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Camminando tra le macerie

Cari amici che non conosco… Strano modo di esordire! E’ la sensazione che provano un pò tutti dopo la tragedia Americana, sembra che tutti siano amici, tutti toccati in qualche modo, come se l’attacco alle torri fosse stato un affronto personale a ogni singolo individuo.

Ma siamo davvero tutti amici?

E perchè… l’invisibile filo della civiltà viene fuori solo quando è forte il coinvolgimento individuale e collettivo?

Ci siamo trovati tutti lì a guardare immagini immaginabili, a piangere morti che non conosciamo, a soffrire per famiglie di cui non sappiamo nulla, ma c’eravamo veramente tutti?

E quelli che c’erano come si sentivano? Io personalmente mi sentivo in colpa, e voi?

E Bush si sente in colpa?

Io credo di si!

Credo che quando accade qualcosa di drammatico, che si sia madre o padre o figlio o presidente degli stati uniti, inevitabilmente ci si chiede: ho fatto davvero tutto il possibile perchè ciò non accadesse?

La mia coscienza mi rende davvero libero di camminare fra le macerie di questa vita a testa alta?

Probabilmente no.

Quello che è triste in questo mio parlare è che potrei spendere milioni di parole, insieme a milioni di persone senza mai riuscire a dire esattamente quello che sento.

Credo che nella vita ognuno debba fare la sua parte, al di là degli interessi personali, credo che ogni giorno si debba fare almeno una cosa buona, credo… credo…E voi?

Che cosa credete voi? Credete che le bombe bastino a far morire il male? Credete che si possa risolvere tutto con la guerra? Di quanti Bin Laden è fatto il mondo, quanti ne conosciamo noi? E come fare a riconoscerli? Dove inizia la “coscienza sociale”? Inizia alle Twin Towers, o sull’aereo dirottato? O alle scuole di volo? O nelle case dei kamikaze? E che “coscienza sociale” ha quello che uccide tanta gente con un aereo? O quello che vende armi al medio oriente? O la “coscienza sociale” inizia nella nostra stessa casa?

Mi sembra che le domande siano troppe! Eppure ne ho ancora! E ognuna di quelle che ho qui scritte ne contiene ancora, e ognuna di queste ha risvolti diversi e spunti di riflessioni infiniti.

In realtà ho scritto questa lettera perchè ho paura! E sono triste! E penso che chiunque abbia paura ed è triste dovrebbe prendere una penna o un computer e scrivere quello che pensa, e comunicarlo agli altri, in qualsiasi modo.

Perche solo comunicando i nostri pensieri possiamo renderci conto che non siamo soli, e sentirci più forti.

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