrate talune eccezioni, che per la rarità delle stesse o per il loro peso specifico, non sono riuscite ad esprimere un vero e proprio valore diversificato nel contesto degli atteggiamenti prevalenti.
A riprova di quanto mi permetto di affermare con questa mi a lettera, nel corso della citata ultima seduta di Consiglio Comunale, ho visto correre in mio soccorso la quasi totalità dei Consiglieri di opposizione. Ciascuno in modo diverso, congiuntamente, chiaramente ed inequivocabilmente, infatti, hanno tutti continuato a diffondere messaggi di tolleranza e di “benevola” comprensione, non tanto e non solo al cosiddetto “bisogno” (causa unica della drammatica situazione da cui era nata la stessa seduta), ma addirittura alla teorizzazione che (dopo tanti amministratori) anche l’attuale Consiglio dovesse esprimere una volontà politica palesemente contraddittoria ed in contrasto con le norme amministrative e con le leggi civili e panali.
Il solo dottor Vincenzo scotto di cesare, tra di essi, ha nettamente distinto la sua posizione, ribadendo con chiarezza e fuori di ogni equivoco la sua estraneità alla crociata demagogica di quanti da tempo cavalcano una tigre che è diventata di giorno in giorno sempre più indomabile ed incontrollabile.
Rinnovando al Consiglio Comunale il dovuto riconoscimento per l’alto onore accordatomi al momento della mia nomina a Presidente di questa massima assise cittadina, desidero altresì ringraziare tutti per la collaborazione e l’impegno che hanno voluto e potuto dedicare agli innumerevoli importantissimi e prestigiosi atti che insieme siamo stati capaci di produrre.
Nel porgere, infine, il mio saluto, prego il Consiglio (e, singolarmente, ciascuno dei signori Consiglieri) di volermi benevolmente “condonare” gli immancabili momenti di rigidità o anche di asprezza che, talvolta, hanno potuto caratterizzare il gravoso lavoro.
Cordialmente.
Antonino Gnolfo